2392 Germania: Incontro con i due leader di Die Linke, Gysi e Lafontaine

20061031 15:57:00 webmaster

GERMANIA: Prove tecniche di nuova sinistra

«In Germania, e anche in tutta Europa, comincia a emergere il rifiuto delle politiche neoliberali. Ma spesso la protesta sfocia a destra o nel distacco dalla politica. Obiettivo di una sinistra alternativa è ridare risposte e rappresentanza al malessere sociale»

Luciana Castellina (da Il Manifesto del 31.10.2006)

È il più stravagante e popolare (persino un po’ adoccidente, dove il suo partito non riesce a prender voti) dei leaders della austera Pds: Gregor Gysi, qui a Roma su invito della «sorella» Rifondazione comunista, assieme a Oskar Lafontaine, che con lui condivide la direzione del gruppo parlamentare, forte di più dell’8% dei voti conquistati nelle elezioni di un anno fa dalla lista formata dal vecchio partito ex comunista della Germania orientale e dalla nuova aggregazione nata a occidente per protestare contro la deriva neoliberale di Spd e Verde(la Wasg).
È il dissidente più celebre d’Europa, protagonista di un gesto di rottura clamoroso: l’abbandono del partito dove aveva militato per anni, ricoprendo nientemeno che la carica di presidente e di ministro delle finanze, e questo solo poco dopo la riconquista socialdemocratica del governo, perso sedici anni prima. Di lui, l’ex cancelliere Schroeder ha detto, nel libro di memorie appena uscito, che è il più grande uomo politico della Germania e che avrebbe potuto essere a capo del governo, al posto suo, solo che l’avesse voluto.Ma – aggiunge Schroeder – ha avuto paura di assumere questa reponsabilità ed è scappato.
Ricordo quando, indiscusso leader della Spd, eletto a furor di popolo dai delegati del suo partito a un congresso dove l’apparato aveva scelto una figura assai più scialba e moderata, Lafontaine aveva presentato il «suo» candidato alla cancelleria. «Schroeder sembrava il cavallo esposto per la corsa dal padrone della scuderia» – aveva commentato ironico un gionnalista. E così in effetti era. Perché non si era presentato lui stesso alla sfida? Perché poi ha repentinamente abbandonato ogni responsabilitè ritirandosi, silenzioso, per anni, nella sua Sahr? È vero che ha paura?
Sebbene qui per parlare dell’oggi è inevitabile partire da queste domande, che dominano del resto la stampa tedesca in queste settimane, perchè Lafontaine ha naturalmente risposto alla provocazione contenuta nelle memorie del suo ex compagno di partito.
«Che io abbia paura di governare è naturalmente una sciocchezza: sono stato a capo dell’esecutivo, come sindaco e poi come presidente di Land molti più anni di Schroeder. Se ho scelto lui come candidato per la cancelleria è perché ormai sono i media a inventare i presidenti: tutta la stampa tedesca aveva condotto una campagna – non innocente – per imporlo nei sondaggi e non era più possibile fare altrimenti».
Un po come con Segoline in Francia?
«Per l’appunto. La tendenza si rafforza. Ma io con Schroeder avevo fatto un patto. Scritto e sottoscritto: lui, una volta cancelliere, si impegnava ad attuare il programma del partito, punto per punto. E io mi ero anche preso, personalmente, la responsabilità più «rognosa»: il ministero delle finanze. Altro che paura! Quel patto lui l’ha violato. E io non avevo altra scelta: o aprire una tremenda crisi nel partito e nel paese, o andarmene».
Siamo seduti a un tavolo in attesa della conferenza che i due leaders della nuova forza politica tedesca, la quarta dopo Cdu, Spd e Liberali, prima dei Verdi, debbono tenere in una sala del Parlamento, una iniziativa pubblica fra molti incontri istituzionali di alto livello. E nella conversazione si intrecciano le voci di Gysi e quella di Lafontaine, del resto molto consonanti.
La prima domanda è ovviamente sull’Italia: qui i loro compagni del Partito della Sinistra europea sono al governo, loro in Germania hanno rifiutato anche solo l’ipotesi di coalizzarsi con la Spd ( che peraltro, bisogna riconoscerlo, non avrebbe acconsentito). È possibile che sia la socialdemocrazia che il partito della Sinistra che state costruendo cambino d’avviso?
«Perchè si possa – risponde Gysi – la Spd deve tornare a essere socialdemocratica» (in Germania, nonostante tutto, questa parola non ha l’accezione negativa che ha tutt’ora da noi, almeno nella sinistra alernativa. Evoca anzi una tradizione gloriosa, che ancora si rimpiange). «Noi poniamo tre condizioni molto semplici. Primo: uscire completamente dalla guerra in Afghanistan e in Iraq». Però Schroeder non ha mandato truppe in quel paese… «Sì, ma abbiamo offerto le nostre basi aeree perché altri bombardassero. È quasi lo stesso», incalza Lafonaine.
«La seconda condizione – riprende Gysi – è invertire la rotta della politica neoliberale, smetterla con il dumping sociale, garantire un minimo di giustizia sociale. Per esempio: introdurre il salario minimo garantito, come lo Smig in Francia. Infine: rendere la condizione della gente dell’est uguale a quella dell’ovest. Il nostro paese è tutt’ora diviso in due».
Tutti parliamo di un’alternativa al neoliberismo, ma per ora nessun governo di sinistra, o meglio di centrosinistra, perchè questi abbiamo avuto e abbiamo, è riuscito a praticarla. Cosa avete in mente voi per battere la Cdu?
