2463 Annita Garibaldi: "La nostra Associazione nel Bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi"

20070203 20:21:00 webmaster

Riportiamo l’articolo di di Annita Garibaldi Jallet pubblicato nel numero di dicembre della rivista dell’ANVRG (Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini)

"Sembra ieri, quel 1982, Centenario della morte dell’eroe dei Due Mondi, che vide affrontarsi in colto duello Bettino Craxi e Giovanni Spadolini, ognuno esponente a modo suo di storia garibaldina e relativi cimeli. I più citati sono loro, quando si parla di quella ricorrenza, e non l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che, per i suoi trascorsi poteva invece essere considerato come l’anello di congiunzione tra il primo e il secondo Risorgimento: noi non dimentichiamo che da Presidente della Repubblica venne in Montenegro, ad annodare alla guerra di Liberazione anche il filo della migliore tradizione garibaldina. Chi oserà dire che reparti interi delle nostre Forze Armate italiane combattevano una guerra civile ? Era guerra pura e semplice, ed era guerra giusta. E non si chiosi sui nostri morti.

Il primo Risorgimento ebbe Garibaldi tra i suoi principali protagonisti, il secondo vide i “garibaldini” difensori della libertà dei popoli, gli eredi dell’Eroe, levarsi ovunque, in primis in Spagna, poi in ogni luogo dove si combatteva il nazismo ed il fascismo. Il suo nome, dopo il tragico 1943, diventò nume tutelare di quei nostri reparti abbandonati all’estero, tra ordine di ubbidire ai tedeschi ( “la guerra continua” significava questo ?) e libertà di decidere per quale ideale offrire il sacrificio della propria vita. Stessa cosa tra i numerosissimi renitenti alla leva della Repubblica di Salò, che formarono i primi nuclei della Resistenza a Nord d’Italia, prima che il lungo blocco delle linea gotica ( tutto l’inverno del 1944-1945) alimentasse le fila della Resistenza anche al Centro.

