2383 L' INFORMATIVA DEL GOVERNO SUL SEGGIO ONU CONTESO DA VENEZUELA E GUATEMALA

20061101 14:54:00 webmaster

Informativa urgente del governo per la candidatura di Guatemala e Venezuela ad un seggio non permanente del CdS nel biennio 2007-2008. Massimo D’Alema 30/10/2006 ore 19.00

Nel merito, interviste agli onorevoli Gennaro Migliore capogruppo alla Camera di Rifondazione Comunista e dell’on. Antonio Martino ex Ministro della Difesa di Forza Italia.

(di Salvatore Viglia)

Informativa urgente del governo per la candidatura di Guatemala e Venezuela ad un seggio non permanente del CdS nel biennio 2007-2008. Massimo D’Alema 30/10/2006 ore 19.00

Elementi di fatto

La competizione tra Guatemala e Venezuela per il seggio non permanente in Consiglio di Sicurezza riservato al Gruppo Latino Americano e Caraibico è molto accesa e sta provocando serie divisioni in seno al gruppo regionale.
L’elezione ad un seggio non permanente è certo un traguardo molto ambito per tutti i membri delle Nazioni Unite ed è di conseguenza lecito attendersi che, in presenza di più candidature per un solo seggio, si dia luogo ad intense campagne elettorali. E’ peraltro evidente che, in questo caso, il tono della polemica ha raggiunto un livello con pochi precedenti.
Dopo ben quattro tornate elettorali (il 16,17,19 e 25 ottobre) per un totale di 41 votazioni, permane una situazione di sostanziale stallo caratterizzata da una prevalenza di voti a favore del Guatemala (che ha prevalso in 40 delle 41 votazioni, si veda allegato prospetto), non sufficiente però a superare la soglia dei 2/3 dei membri dell’Assemblea Generale presenti e votanti richiesta per l’elezione ai sensi dell’art. 18 comma 2 dello Statuto dell’ONU. Il Venezuela appare quindi in grado di far convergere sulla sua candidatura una solida “minoranza di blocco”. Da notare che le tornate elettorali si alternano in gruppi di tre fra “ristrette” ai soli candidati ufficialmente presentati e “non ristrette” aperte anche agli altri membri del gruppo regionale.
L’attuale situazione di stallo ha un precedente nelle elezioni del 1979, quando, sempre per il gruppo America Latina e Carabi, si contendevano l’unico seggio disponibile Cuba e la Colombia. Le elezioni si protrassero dal 26 ottobre 1979 al 7 gennaio 1980, con ben 154 scrutini. La situazione si sbloccò solo quando, il 7 gennaio 1980, Cuba e la Colombia annunciarono il ritiro delle rispettive candidature, a favore di quella messicana, sostenuta da tutto il gruppo regionale. Nelle more dell’elezione del membro del Grulac, il Consiglio di Sicurezza iniziò i lavori con 14 membri. Il ripetersi di tale situazione non potrebbe non causare un danno all’organizzazione nel suo complesso.
Dopo la quarta giornata di votazioni (25 ottobre), la Presidente dell’Assemblea Generale Al-Khalifa ha fissato il calendario delle prossime tornate di voto, previste il 31 ottobre, il 1 novembre, l 7 novembre, il 14 novembre ed il 15 novembre. Le pause fra le tornate elettorali sono intese a fornire al Gruppo America Latina e Carabi margini temporali adeguati affinché i membri del Gruppo provino a superare le loro divisioni ed individuare una candidatura di compromesso.
La mattina del 25 ottobre si è svolta a New York una riunione del Gruppo America Latina e Carabi a seguito della quale l’Equador, in quanto Presidenza di turno del Gruppo alle Nazioni Unite, ha chiesto ad entrambi i contendenti di ritirare simultaneamente la loro candidatura e di accordarsi su di un terzo candidato.
A seguito di tale sollecitazione, il 26 ottobre ha avuto luogo un incontro tra Ministri degli Esteri di Guatemala, Gert Rosenthal, e Venezuela, Nicolas Maduro, nel tentativo di giungere ad un accordo. Purtroppo l’incontro non è riuscito a risolvere l’impasse ed entrambi i Paesi hanno deciso -per il momento- di mantenere le rispettive candidature.