«Innanzi tutto – dice Gysi – se non si fa una politica alternativa la Cdu, così come le forze politiche analoghe, sono destinate a vincere sempre». «Il fatto è – aggiunge Lafontaine – che la sinistra ha perduto nella società, non ha più egemonia. Il neoliberismo in questi ultimi vent’anni ha penetrato la cultura della stessa sinistra. È anche per questo che dobbiamo costruire un nuovo partito, un partito ‘gramsciano’, che si ponga l’obiettivo di riconquistare l’egemonia. Stiamo cercando di farlo. E non sono pessimista. Perchè c’è un nuovo problema sociale emergente, una nuova classe mal pagata, senza sicurezza nè avvenire. I precari sono oggi in Germania 10 milioni. Diffidano della democrazia, non partecipano alle elezioni, non hanno rappresentanza. Così come del resto i piccolissimi imprenditori, espulsi dal mercato, anche loro in qualche modo precari. Dobbiamo cercare di dargliela, una nuova rappresentanza».
Per fare un nuovo partito dovete anche creare una coalizione fra est e ovest: la presenza del Partito della Sinistra è tutt’ora del tutto sproporzionata, vuol dire che non c’è intesa fra i due pezzi di società. Come fare?
«Il fatto è che quelli dell’ovest guardano a quelli dell’est accusandoli di esser responsabili dei loro nuovi guai; quelli dell’est guardano a quelli dell’ovest giudicandoli complici dei loro disagi. E nessuno guarda invece in alto, a chi detiene le vere reponsabilità. Bisogna creare fiducia reciproca, prima di tutto».
Né Oskar né Gregor sono comunque sfiduciati, anzi. «Il pendolo sta girando – dicono. Comincia a esserci un rifiuto dei valori e delle ipotesi neoliberali».
E però nelle ultime elezioni, quelle per il Senato di Berlino, non solo avete perduto parecchi voti ma i due tronconi del nuovo partito, la ex Pds ora partito della sinistra e la Wasg, l’aggregazione dell’ovest, hanno addirittura presentato due liste distinte, quest’ultima disperdendo il 3,5 per cento dei voti, perché non è riuscita a passare lo sbarramento del 5 per cento.
«Proprio il fatto che ci siamo presentati divisi è all’origine della nostra flessione. Ma non bisogna sopravvalutare il fatto – dice Lafontaine – perchè a Berlino, ma solo qui, abbiamo un gruppo che resiste fortemente all’unificazione con la Pds. Non è così ovunque».
In questi giorni sono in corso negoziati fra Wasg e Pds da un lato e Spd dall’altro per ridar vita alla coalizione che ha governato il Land della capitale negli ultimi quattro anni, la prima coalizione «rosso-rosso» (la Spd viene chiamata ancora con questo colore) che si sia mai avuta in Germania. Cosa farete, ripeterete l’esperimento che pure è costato così caro, perchè la Pds ha dovuto condividere i pesanti tagli alla spesa sociale operati dal Senato, e che ora rischia di essere anche più grave, visto che la Corte ha ritenuto che i debiti di Berlino, essendo eccessivi e ingiustificabili, non debbano esser ripianati dal governo federale?
«Credo che il negoziato andrà in porto e che la coalizione si rifarà – dice Lafontaine – ma chiediamo qualche garanzia perché non si ripeta quanto è accaduto in passato. Una soluzione al deficit c’è, è una nuova politica fiscale. In Germania la media del contributo è la più bassa d’Europa: 34per cento contro la media europea che è a 40, senza contare i paesi scandinavi dove è al 50 e più. Con l’introito si potrebbero ripianare tutti i deficit pubblici. Ma è evidente che una decisione simile può prenderla solo il governo federale. E comunque occorrerebbe un’armonizzazione fiscale nell’Unione europea. E non dovrebbero esserci gli obblighi di Maastricht. In fondo una cosa buona Schoreder l’ha fatta – commenta Lafontaine – non ha tenuto conto di Maastricht e ha sforato allegramente il tetto previsto. Il risultato è che oggi in Germania c’è una ripresa economica che altrove manca».
È difficile unire in un solo partito anime e tradizioni culturali così diverse come quelle che si stanno congiugnendo ora nel Partito della sinistra? Da noi in Italia vediamo quanto pervicaci e resistenti sono le radici di ognuno….
«Sì è difficile», rispondono i due leader quasi in coro. «Ma ci sono oggi nuove domande sociali che hanno bisogno di nuove risposte, dunque di nuove culture». «Il rinnovamento della Pds – aggiunge Gysi – è stato più complesso proprio perchè avevamo scarsissimo contatto con la «Germania occidentale, siamo rimasti un partito popolare (e spesso di governo, a livello locale) dell’est. Ora abbiamo l’occasione per cambiare. Così come i sindacalisti dell’ovest avranno la possibilità di capire meglio l’est».
Un’ultima domannda a Lafontaine. C’è speranza di un recupero della Spd? Qual è la forza delle sue correnti di sinistra?
«La mutazione del partito è stata profonda e ha intaccato anche la sua sinistra. Non c’è più niente che somigli al Frankfurter Kris, la potente corrente di sinistra che per molti anni ha avuto molta influenza sul partito. Deve prima cambiare la società, è qui che deve esserci una ripresa dell’egemonia della sinistra. Deve cambiare il Zeeitgeist, lo spirito del nostro tempo»

www.ilmanifesto.it

 

 

2392-germania-incontro-con-i-due-leader-di-die-linke-gysi-e-lafontaine

3170

2006-1

Views: 1

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.