2527 Convegno CNE: FUTURO DELL’ASSOCIAZIONISMO – RUOLO NEL CGIE – NUOVE GENERAZIONI

20061214 10:45:00 webmaster

L’ASSENZA DI INTERLOCUTORI AFFIDABILI: NE DIBATTE LA CNE A ROMA
ROMA aiseEminotizie – Futuro dell’associazionismo, ruolo nel Cgie, nuove generazioni, necessità per la CNE di avere degli interlocutori presenti ed affidabili. Questi ed altri i temi affrontati oggi durante la riunione della Consulta ospitata a Roma presso i locali di Casa S. Bernardo.
Sono intervenuti ad animare il dibattito componenti del Cgie ed esponenti delle associazioni aderenti alla CNE. In particolare, Roberto Volpini, responsabile delle Acli per l’emigrazione, ha voluto ricordare la necessità di un rinnovo dell’associazionismo, convenendo sul tema con quanto precedentemente espresso dal Presidente Rino Giuliani nella sua relazione.

D’altro canto, sul tema del Cgie, Volpini si è detto invece convinto che al suo interno “è già presente un pluralismo che permette il confronto delle esperienze delle associazioni delle istituzioni”. Il responsabile Acli ha infine lanciato un monito: “guai a spezzare il binomio Cgie – 18 parlamentari. I 18 parlamentari devono far parte del Cgie perché rappresentano per noi una parte del Parlamento”.
Condivisione per le posizioni di Giuliani è stata espressa anche da Rodolfo Ricci, coordinatore nazionale della FILEF e Segretario generale della FIEI, secondo il quale “con l’elezione dei parlamentari si conclude una fase e ne inizia un’altra”. Per questo, è necessario, secondo Ricci che i termini della rappresentanza pluralistica che il mondo dell’emigrazione ha saputo darsi sia garantita anche all’estero. Ricci ha tenuto in particolare a ricordare che quello dell’emigrazione è un tessuto organizzato che fa riferimento ad una duplice identità culturale: orientata non solo verso l’Italia, ma anche e soprattutto verso il Paese di residenza, ospitante.
Due i punti rilevati in particolare da Ricci: “se riteniamo – ha detto – che questo patrimonio costituisca una vera ricchezza, è necessario impegnarsi perché sia sostenuto e valorizzato”. Un fatto che oggi spesso questo non accade: nel 2005, ha sottolineato il rappresentante della Fiei, “i capitoli di spesa del complesso delle regioni italiane per gli italiani all’estero non hanno superato i 35 milioni di euro, vale a dire un investimento annuo pro-capite pari a circa 10mila delle vecchie lire. Sono – per Ricci – investimenti irrisori rispetto alla varietà delle esigenze degli italiani emigrati”.
“La proposta – ha proseguito – a tal proposito è che si modifichi l’impostazione ormai datata con cui vengono assegnati i fondi per l’estero. Oggi infatti non viene ancora riconosciuto che il corregionale all’estero è un cittadino di una specifica regione italiana a tutti gli effetti. Si dovrebbe superare – secondo Ricci – l’approccio attuale e coinvolgere gli assessorati competenti (turismo, commercio, cultura), al fine di ottimizzare le spese”. “All’interno del dibattito del Cgie – ha aggiunto – dovrebbe inoltre essere riportata la materia legislativa che regola l’associazionismo e la promozione sociale per i corregionali all’estero. Sono infatti passati ornai 10 anni da quando il primo Governo Prodi” diede vita a quella che può essere definita una svolta in materia di emigrazione, “un tentativo di riqualificazione delle politiche per l’emigrazione, materia che poi è stata messa da parte e che viene riproposta oggi in modo obsoleto”. “La CNE – ha concluso – ha questo compito: riportare le questioni fondamentali per il mondo migratorio al centro della politica nazionale”.
Da più parti è stata inoltre sottolineata la necessità di un ricambio generazionale all’interno dell’associazionismo, la scarsa partecipazione dei giovani alle iniziative delle varie associazioni nelle diverse parti del mondo, la mancanza d’iniziativa e d’interesse dei giovani. In particolare, ci si è chiesti “perché nell’associazionismo siamo prevalentemente anziani? Come si può far capire ai giovani l’importanza delle associazioni?”. Sul tema delle nuove generazioni è in particolare intervenuto Mario Bosio (AIE), secondo il quale i giovani “si sentono respinti da un mondo troppo anziano che non sentono proprio. Per questo è importante che uniscano le forze, si riuniscano e tirino fuori proprie idee innovative”.
“Un’autocritica nei confronti delle associazioni della consulta” è stata invece avanzata da De Gaudens, rappresentante dell’UNAIE, secondo il quale si avverte “un’insoddisfazione della CNE per non riuscire ad essere particolarmente efficace a causa della diversità di comportamenti degli obiettivi delle singole associazioni che percepiscono la Consulta come organismo in cui controllare che non emergano iniziative che possano limitare o contrastare le iniziative specifiche”. “La consulta – ha detto – era nata per dare forza alle associazioni. In realtà oggi viene limitata dalle stesse associazioni”.
Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Padre Lorenzo Prencipe. “Con questo convegno ci eravamo posti un obiettivo”, ha esordito. “Parlare agli interlocutori, obiettivo che non è stato raggiunto perché gli interlocutori sono mancati”. Al convegno erano infatti stati invitati anche rappresentanti del Governo, i parlamentari eletti all’estero, la Direzione Generale per gli Italiani all’estero e le Politiche Migratorie del Mae. “Rappresentativi – ha sottolineato – si è quando si è riconosciuti come tali. Non si può parlare di reciprocità se non c’è un dialogo diretto con gli interlocutori”. “Non siamo forti insieme – ha proseguito – , ma siamo forti da soli, come associazioni. Come Cne perdiamo la nostra forza”. Da qui l’invito a riflettere: “se vogliamo continuare a stare insieme sotto forma di consulta dobbiamo trovare le strategie per raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo. Ed uno di questi è proprio l’essere riconosciuti”.

(stefania del ferraroaiseEminotizie)

 

 

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