2294 Intervista a Emanuele Crialese del Corriere d’Italia di Francoforte

20061016 10:44:00 webmaster

E’ il vincitore con “Nuovomondo” del Leone D’Argento-Rivelazione alla Mostra di Venezia

FRANCOFORTE – Premiato alla recente Mostra del cinema di Venezia con un “Leone d’argento rivelazione”, appositamente istituito dalla giuria, il regista Emanuele Crialese racconta nel film Nuovomondo una storia classica di emigrazione.
All’inizio del Novecento i Mancuso, una famiglia siciliana guidata da Salvatore con al seguito l’anziana madre e tre figli, si imbarca verso l’America, paese di sogno, per sfuggire alla miseria della terra natia.

Al termine del loro faticoso viaggio i poveri contadini di Nuovomondo sbarcano a Ellis Island, l’isoletta di fronte a New York, una sorta di dogana-lager dove sono tenuti in quarantena e sottoposti ad umilianti test per conquistarsi il diritto di entrare finalmente nella tanto sognata America.
Col film precedente, intitolato Respiro e distribuito anche in Germania (col titolo Lampedusa), Crialese si è fatto conoscere e apprezzare dal pubblico, oltre che dai critici, rivelandosi una delle migliori promesse della cinematografia italiana. Ora con Nuovomondo si è confermato una realtà di notevole spessore. Al regista abbiamo rivolto alcune domande sul film premiato a Venezia.

Crialese, quando è nata l’idea di un film sull’emigrazione italiana verso l’America?

L’idea era nata parecchi anni fa quando ancora risiedevo a New York. Avevo trovato un finanziamento e girato del materiale per un documentario, ma poi quel progetto è rimasto fermo alcuni anni. Adesso l’ho ripreso e concluso.
Dove avete girato le riprese?
Le scene iniziali, quelle prima della partenza, in Sicilia. Le scene relative al viaggio e all’arrivo le ho girate in Argentina ricreando Ellis Island nell’Hotel degli Immigrati nel porto di Buenos Aires.
Un aspetto che colpisce del film è la visione poco realistica e molto onirica, direi metaforica. L’America viene evocata dai protagonisti come un paradiso di benessere in cui tutto è grandioso e meraviglioso (ortaggi enormi, piante su cui crescono monete, fiumi di latte).

Come mai?

Al realismo preferisco il mito, che lascia più spazio all’immaginazione. Dietro il viaggio di Salvatore Mancuso e della sua famiglia io vedo il passaggio epocale dall’uomo antico a quello moderno. È questo che in questo film ho voluto raccontare.

Ma ci sono elementi di realtà storica?

Certamente. Sono assolutamente veri e documentati i test di intelligenza e attitudinali cui venivano sottoposti gli immigrati per poter ottenere il visto. Di fatto gli immigrati erano utilizzati come cavie per studi di eugenetica. Venivano catalogati in base all’intelligenza e alla percentuale di “negritudine”: chi ne aveva di più era considerato più adatto per i lavori di fatica.

E chi aveva qualche handicap o malattia, come uno dei figli di Salvatore Mancuso, il protagonista della storia raccontata?

Veniva rimpatriato all’istante, come accade appunto al figlio sordomuto. Solamente coloro che erano ritenuti perfettamente sani potevano varcare le porte del “nuovo mondo”. Migliaia di persone furono sterilizzate per evitare che si riproducessero.

Ma questa selezione così feroce riguardava tutti o c’erano distinzioni?

Non riguardava i ricchi. Per i passeggeri della prima classe l’ingresso era libero e senza problemi. Le donne, come si vede bene nel mio film, potevano entrare solo se erano sposate o accompagnate da un uomo della famiglia. Ellis Island era piena di chiese proprio per celebrare matrimoni improvvisati. Si temeva che le donne sole si sarebbero poi date alla prostituzione.

C’è un insegnamento che possiamo desumere da Nuovomondo valido per l’immigrazione nell’Italia di oggi?

Il mio non è un film politico o sociale. Ma credo sia utile riflettere su come furono trattati i nostri antenati cent’anni fa da chi si riteneva detentore della civiltà. Come è noto, noi italiani abbiamo un record in quanto a emigrazione. In venti milioni abbiamo lasciato il nostro paese per andare all’estero mescolandoci con altre popolazioni. Bisogna riflettere di più su quello che ciò ha significato per noi e bisogna accogliere oggi gli immigrati nel nostro Paese: non sono criminali, ma solo gente che vuole lavorare.

Lei stesso è espatriato per andare a vivere a New York. Qual è il Suo rapporto con l’Italia?

Ma è proprio all’estero che è nata l’identità degli italiani. Io non ho vissuto esperienze drammatiche come i protagonisti del film, ma stando fuori ho cominciato a pensare al mio paese e ho scoperto la mia identità di italiano. (Gherardo Ugolini-Corriere d’Italia/Eminotizie)

 

 

2294-intervista-a-emanuele-crialese-del-corriere-ditalia-di-francoforte

3074

2006-1

Views: 3

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.