Non tutti scelsero il nome di Garibaldi, ma non sfuggiva a nessuno che quel nome dovesse essere da quella parte, dopo che i fasti del Ventennio lo avevano ridotto alle commemorazioni di rito. Assieme al nome di Garibaldi, il nome di Mazzini e di tanti altri eroi del Risorgimento aleggiavano sulle formazioni combattenti come a significare che si riallacciavano al filone di pensiero e di azione che animò il Risorgimento, insostituibile fonte e sinonimo di libertà.
Da allora è finita la guerra, anche quella cosiddetta fredda, è caduto il muro di Berlino, l’Europa si è riunita, allargata come area di democrazia e di sviluppo. Oltre la congiuntura, il compito più nostro è quello di ricordare oggi che questi sessant’anni di pace sarebbero da festeggiare ogni giorno. Il mondo non è pacifico e felice, ma la nostra generazione avrà visto la fine delle dittature nell’Europa tutta. Lo spirito che animava l’Eroe dei Due Mondi é rivendicato e vincente assieme alla democrazia.
Quale sarà il segno del prossimo Bicentenario? E noi, che teniamo alto il ricordi del Secondo Risorgimento, vi troveremo conferma che, tra nuovi studi e commemorazioni, la ricorrenza sarà utilmente spesa per accrescere la consapevolezza della nostra storia passata e recente, della modernità del mito di Garibaldi così presente nel mondo intero ? Ricordare l’Eroe sarà un servizio reso all’Italia? O invece una delle tante distribuzioni di circenses, che nemmeno ci possono divertire nei frangenti nei quali si trova il nostro paese? Non diamo per scontato che trattando la storia come puro divertimento, si riesca veramente a coinvolgere il pubblico della televisione, quello delle grandi telenovele, mentre vi è richiesta per una riflessione colta, in televisione, al cinema, nei dibattiti congressuali, per una lettura aggiornata del nostro passato, nel momento stesso in cui ci sfugge. Fermiamoci un istante, pensiamoci, e regaliamo a noi stessi, ai nostri figli, in omaggio a Garibaldi ed al Risorgimento, un istante di silenzio e di libertà…
Alcune derive ci possono facilmente essere, per esempio nei racconti legati alle avventure sentimentali di Garibaldi: il folklore non manca mai, anche se certi personaggi ( Mazzini, Cattaneo… ) tagliano corto, non essendo sfruttabile la loro vita in questo senso. Non è il caso del nostro Garibaldi, anche se si può pensare, sperare, che sia stato detto tutto, o che quel che potrebbe ancora emergere dall’alcova non interessi nessuno. Il crescente mito di Aña Maria de Jesus in America Latina si spiega: vi sono poche donne simbolo d’eroismo ( se si adotta il concetto classico d’eroismo ) e del resto piace alla vecchia Europa come al Brasile o all’Uruguay questa condivisione d’interessi. Ma l’epopea garibaldina nel Sud del Brasile sollecita anche altra riflessione: capire perché erano laggiù i Rossetti, i Zambeccari, i Cuneo, gli Anzani, e tanti altri, a combattere e morire in guerre straniere per difendere lo stesso ideale. La loro vicenda meriterebbe un suo “ Via col Vento”, che ci lasci capire che cosa è accaduto dopo Bolivar e prima della tensione attuale per la ricomposizione della società latino-americana. Piuttosto che incentrare tutto sullo studi, fino all’esaurimento, di pochi eroi, meglio sarebbe studiare i loro tempi, i loro ambienti. E capire meglio le cause della presenza italiana – Italia ancora da farsi o fatta – iniziata con l’emigrazione politica di gente nostra, poca ma la migliore che avevamo, dopo i 1821 e il 1831, molto prima che si aprissero le grandi correnti di emigrazione legate al problema sociale irrisolto, ignorato dalla nuova Italia,
Per prendere la questione dall’altra parte del filo del tempo, cosa significa oggi per la vasta italianità presente nel mondo questo nome di Garibaldi, se tante istituzioni, luoghi, manifestazioni lo usano come una sorta di nota magica che risuona sempre in chiave positiva ? Ecco una bella inchiesta da farsi tra i nostri italiani all’estero, i loro discendenti, i cittadini di paesi da noi fondati.
La nostra Associazione spera che non venga sprecata l’occasione di ricordare quelle lotte per la libertà con le quali l’Italia si è forgiata come nazione: oltre al Primo Risorgimento, l’intervento dello stesso Garibaldi in Francia con i suoi volontari nel 1870, i garibaldini di Ricciotti in Grecia nel 1897, repubblicani e socialisti ancora in Francia nel 1914-1915, nella Legione garibaldina, premessa, certo, per alcuni, ma non per tutti, dell’adesione alla svolta nazionalista del dopoguerra ( ci si dimentica troppo spesso degli ex-combattenti che scelsero l’esilio ); e poi gli anni bui ( camicia rossa e camicia nera confuse, che in comune avevano solo di essere camice, divise diventate simbolo di consenso di piazza) ed infine la possibilità di riprendere il cammino della libertà, armi in mano o nell’ombra della Resistenza civile, con il rosso nel cuore, in Italia ed all’estero.
La nostra Associazione è presente nel Comitato ufficiale per la celebrazione del Bicentenario. Molti Comitati si formano in parallelo, e creeranno confusione, non che ognuno non possa fare quello che vuole, persino con pretesa nazionale o internazionale, e con illustri patrocini generosamente distribuiti. Ma lo Stato italiano riuscirà a dire al mondo, celebrando il suo eroe eponimo, che egli è espressione di una grande nazione unita, o ognuno celebrerà il “suo “ Garibaldi, rendendo impossibile dare un’immagine omogenea del festeggiato e della cultura che lo animava, presente oggi fin nelle pieghe di una insostituibile carta costituzionale ? Derive romanzesche , secessioniste, affabulatrici, ma sopratutto mestieranti della captatio di contributi pubblici senza i quali troppi poco o nulla faranno, quanti ne vedremo?
La nostra Associazione sarà presente con i suoi soci e le superstiti Camice Rosse ( quelle legittime, portate in combattimento da soldati veri) laddove verranno richieste le Associazioni combattentistiche, prenderà le iniziative che sono nella sua natura (manifestazioni ufficiali, visita a Caprera, partecipazione a Nizza, ecc ). Sarà laddove la celebrazione di Garibaldi evocherà con parole, musiche, poesie, balli, mostre, qualsiasi forma intelligibile, l’idea di libertà dei popoli e di democrazia, che sono sola speranza per molti, quasi per tutti.
Sia contenuta la spesa, ampio il volontariato, per rispetto a tutti coloro che oggi mancano del necessario, da noi e nel mondo, affinché il mito di Garibaldi parli ancora al popolo. Il mito è vivo, lo consacra tra i primi eroi del mondo unito. Queste due parole cantano ai nostri cuori e navigano sulla cresta delle onde della fredda globalizzazione, che da sola non ce la farà a farci sognare.

 

 

2463-annita-garibaldi-la-nostra-associazione-nel-bicentenario-della-nascita-di-giuseppe-garibaldi

3239

2006-1

Views: 30

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.