20061212 11:59:00 webmaster
Trent’anni in Ecuador, tra teatro, cultura italiana e impegno sociale.
Osservatorio delle Donne Italiane all’Estero: “Un preciso impegno che le consigliere CGIE sono determinate a proseguire”
GUAYAQUIL – Dall’Italia all’Ecuador, dove l’ha portata il cuore. “Mi considero fondamentalmente milanese con radici genovesi e padovane, e ora con il cuore guayaquilegno, dato che da trent’anni risiedo in questo meraviglioso Paese, essendomi sposata con un guayaquilegno conosciuto a Milano”. Nata a Genova, padre genovese e madre padovana, trasferita nel capoluogo lombardo a nove anni, Marina Salvarezza, nel 1976 si è portata in Ecuador tutte le sue passioni e la sua voglia di impegno. Attrice, regista, insegnante di teatro, docente universitaria a Guayaquil, ha creato gruppi teatrali, ha fondato un Comitato della Dante Alighieri e la Camera di Commercio italo-ecuadoregna.
Già presidente del Comites in Ecuador è dal 2004 consigliera del CGIE in rappresentanza delle comunità italiane in Ecuador e Colombia.
Sorriso dolce e aperto, personalità vulcanica, eclettica. Donna fortemente impegnata su vari fronti Marina Salvarezza, che a Padova lo scorso anno ha ricevuto una medaglia d’oro “per aver onorato con il suo lavoro e il suo impegno civile e sociale Padova e l’Italia nel mondo”.
Consigliera, lei rappresenta le comunità italiane due realtà, Ecuador e Colombia, sicuramente complesse, difficili. Come se la passano in questi Paesi i nostri connazionali?
I nostri connazionali in Ecuador e Colombia vivono una realtà molto similare anche se mi limiterò a rispondere basicamente per i connazionali dell’Ecuador, Paese nel quale vivo e che conosco profondamente, mentre per la Colombia ho molte informazioni non dirette per cui potrei anche essere imprecisa e desidero evitare l’approssimazione.
Parliamo allora di italiani in Ecuador. Chi sono? Quali le problematiche, le richieste della comunità italiana nel Paese?
La maggior parte degli italiani residenti in Ecuador appartiene a generazioni di immigrati degli anni 1860-1950. Molti di loro raggiunsero una buona posizione sociale molto solida fino agli anni 1970-1980, quando, per il deteriorarsi della situazione economica e sociale del Paese, persero potere.
Soprattutto l’alto costo della vita ha ridotto la possibilità di far studiare i figli nelle migliori scuole, perché qui il sistema scolastico nazionale è decaduto moltissimo negli ultimi cinquant’anni, per cui coloro che possono permetterselo, mandano i figli a studiare in scuole private costose e dopo le medie, all’estero.
Questo cammino è diventato quasi impercorribile per molti discendenti di italiani che cercano di riavvicinarsi al Paese di origine per ottenere passaporti e una nuova possibilità di buona istruzione e future, migliori possibilità di impiego e di lavoro.
Esistono anche forti problemi di ordine medico e di pensioni. Queste ultime sono veramente irrisorie. Molte persone non hanno diritto a nessun contributo pensionistico italiano perché hanno sempre ed esclusivamente lavorato in Ecuador per cui si trovano a ricevere 200-300 dollari al mese, in casi favorevoli, e queste cifre non permettono oggi una vita decente.
Non parliamo poi dei casi di operazioni o di degenze ospedaliere: qui senza un’assicurazione medica privata sei morto prima di… morire.
Per molti connazionali una malattia grave o un’operazione più difficile, ha rappresentato la vendita della casa e dei terreni acquistati con il lavoro di anni o di due-tre generazioni e quindi, ha significato la perdita di quello stato sociale al quale molti erano stati abituati da sempre.
Per poter aiutare meglio i nostri connazionali ed essere più vicina alle loro reali esigenze, sto aprendo la UIM in Ecuador. Spero in questo modo di servire con più efficienza e preparazione la nostra collettività.
E le donne? Qual è stata e qual è oggi la situazione delle donne italiane e di origine? Cosa si potrebbe fare di più per loro?
Da questa frettolosa analisi può ben dedurre che sono proprio, e come sempre, le donne a soffrirne le conseguenze più dolorose perché è su di loro che pesa il mantenimento della casa, la situazione scolastica o medica dell’intera famiglia, e il problema degli anziani, esattamente come in Italia.
Si è sempre in attesa dell’Osservatorio delle Donne Italiane all’Estero. Attesa che, si spera non si prolunghi troppo in questa legislatura. Nel frattempo voi, piccola ma agguerrita “pattuglia” delle consigliere CGIE, non ve ne state alla finestra. Volete promuovere progetti “propedeutici” al futuro Osservatorio e, per poterli realizzare, avete chiesto ai vostri colleghi di farsi parte attiva nella richiesta di fondi. Che cosa avete in mente?
L’Osservatorio delle Donne Italiane all’Estero è non solo un’idea ma un preciso impegno che nonostante le difficoltà le consigliere CGIE sono determinate a proseguire, con progetti dedicati in prima istanza all’analisi e al riconoscimento della situazione femminile nel mondo, da cui trarre precise direttive per preparare una piattaforma di iniziative pratiche e efficaci. Tutto questo può apparire ambizioso e di lunga scadenza, però abbiamo fiducia nel nuovo governo e nella nostra capacità di lotta, che si potrebbe paragonare a una piccola goccia, lenta e costante, che però riesce a perforare la più dura e inespugnabile montagna.
Nella sua vita la cultura occupa una parte molto importante . Intensa la sua attività in campo teatrale. E poi, l’impegno didattico… E’ una vera vocazione, la sua, alla diffusione della cultura. Ovviamente, anche quella italiana.
La mia vita quotidiana è dedicata al teatro, alla formazione di giovani e adulti, e alla cultura in generale, attraverso il mio lavoro presso scuole, università, teatri e studi di televisione. Vi partecipo come attrice, regista e insegnante.
Ho fondato, o preso parte alla fondazione di molti gruppi di teatro e centri di cultura, e dal mio arrivo a Guayaquil lo sviluppo e la diffusione della cultura italiana, hanno sempre avuto un ruolo di primo piano fra le mie attività.
Attualmente dirigo il mio gruppo di teatro, fondato nel maggio 1984, che si chiama ¨Teatro Experimental Guayaquil¨, con il quale ho messo in scena più di quaranta opere, molte di autori italiani come Luigi Pirandello, Carlo Goldoni, Aldo De Benedetti, Mario Fratti, Dario Fo e Franca Rame. Con la Dante Alighieri presentiamo cicli di film italiani che ricevono un altissimo consenso e partecipazione del pubblico in generale, oltre alla costante offerta di corsi di lingua italiana, di conferenze e concerti. Coordino un festival di teatro dedicato a uno dei più grandi drammaturghi equatoriani, José Martínez Queirolo, di origine italiana (come si può capire dal secondo cognome, quello materno), con il quale ho presentato, alla fine di ottobre, una simpatica satira-farsa dedicata alla famosa tragedia di Shakespeare “Romeo e Giulietta”. Quest’opera, da lui scritta, è stata anche interpretata dall’autore e dalla sottoscritta.
(Simonetta Pitari-InformEminotizie)
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