2393 MESSICO: OAXACA RESISTE

20061102 21:23:00 webmaster

di Tito Pulsinelli

Non si è fatta attendere la protesta contro l’invio delle forze militari a debellare la semestrale lotta generalizzata nella meridionale regione di Oaxaca, e si è resa visibile in varie forme e in molti punti della geografia messicana.
Durante tutta la giornata di ieri, la rete stradale del Chiapas è stata bloccata in 18 punti, isolando San Cristobal de las Casas e il capoluogo regionale, con ripercussioni sul traffico diretto al vicino Guatemala. I blocchi duravano 45 minuti, poi durante un quarto d’ora autorizzavano la circolazione.
A El Paso, frontiera con il Texas, è stato bloccato il ponte internazionale Lerdo. A questa protesta hanno partecipato manifestanti nei due lati della frontiera, mentre un elicottero della polizia frontaliera degli Stati Uniti sorvolava sulle loro teste.

In vari punti della capitale messicana gli studenti hanno animato numerosi blocchi volanti, il più consistente nelle vicinanze della Città universitaria, dove la avenida Insurgente è stata chiusa a singhiozzo durante la mattinata.
I militanti della APPO (Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca) presenti nella capitale, dove avevano in corso lo sciopero della fame, hanno deciso di tornare a casa per rafforzare le iniziative in corso contro l’occupazione militare.

I rappresentanti del sindacato dei 70000 maestri che sono stati la scintilla iniziale che ha innescato la protesta, e che ha raggruppato tutte le organizzazioni indigene, contadine e i movimenti sociali di Oaxaca, hanno ribadito che non ci sono le condizioni minime terminare lo siopero e riaprire le scuole.
Senza la smilitarizzazione e la liberazione degli arrestati, le trattative rimarranno interrotte, le attività pedagogiche pure. Hanno avvertito che l’arresto dei dirigenti della APPO, annunciato come "fase due" dalla polizia militare PFP, non farà che gettare benzina sul fuoco e radicalizzare la situazione.

L’ineffabile Presidente uscente Fox, ormai con i bagagli già pronti, in una intervista all’agenzia spagnola EFE, ha ammesso che la APPO "es un duro problema" che neppure con l’uso della mano dura è riuscito ad ammorbidire. Fox ha abbandonato il trionfalismo della prima ora e, di fronte alle crescenti poteste interne e internazionali, è costretto a promettere che ci saranno "indagini approfondite e rigorose" contro i funzionari che hanno violato i diritti civili ed umani degli abitanti di Oaxaca.
Era puerile pensare che riuscisse a nascondere a lungo i fatti luttuosi, e che come un prestigiatore potesse occultare una traccia di sangue lunga 19 omicidi, effettuati dall’inizio di una protesta cominciata come semplice rivendicazione sindacale. Più i desaparecidos.

Ieri sono stati arrestati due dei pistoleros -Abel Santiago Zarate e Orlando Aguilar Coello- che furono ripresi da Brad Will pochi attimi prima di cadere al suolo crivellato dai loro colpi.
Human Right Watch (HWR) si è rivolta al futuro Presidente Calderon per segnalargli la ripetuta "brutalità poliziesca" e "l’uso sproporzionato della forza" cui fanno ricorso abitualmente gli apparati di polizia.
Nel corso dell’ultimo semestre si è intensificata la mano pesante della repressione, provocando numerose vittime durante uno sciopero di minatori a Lazaro Cardenas (Michoacan) e contro gli abitanti di San Salvador de Atenco, alle porte della capitale.

La situazione che Fox lascia in eredità al suo debole successore è davvero complessa e critica, perchè le proteste si stanno estendendo a macchia d’olio, e con Oaxaca sono passate dal livello municipale a quello regionale.
Le ragioni della ribellione popolare ormai travalicano i confini del mummificato sistema politico, che la destra è riuscita addirittura a peggiorare. Appare con più evidenza che non si tratta più di un mero problema di "governabilità" o di difettuosa "rappresentatività" delle maggioranze sociali. E’ in coma un modelo settantennale di Paese, ed è necessario un nuovo contratto sociale che incorpori gli strati sociali esclusi, in grado di trasformare positivamente la condizione di milioni di persone. Per un Paese pertolifero è troppa l’emigrazione clandestina, e difficile da spiegare il ruolo da protagonista delle rimesse degli emigrati nell’economia messicana.

L’estremismo neoliberista di Calderon, l’identificazione del suo partito con il neo-falangismo spagnolo, e il patto che sta stringendo con i dinosauri del PRI, indicano che presto entrerà in rotta di collisione con le forze del rinnovamento.

2/11/06

 

 

2393-messico-oaxaca-resiste

3171

2006-1

Visits: 0

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.