Posizione dell’Italia

· La posizione dell’Italia ha tenuto conto fin dall’inizio della profonda ed accesa divisione manifestatasi chiaramente nel gruppo Latino Americano e Caraibico. Non abbiamo ritenuto di dover contribuire ad accentuare ulteriormente tale divisione. D’altra parte il fatto che a tutt’oggi questa divisione persista dimostra la sostanziale correttezza delle nostra valutazione e delle decisione di astenerci in questa aspra contese elettorale e per riservare all’Italia un possibile ruolo di sintesi.

· Abbiamo tradizionalmente buone relazioni con il Guatemala, sia con il Venezuela. In particolare non vi erano le condizioni politiche per votare a favore del Venezuela, né quelle per votare contro, soprattutto in considerazione della presenza in quest’ultimo Paese di circa un milione di cittadini di origine italiana e oltre 100mila italiani che sono elettori nel nostro Parlamento.

· La nostra decisione è stata presa in maniera assolutamente trasparente ed è stata spiegata a tutti i nostri principali partners, oltre che ai diretti interessati.

· Il segnale politico che abbiamo voluto inviare è che spetta al raggruppamento regionale cui i due Paesi appartengono, oltre che a loro stessi, trovare un compromesso. Siamo infatti convinti che l’efficacia del Consiglio di Sicurezza non potrà che giovarsi di membri eletti con un largo consenso nell’ambito, non solo della membership, ma in particolare del gruppo regionale di appartenenza.

· Rilevo che nello stesso gruppo regionale centro-latino-americano Paesi come il Cile, il Perù e, secondo ogni indicazione, l’Equador hanno fatto una medesima scelta astensionista.

· Pur consapevoli di una responsabilità primaria del gruppo regionale per la soluzione dell’attuale situazione di stallo, ci siamo attivati in più direzioni per favorire un compromesso. Per parte mia ne ho parlato con il Segretario di Stato Rice ed il Ministro degli Esteri brasiliano Amorim. Il Sottosegretario di Stato, nell’ambito dei suoi contatti in quanto responsabile alla Farnesina per la regione, ha avuto in particolare colloqui con il Ministro degli Esteri del Guatemala Rosenthal e con il Vice Ministro degli Esteri del Venezuela, Maduro. Anche a livello diplomatico ci siamo impegnati nella stessa linea d’azione. Sono persuaso che all’indomani delle elezioni brasiliane il governo brasiliano possa svolgere un ruolo di mediazione.

· In ultima analisi, da parte italiana resta fermo l’auspicio che il Gruppo America Latina e carabi all’ONU trovi al suo interno una soluzione consensuale che permetta di superare l’attuale stallo, in particolare individuando una terza candidatura su cui tutti membri del Gruppo possano convergere, e che possa quindi ottenere l’avallo dell’Assemblea Generale. Continueremo ad adoperarci in questo senso nei nostri contatti a New York e nelle capitali. Uruguay, Costa Rica, Repubblica Dominicana sono emersi come possibili candidati.

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Nel merito, interviste agli onorevoli Gennaro Migliore capogruppo alla Camera di Rifondazione Comunista e dell’on. Antonio Martino ex Ministro della Difesa di Forza Italia.

Intervista all’On. Gennaro Migliore (PRC)

Gli italiani in Venezuela hanno chiesto a Prodi di perorare la candidatura del Venezuela. Cosa ne pensa?

