2588 BRASILE: Con la forza del popolo, concertazione alla brasiliana

20061221 13:47:00 webmaster

di Andrea Lanzi

Candido Mendes – uno dei 25 maggiori pensatori mondiali secondo Le Nouvel Observateur – nell’intervista del 20 novembre al Jornal do Brasil ha dichiarato fra l’altro: “Parto dal principio che esiste una coscienza che proviene dal Brasile delle persone carenti, che hanno compreso il processo di cambiamento in corso. Questa coscienza non è cambiata con la crisi che ha colpito il governo” “Chi ha vinto le elezioni è stato Lula, non il PT. Lula ha vinto nonostante il partito. E’ un Lula senza eredi politici.

Paradossalmente il PT avrà ancora importanza se riuscirà organizzare una nuova sinistra insieme al PSB (Partito Socialista Brasiliano)”. Prendiamo spunto da queste dichiarazioni per fare qualche riflessione.
La vittoria di Lula è stata talmente netta che ha costretto lo stesso PSDB (Partito Socialdemocratico Brasiliano), il partito del candidato sconfitto Geraldo Alckmin, ad ammettere con le dichiarazioni del senatore Arthur Virgílio, la possibilità di un dialogo con il governo sulle riforme strategiche di cui il Brasile ha necessità anche il PPS (Partito Popolare Socialista), che si è unificato con due minuscoli partiti, il PMN e il PHS, dando vita al partito MD (Mobilitazione Democratica) per superare la clausola di barriera, ha dichiarato per bocca di Roberto Freire che non appoggerà il governo ma che il nuovo partito è disposto a dialogare in parlamento. Il PSDB e il PPS, insieme all’ultra conservatore PFL (Partito Fronte Liberale), avevano chiesto l’incriminazione e la destituzione di Lula in campagna elettorale: evidentemente la sconfitta ha consigliato un ripensamento. Lula, inoltre, immediatamente dopo le elezioni ha iniziato gli incontri con i vari governatori assicurandosi l’appoggio di 20 su 27 degli stessi. Anche il nocciolo duro del potere tucano, i governatori di San Paolo e di Minas Gerais, José Serra e Aécio Neves, non sembrano interessati ad uno scontro con il governo federale, ma ad una relazione di reciproci vantaggi, entrambi interessati alla corsa presidenziale del 2010 quando Lula non potrà essere candidato. Fra i temi di possibile unità fra i diversi partiti uno dei più importanti è quello della riforma politica: finanziamento pubblico delle campagne elettorali, obbligo di fedeltà al partito pena la perdita del mandato, voto di lista e non nel singolo candidato sono i temi più importanti in discussione.
Il Presidente Lula sembra intenzionato a creare una solida maggioranza parlamentare negoziando l’appoggio dell’insieme del PMDB (Partito Mobilitazione Democratica Brasiliana) al governo questo partito che da sempre è espressione di alleanze politiche locali, prive di una strategia e di una proposta nazionale, sembra voler accettare un patto di legislatura con il Presidente Lula se questa operazione politica andasse a buon fine sarebbe realizzato il passo fondamentale per la stabilità politica, per lo meno fino alle elezioni municipali del 2008. Questa stabilità politica dovrebbe essere la base per approvare le misure necessarie per garantire la crescita economica tanto più che le politiche di assistenza sono quasi arrivate al tetto, ovvero non hanno molti margini per coinvolgere altre famiglie avendo coinvolto quasi interamente coloro che hanno diritto di beneficiarne. Si sottolinea anche che il più importante programma sociale che favorisce 11 milioni di famiglie, il Bolsa Família, è una misura di sicurezza alimentare che a famiglie con almeno 3 figli con una rendita inferiore a 60 reais pro capite assicura 95 reais mensili, pari a 35 euro dietro alle accuse di populismo si nasconde la rabbia di coloro che considerano un lusso garantire il diritto alla alimentazione. Dopo le elezioni municipali del 2008 si definiranno le alleanze in vista delle presidenziali del 2010.
L’alleanza fra PSDB e PFL che aveva eletto Fernando Henrique Cardoso nel 1994 e nel 1998 è tramontata definitivamente: il PFL si appresta a sostituire alla guida del partito il reazionario Bornhausen con il giovane Rodrigo Maia che dovrà ricostruire il partito dopo la sconfitta storica del candidato di Antonio Carlos Magalhaes in Bahia e l’abbandono di Roseana Sarney il PSDB, nato con aspirazioni e un programma socialdemocratico, deve aggiornare le sue proposte e riposizionarsi nello scacchiere politico per non essere l’eterno alleato della destra. Il PMDB se appoggerà compatto il secondo governo Lula, con il conseguente ampio spazio nella compagine ministeriale, non dovrebbe porsi alla ricerca di improbabili candidati alla Presidenza. Il PT ha superato bene la bufera degli scandali e celebrerà nel 2007 il proprio congresso nazionale dopo la gestione unitaria del partito, che ha caratterizzato la gestione Berzoini fino ad ora, riuscirà a fare un congresso in cui si discute di quale Brasile vuole costruire senza riaprire le lotte interne fra le correnti? Ammesso che riesca in questa impresa e dia vita ad un polo programmatico progressista insieme al PSB e al PCdB, individuerà un candidato unitario per il dopo Lula? E Lula che nel 2010 avrà solo 65 anni cosa pensa di fare? Che il Presidente aspiri alla pensione non ci sembra credibile.

(Andrea Lanzi- Forum Democratico Rio de Janeiro)

http://www.forumdemocratico.org.br

 

 

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