2308 COSA ACCADE IN BOLIVIA ?

20061016 12:01:00 webmaster

di César Brie

Nel 1985, una famigerata legge, la cosiddetta 21060, segnò l’inizio dell’applicazione del modello neoliberale in Bolivia. Quel decreto lasció dalla sera al mattino 20.000 minatori senza lavoro, 20.000 famiglie sul lastrico. Furono chiuse molte miniere e cittadine minerarie come Huanuni, nella provincia di Oruro, si trasformarono in poco più che paesi fantasmi.
Che ne è stato di quelle persone licenziate in tronco con famiglie a carico?
Sono diventati "i rilocalizzati".

Alcuni, con i pochi soldi dell’indennizzo, si sono trasformati in tassisti.
Altri sono andati a coltivare la coca nel Chapare (la giungla boliviana), entrando in un altro circuito di repressione e dolore. Altri ancora sono diventati minatori cooperativistas.

Cosa sono? Sono gruppi di persone che esplorano e cercano i minerali per conto proprio, in condizioni disumane.
Se capita loro di trovare vene di valore possono vendere il minerale e diventare benestanti. Ma il più delle volte lavorano soltanto per riuscire a sfamarsi. I più fortunati sono diventati padroni dei loro compagni sfortunati, per cui si è creata, sotto la facciata del cooperativismo dei minatori, una nuova impresa privata. Si calcolano in 60.000 i cooperativistas nel paese. Di questi, al massimo 6.000 sono proprietari, il resto sono dipendenti. Si tratta di piccole imprese. I diritti del lavoro sono spariti e le condizioni di sfruttamento di questi nuovi salariati sono atroci.

La federazione che riunisce le cooperative minerarie, la Fencomin -(Federazione nazionale cooperative minerarie) ha appoggiato la candidatura di Evo Morales ed è stata ripagata con il dicastero delle miniere, assegnato a Walter Villaroelk, dirigente della Fencomin. Questo è stato l’errore più grande di Evo Morales: nominare una delle parti in conflitto alla testa del ministero che dovrebbe dirimere il conflitto stesso.

Qual è questo conflitto? Da un lato ci sono i cooperativistas, dall’altro quello che resta della COMIBOL, Confederazione dei minatori della Bolivia, una delle imprese statali che gestivano le miniere che non hanno chiuso i battenti, i superstiti, diciamo, di quella gigantesca cacciata di mano d’opera realizzata per decreto 20 anni fa.
Qual è l’ oggetto del conflitto?
Si contendono gli spazi di sfruttamento e di esplorazione. Cioè montagne e miniere da sfruttare. Molti di questi minatori sono dipendenti di imprese straniere, di multinazionali che sfruttano le risorse minerarie boliviane.
I cooperativistas hanno le peggiori concessioni, perché le altre erano state già prese. E così risolvono il problema entrando nelle miniere, cacciando gli altri minatori e trattando a quel punto da una posizione di forza.

Hanno cercato di prendere la miniera principale di Huanuni e si sono scontrati con candelotti di dinamite, a mani nude e con delle armi da fuoco con i minatori che già lavoravano in quella miniera.

Il governo aveva commesso l’imprudenza di ritirare le truppe due giorni prima. E questo è stato il secondo errore di questo governo. Di fronte a conflitti di questa natura, l’unica possibilità per un governo popolare è di avere il coraggio di farsi stato e dividere le parti in lotta (che lo -avevano votato ambedue).
Sono uno che appoggia questo governo e lotta e lavora perché le speranze popolari non vengano ancora una volta deluse. Mi sembra che la soluzione sia quella di prima separare le parti, e poi legiferare in modo da distruggere il potere padronale dei cooperativisti e nazionalizzare le miniere boliviane. La scintilla di tutto questo è stata economica: il prezzo dello stagno è raddoppiato nell’ultimo anno.
Questi fatti accadono in un momento in cui le minoranze oligarchiche cercano con tutti i mezzi di delegittimare i cambiamenti. Questo però non deve metterci una benda sugli occhi. Il governo di Evo Morales non ha saputo gestire la crisi e adesso si è fatta una tregua (come nell’Iliade, dio santo) per seppellire ognuno i propri morti.

César Brie
Teatro de Los Andes

 

 

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