Penso che sarebbe stato giusto che questo seggio fosse andato al Venezuela perché è un Paese sicuramente strategico nel quale si stanno facendo delle esperienze importanti e, per quanto riguarda l’Italia, anche un paese dove la presenza della comunità italiana è molto significativa ed ha contribuito in maniera determinane allo sviluppo del Paese.

L’Italia ha scelto la via dell’astensionismo, come mai, per rispetto agli USA?

Devo dire che è già un passo avanti anche se, personalmente, non lo considero ancora soddisfacente rispetto a quelle che sono le pressioni esercitate dagli USA, indebite e, fra l’altro, a favore di un Paese come il Guatemala che, in tema di diritti umani, non si è distinto nel corso degli anni. L’Italia dovrebbe, di concerto con la comunità internazionale, ma anche con gli interessi che noi abbiamo in America Latina a partire dal Venezuela, a sostenere una candidatura adeguata. Certo, se si potesse recuperare la candidatura del Venezuela, sarei molto d’accordo.

E’ possibile che, a 60 anni dalla fine della 2° guerra mondiale, i Paesi vincitori debbano ancora avere il diritto di veto?

C’è da parte di Rifondazione Comunista, una riflessione sulle Nazioni Unite di lungo periodo in relazione alla sua democratizzazione. E’ chiaro che il seggio permanente con diritto di veto, è un anacronismo storico rispetto alla modalità di funzionamento che dovrebbe essere diversa veramente. Maggiore corresponsabilità da parte di tutta una serie di Paesi che in questo momento sono estranei alle decisioni. Basti pensare alla esclusione de facto dell’Europa come soggetto politico. In Consiglio di sicurezza ci sono 2 Paesi europei con diritto di veto Gran Bretagna e Francia, ma l’Europa, in quanto tale, non esiste e da questo punto di vista, è chiaro che le potenze emergenti come quella latino Americana, dovrebbero essere rappresentate con una maggiore efficacia su quel tavolo. Purtroppo, il veto è una eredità di una guerra fredda che è stata superata. Penso che tutta l’ONU vada riformata a partire da questo, ma non solo, bisogna restituire per forza più dignità alle agenzie per la cooperazione allo sviluppo. Bisogna veramente che l’ONU diventi lo strumento di governo del sistema di relazioni internazionali tra i Paesi.

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Intervista all’On. Antonio Martino

L’Italia ha dichiarato l’astensionismo

Dichiarando l’astensionismo, intanto non ha scelto, e questo già è grave perché su una questione di grande rilevanza come questa il governo aveva il dovere di scegliere. In secondo luogo, scegliendo di non scegliere, si è isolato dall’Europa perché tutti, assolutamente tutti i Paesi membri dell’Unione Europea appoggiavano la candidatura del Guatemala. Lo ha fatto non perché si preoccupasse, come ha cercato di farci credere d’Alema, di tutelare gli interessi degli italiani in Venezuela quasi che votando per il Guatemalteco Chàvez, si sarebbe vendicato nei confronti…lo ha fatto per compiacere quella parte della sua maggioranza che, essendo antiamericana, vede in Chàvez una sorta di idolo.

Una parte della comunità italiana in Venezuela sostiene Chàvez, lo ha anche scritto al vice ministro Danieli

Ma lo capisco perfettamente. Ci saranno sempre, a proposito di qualsiasi candidatura, italiani a favorevoli ad una piuttosto che ad un’altra, ma quando si fa una scelta di questo genere, non è una scelta che può essere motivata dalle pressioni di gruppi di italiani presenti in altri paesi. La valutazione deve essere fatta sulla base delle linee della politica estera italiana. La politica estera italiana è basata, da che mondo è mondo, sulla solidarietà europea e sulla alleanza con gli USA. Per entrambe le ragioni non potevamo votare Chàvez.

Siamo troppo subalterni agli USA?

Che vuol dire subalterni! L’alleato o è credibile o non è un alleato. Qui dobbiamo scegliere, non è che possiamo fare di testa nostra e poi dire che siamo alleati.

 

 

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