2288 Pezzana: ''I veri poveri restano ancora fuori dalle statistiche''

20061012 00:31:00 webmaster

”Sono dati senza volti”, dice il presidente della Fiopsd. ”L’Istat continua a escludere i più poveri, i senza dimora, ecc…. Eppure nel rapporto si parla di progressivo scivolamento verso il basso di chi sta peggio…”

ROMA – Ci sono poveri e poveri. L’Istat registra infatti la povertà relativa secondo parametri statistici e utilizzando campioni come si usa fare normalmente nelle rilevazioni scientifiche. Ma di questi campioni fanno parte individui “visibili”, ovvero con un reddito leggibile, un’abitazione individuabile e con livelli di consumo misurabili. Escono invece da queste rilevazioni tutte quelle persone che non hanno un’abitazione fissa, non hanno un reddito accertabile. Fuori dalle statistiche dell’Istat, insomma ci sono centinaia di persone che sono catalogabili come senza fissa dimora, o immigrati irregolari o barboni.

Per questo sarebbe necessario rendere più sofisticati i sistemi di rilevazione statistica. Ci vorrebbe dunque un altro sistema per studiare la povertà e quindi decidere le relative politiche sociali di contrasto. Ne sono coscienti gli stessi ricercatori dell’Istat che hanno già avviato confronti informali con gli enti locali e le associazioni che si occupano più direttamente del disagio sociale. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo raccolto l’opinione in merito di Paolo Pezzana, presidente del Fio.psd, l’organizzazione che si occupa delle persone senza fissa dimora. Ma sarebbe anche interessante sentire poi il parere degli altri operatori e di tutti coloro che sono impegnati direttamente nella lotta contro la povertà.

Allora Pezzana, non sono completi, secondo voi, i dati diffusi dall’Istat?

Io voglio premettere una cosa. Credo che i ricercatori dell’Istat esprimano un altissimo livello di professionalità. Differentemente da tanti altri, io credo che l’Istat lavori molto bene. Il problema non è quello di criticare le insufficienze dell’Istat. Si tratta piuttosto di capire quali sono i meccanismi che vengono normalmente utilizzati per arrivare alle percentuali che descrivono i fenomemi sociale e capire che tipo di rilevazioni e di studi alternativi si possano mettere in atto. Le indagini sulla povertà non tengono per esempio conto della povertà grave. Si prende a riferimento la soglia di povertà, ovvero la soglia di accesso ai consumi che sta nella media. Ma tutto il resto della popolazione povera è fuori. I senza fissa dimora non sono neppure considerati, proprio perché non hanno una casa e non hanno un livello di consumi misurabile. Nel 2000 erano state stimate circa 20 mila persone in questo stato. E si è calcolato che solo a Roma ci sono almeno 6000 persone senza fissa dimora. Allora il discorso che noi facciamo riguarda proprio l’attendibilità delle statistiche. Se queste persone fossero davvero poche, allora l’incidenza statistica sarebbe irrilevante. Ma se invece queste persone sono numerose o cominciano ad essere più numerose di qualche anno fa, allora ci si deve porre il problema generale dell’attendibilità delle rilevazioni statistiche realizzate con il metodo tradizionale.

Questo vuol dire che si tratterebbe di rendere più efficace la rilevazione statistica della povertà anche perché i “buchi” attuali rischiano di falsare i risultati?

Si tratta di allargare il punto di vista e di rendere più articolate e quindi scientificamente più attendibili le rilevazioni. Ripeto: io non sto facendo una critica all’Istat e ai suoi ricercatori. Anzi la mia è una proposta di ulteriore ricerca e collaborazione. Abbiamo già avuto contatti con alcuni ricercatori che si occupano di questi fenomemi. E abbiamo riscontrato una grande capacità di ascolto e una volontà di approfondire il problema. Si tratta infatti di sapere quante sono le persone povere che attualmente sfuggono ai censimenti e alle rilevazioni e di sapere soprattutto quali sono i loro profili. E’ ovvio che queste informazioni sono determinanti nella fase di impostazione delle politiche contro la povertà. (pa)

 

 

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