2329 BRASILE: 55 anni di attesa … per il riconoscimento della cittadinanza

20061019 13:23:00 webmaster

SAN PAOLO – La rivista ORIUNDI, di San Paolo del Brasile, nel n. 74, di ottobre, fa i conti con i numeri forniti dai propri Consolati Generali . Si arriva, si evince dall’articolo del direttore Vezio Nardini a 55 anni di attesa per ottenere il riconoscimento della cittadinanza a San Paolo, dove circa 150 mila persone la attendono. Per Belo Horizonte, ci vogliono anche 57 anni; circa 48 mila le persone in attesa. La situazione “migliore” a Rio e a Recife, con 19 e 18 anni di attesa, rispettivamente
Pubblichiamo di seguito l’articolo, corredato da una tabella.

Ci sono persone che si spaventano quando vengono a sapere che il tempo di attesa per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana è, in alcuni consolati, di 5 anni. Magari ciò fosse vero!

A questo proposito, ora abbiamo dati ufficiali. Su richiesta dei Consiglieri del CGIE, all’inizio di settembre tutti i consolati li hanno presentati, a Brasilia, all’Ambasciatore Michele Valsenise, ai rappresentanti del CGIE e dei Comites, ai deputati Mariza Bafile e Giuseppe Angeli e al senatore Edoardo Pollastri, questi ultimi recentemente eletti all’estero.

La durata dell’attesa dichiarata va da un minimo di 2 anni a Brasilia 2 anni fino ad un massimo di 20 anni a Curitiba. Però San Paolo… non ha osato fare una previsione del ritardo.

Cercheremo, allora, di fare noi stessi una stima del tempo di attesa a San Paolo, usando i dati forniti, malgrado il risultato sia già nel titolo. Il consolato di San Paolo dichiara che in agosto 2006 aveva 46.700 fascicoli da esaminare, dei quali 26711 già catalogati e circa 20.000 ancora da catalogare. Con una media di 4 cittadinanze per fascicolo, ciò totalizza 186.800 pratiche per la cittadinanza da condurre a termine.

Nel 2006, fino ad agosto, sono state esaurite 2.250 richieste di cittadinanza, una media di 281 mensili, il che determina un tempo di attesa di 55 anni e 5 mesi per ricevere e processare le richieste di chi è entrato in fila in agosto.

Questo è il numero-mostro che i nostri rappresentanti devono portare a Roma.

I tempi di attesa dichiarati dagli altri consolati ci sembrano troppo rosei. Forse qualcuno ricorda il console Cortese – di triste memoria – il quale aveva annunciato un volume di lavoro straordinario: 9 mila processi evasi in un anno e, durante un’assemblea del Comites, aveva garantito che in sei mesi avrebbe eliminato la fila. Più tardi abbiamo verificato che la fila delle attese è rimasta immobile e dei famosi sei mesi non si è più parlato.

Pertanto, usiamo i dati forniti per calcolare il ritardo reale:

SEDE
CONSOLARE

PROCESSI giacenti

MEDIA MENSILE

ATTESA (dichiarata)

ATTESA (calcolata)
"ATTI" mensili per funzionario
S. Paulo

46.700
281 cittadinanze

n.d.
55 anni
148

Curitiba

23.872
238 cittadinanze

15 a 20 anni
33 anni
121

Porto Alegre

50.000 (individuali)
102 cittadinanze

8 a 10 anni
41 anni
145

Belo Horizonte

12.000
70 cittadinanze

16 anni
57 anni
33 (*)

Rio

12.100
207 cittadinanze

15 anni
19 anni
131

Recife

2.630
48 cittadinanze

5 anni
18 anni
94

Brasilia

832
10 cittadinanze

2 anni
28 anni
19

(*) – B. Horizonte non ha fornito il numero di passaporti emessi e non ha ritardi nella “consolarizzazione” di documenti necessari per il riconoscimento della cittadinanza in Italia.

