2386 Dal Dossier Caritas/Migrantes uno sguardo d’insieme sulle comunità italiane nel mondo

20061031 15:08:00 webmaster

L’istantanea di un’emigrazione non più giovanissima ma vitale che proietta l’Italia sul mercato della globalizzazione

ROMA- Nel Dossier Statistico Caritas/Migrantes 2006, la pubblicazione giunta alla XVI edizione che ogni anno fotografa il contesto migratorio italiano ed internazionale, non poteva certamente mancare un approfondimento dedicato alla realtà dei nostri connazionali all’estero. Una rapida ma dettagliata panoramica – il capitolo curato da Delfina Licata e Maria Paola Nanni s’intitola "L’emigrazione italiana tra passato e presente. Uno sguardo d’insieme"- da cui si evince in primo luogo come a tutt’oggi il flusso migratorio dall’Italia verso l’estero non si sia ancora arrestato.

Una diaspora, numericamente e qualitativamente diversa dai grandi esodi di massa del passato, che nel 2001 ha comunque portato nel mondo circa 47.000 connazionali. Un’emigrazione, quasi sempre temporanea e spesso legata alla delocalizzazione produttiva delle nostre imprese, fatta di ricercatori, imprenditori e personale altamente specializzato.
Il Dossier Caritas/Migrantes ci ricorda come al momento nel mondo siano presenti circa 3 milioni di cittadini italiani – la stima sale di 500.000 unità se si prendono in considerazione i dati delle anagrafi consolari – che appaiono prevalentemente dislocati in Europa (60%) e nel continente americano (34,4%). Meno cospicue le presenze in Oceania (3,6%), Africa (1,3%) e Asia (0,7%). Per quanto riguarda i singoli Paesi è la Germania quella che ospita il maggior numero di connazionali (17,2%). Seguono la Svizzera (14,8%) e l’Argentina (13%), dove circa la metà della popolazione, compresi 31 deputati e 8 senatori, è di origine italiana.
Una comunità molto varia e complessa, quella dei nostri connazionali nel mondo, che appare composta in prevalenza da ultraquarantenni (54,2%) e viene suddivisa dai ricercatori in tre tipologie. In primo luogo troviamo i "pionieri", ovvero gli italiani della prima generazione che hanno più di 65 anni e si concentrano nel continente americano (50%) e in Europa (44,3%). Persone dai capelli bianchi che spesso si sono integrate con successo nella società di residenza, ma che ancor oggi in alcuni casi, soprattutto nei Paesi dell’America Latina colpiti dalla recente crisi economica, devono confrontarsi con difficili condizioni di vita.
Vi sono poi le seconde e terze generazioni, circa il 30% degli iscritti all’Aire, che in questi anni stanno riscoprendo, come ad esempio in America ed in Australia, il modo di vivere e la cultura italiana. Una rinnovata attenzione dei giovani all’estero per il Paese d’origine che in America latina appare caratterizzata anche dalla ben nota corsa al passaporto italiano. Un biglietto d’ingresso – oltre il 35% delle richieste di cittadinanza provengono dal Sud America – che rappresenta per molti ragazzi l’unica possibilità d’accesso al mercato del lavoro e della formazione dell’Unione Europea.
L’ultima tipologia è invece quella dei migranti moderni, perlopiù giovani lavoratori altamente qualificati assunti da centri di ricerca, università e imprese multinazionali, che non hanno contatti diretti con le oltre 7.000 associazioni delle comunità all’estero. A riprova di questa nuova dimensione migratoria gli iscritti all’Aire in possesso di laurea sono, dal 2001 al 2006, quasi raddoppiati, arrivando a 59.756 unità.
Dal rapporto Caritas/Migrantes viene inoltre ricordato come, nonostante il progressivo calo delle rimesse verso il nostro Paese, i connazionali all’estero possano rappresentare un’opportunità per il recupero del ritardo acculato dal Sistema Italia sui mercati internazionali. Un contesto, quello della valorizzazione del made in Italy, in cui potrebbe svolgere un ruolo di primo piano anche la banca dati della Confederazione degli imprenditori italiani nel mondo. Un’organizzazione, con forti ramificazioni soprattutto in Europa, che può contare su oltre 10.000 soci e un indotto annuo di 191 mila miliardi di lire.
Sul fronte della cultura italiana nel mondo, un settore che porta al nostro Paese delle positive ricadute economiche e turistiche, segnalati i numerosi corsi per l’insegnamento dell’italiano, organizzati dagli Istituti di cultura e dalla Dante Alighieri- più di 11.000 solo nel 2004 – e la costante opera divulgatrice svolta dalle oltre 400 testate italiane per l’estero.
Fra i nodi salienti della presenza italiana nel mondo, affrontati dal Rapporto, anche la riapertura dei termini, chiusi il 31 dicembre 1997, per il riacquisto della cittadinanza e il riconoscimento di questo diritto per le donne italiane coniugate con un cittadino straniero, prima dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana (1 gennaio 1948), e per i loro figli nati precedentemente a questa data. Due aspetti controversi su cui, al fine di eliminare definitivamente ogni possibile discriminazione, i parlamentari della circoscrizione Estero hanno presentato una specifica proposta di riforma.
L’attenzione dei ricercatori si sofferma infine sulla Migrantes. La Fondazione, creata nel 1987 dalla Conferenza Episcopale Italiana, che ha fra i suoi compiti anche quello di assicurare assistenza religiosa e spirituale ai connazionali all’estero e favorire il loro inserimento libero ed originale all’interno delle Chiese locali. Un compito, sicuramente diverso da quello di prima accoglienza portato avanti dalla Chiesa all’estero al fianco delle grandi migrazioni di massa, che oggi è posto in essere attraverso 431 centri pastorali. La pastorale per gli italiani all’estero è molto presente in Europa, dove operano 227 missionari, e in Nord America con 210 sacerdoti. Pochi invece i centri in America Latina – se ne contano circa 32 – dove la popolazione italiana supera le 750.000 unità.

(Goffredo Morgia- Inform/Eminotizie)

 

 

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