Secondo quanto prevedevamo, dobbiamo correre e avvisare i nostri deputati e senatori. Il problema è molto più grave di quanto è stato presentato a Brasilia
Possiamo e dobbiamo accettare il fatto secondo il quale i consolati non si sono impegnati con le cittadinanze perché ci sono stati i lavori per le elezioni e per il plebiscito nei primi quattro mesi dell’anno. Se teniamo conto di tale fatto, i tempi di attesa si riducono alla metà, ma anche così, avremo 28 anni per S. Paolo e per B. Horizonte, e da 9 a 10 anni per Rio e Recife: sono sempre tempi più che assurdi.

Nella tabella sopra riportata, abbiamo incluso gli “atti” espletati da ogni funzionario in un mese, per dare l’idea della produttività di ogni singolo funzionario. Tali “atti” comprendono, oltre alla cittadinanza, l’emissione e in rinnovo dei passaporti, documenti di viaggio, nascite, matrimoni e decessi, con una media di 107 “atti” mensili, ossia circa 5 al giorno per ogni funzionario. Questi numeri si commentano da soli.
LA TASK FORCE
I nostri rappresentanti del Comites e del CGIE hanno già informato le autorità italiane e il senatore Pollastri della necessità di una Task Force per mettere fine a tali file, ad esempio della Task Force che, in passato, è stata organizzata in Argentina, e ciò indipendentemente da qualsiasi possibilità di alterazioni che possano essere introdotte nella Legge che regola il riconoscimento della cittadinanza italiana.
Tuttavia, con la produttività attuale, sarebbe necessaria una équipe di 172 funzionari (sottolineo 172) durante due anni, per mettere fine alle liste di attesa attuali. Ovviamente, nessuno si aspetta che Roma autorizzi l’assunzione di tanti funzionari.
Pur rielaborando i dati statistici sopra riportati, assumendo che la media di cittadinanze per ogni processo si riduca a 3, per esempio, il numero dei funzionari necessari – 113 – continua troppo alto, il che dimostra che la Task Force dovrà contare con un aiuto sostanziale per ottimizzare il suo lavoro. È quindi necessario adottare altri criteri, come quelli suggeriti di seguito che abbiamo raccolto da fonti diverse:
L’utilizzazione dei Patronati per analizzare la documentazione presentata e consegnare un processo “pulito” al consolato. Ma non basta. Abbiamo 8 patronati a S. Paolo. Se ognuno mette a disposizione 2 funzionari, mancheranno ancora più di 100 unità alla Task Force;
Drastica diminuzione della burocrazia. Ci sono verifiche che si possono considerare inutili, come i certificati di matrimonio, di morte, certificati di madri e nonne che non entrano nella linea diretta della cittadinanza;
Diminuzione della correzione di nomi, accettando come fatto normale e conosciuto che vocali e consonanti siano state scambiate per effetto di fonetica simile, come per esempio, lo scambio di I per E, O per U, S per C e Z, ecc.;
Utilizzazione della documentazione per la cittadinanza ottenuta in Italia, presso i comuni di residenza, con l’iscrizione all’anagrafe del comune di origine, facilitando l’ottenimento del riconoscimento a fratelli e cugini;
Ritirata del processo dalla lista di attesa (o rimandare alla fine della lista) di chi chiede la “consolarizzazione” di documenti per fare la domanda di cittadinanza in Italia (gli altri parenti in fila potrebbero valersi della misura suddetta);
Eliminazione di “abbuoni di vescovado” per i certificati emessi da parrocchie, ecc, ecc.
In fondo, come già detto in altre occasioni, è necessario modificare la mentalità con atteggiamenti di buona volontà da parte dei funzionari che analizzano la documentazione. Solamente in questo modo riusciremo a portare a buon fine la problematica della cittadinanza.

(Vezio Nardini- rivista ORIUNDI/EMINOTIZIE)

 

 

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