4839 FIRENZE: Sinistra Arcobaleno, Vendola: «Non cerchiamo capri espiatori»

20080419 19:33:00 redazione-IT

Al Palacongressi di Firenze assemblea dell’ associazione per la sinistra unita e plurale alla quale prendono parte, tra gli altri, Giovanni Russo Spena, Paolo Cento, Paolo Ferrero, Gennaro Migliore, Piero Sansonetti e Niki Vendola. Nella grande aula sono confluite da buona parte dell’ Italia del nord e del centro circa un migliaio di persone.

Vendola: no alla resa dei conti Assemblea in piedi e un minuto di applausi per Niki Vendola, presidente della regione Puglia. È necessario «sorvegliare le parole delle prossime ore» essere «cauti» avere «amore e attenzione per questa comunità e consentirle di rialzarsi in piedi», ha esordito Vendola. «Bisogna ripartire da qui – ha detto – dall’ analisi della sconfitta. E ci sono due modi: uno che è nella tradizione della peggiore storia sinistra ovvero la ricerca di capri espiatori e colpevoli». A questo, Vendola non vuole «partecipare».

«Anzi – spiega – mi iscrivo alla lista dei colpevoli perchè credo che qualunque dirigente a qualsiasi livello si debba sentire colpevole». «Io – ha proseguito – vorrei partecipare alla discussione sulle cause, bisogna sorvegliare le parole nelle prossime ore, essere cauti, avere cura e amore per questa comunità per consentirle di rialzarsi in piedi».

Il dolore, ha proseguito Vendola nel suo intervento, può essere «una lente di ingrandimento per capire di più e cominciare un altro percorso. Non è vero che chi cade può solo rialzarsi, ci sono anche quelli che si divertono a spezzarsi le gambe e questo io non lo voglio». «Nella società – ha aggiunto – c’è stato un sommovimento straordinario, un cambiamento grande rispetto al quale abbiamo strumenti analitici e strategici asfittici, desueti, poveri e ce la caviamo solo con un pò di sociologia della catastrofe. L’impressione è che il nostro discorso sia sempre un po’ artificiale ed esteriore, un discorso di chi non capisce più il territorio del lavoro non per snobismo radical-chic, ma perché quei territori del lavoro hanno subito una trasformazione grande».

Forse, ha concluso Vendola, «noi dovremmo umilmente, piuttosto che parlare di precari, ascoltare i precari. Il punto non è la domanda politica e sociale di cambiamento, il punto è la nostra offerta politica che è apparsa rinsecchita, povera, un’improvvisazione elettorale. Così è apparso l’Arcobaleno». E «a chi chiedeva come è potuto accadere – ha sottolineato Vendola – bastava vedere tutti i commenti della sinistra arcobaleno dopo la disfatta. Era la controprova che la Sinistra Arcobaleno era stata materia gassosa, non c’era dietro un progetto, un convincimento, una storia, qualcosa che entrasse nell’immaginario».

«Siamo in una fase di transizione, bisogna evitare qualsiasi show down da qui al congresso che dovrà essere l’occasione di aprire il partito ai militanti e a tutto quel popolo che vuol rimettere in piedi la sinistra», ha detto Vendola a margine dell’assemblea. A chi gli ha fatto notare che se ci fosse stato lui alla guida della Sinistra arcobaleno la sconfitta non ci sarebbe stata, Vendola ha risposto di non condividere «questa specie di emozione ingenerosa, questa ingratitudine e anche ferocia che c’è nel cercare in Bertinotti e nei dirigenti della sinistra arcobaleno l’immagine di tutte le colpe. Non penso che il mio volto avrebbe risolto il problema che non è un problema di leadership ma di linguaggio».

Ferrero: non mi candido a segretario Prc Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, ha annunciato di non essere candidato a segretario di Rifondazione comunista. «Il partito – ha detto – deve fare una discussione e decidere chi deve dirigerlo. Sono il primo responsabile di questa sconfitta e non cerco capri espiatori. Non se ne può più di campagne di stampa in questo senso». Penso che sia assolutamente necessario ripartire dalla discussione collettiva che credo vada allargata nei prossimi giorni: riaprire una discussione politica larga e non sequestrarla negli apparati ristretti». La riorganizzazione del partito «deve riguardare come si valorizzano tutte le militanze che ci sono, di come si ridiventa un punto di riferimento per la gente che soffre». «Il fatto che dentro un partito in cui si apre una discussione – ha aggiunto – ci debba essere una gestione che tenga conto di tutte le opinioni e di tutti i punti di vista è semplicemente un passaggio di democrazia».

«È evidente che abbiamo fallito al governo e nella maggioranza – ha spiegato – e abbiamo fallito perché questo governo ha riprodotto la logica dei due tempi, prima si riduce il deficit e poi si vede, ma quando c’è stato da redistribuire non l’ha fatto. Non penso che abbiamo perso perché non abbiamo avuto l’accordo col Pd, avevamo già perso prima, nell’incapacità in questi due anni di rispondere alle speranze che nel 2006 c’erano state».

Una delusione che ha pagato soprattutto la sinistra radicale: «Noi abbiamo perso più di tutti – ha aggiunto Ferrero – perché su di noi c’erano le maggiori aspettative, e la gente ci ha detto che non si capiva a cosa servivamo, e ha votato Veltroni dicendo che almeno serviva a battere Berlusconi, oppure è stata a casa dicendo che sono tutti uguali».

Se il nodo è quello dell’ utilità sociale della sinistra, «penso che il problema che abbiamo davanti è come riuscire a dar corso all’azione che abbiamo cominciato, dando conto alla fortissima esigenza di unità che c’è, evitando di ripetere gli errori fatti». Così il ministro della Solidarietà sociale ed esponente del Prc Paolo Ferrero a Firenze nel suo intervento all’assemblea della sinistra unità e plurale. «La costruzione dall’alto e lottizzata tra forze politiche – ha detto Ferrero – non è un buon modo di procedere».

Migliore: parola agli iscritti Per il capogruppo alla Camera del Prc Gennaro Migliore «sicuramente il gruppo dirigente è dimissionario ed è chiaro che non può essere riproposto da qui al congresso e che il congresso deve essere una fase di discussione vera». «Anticipare questa discussione – ha aggiunto – significherebbe fare del congresso una vuota rappresentazione di ciò che si è compiuto prima. Io penso che la parola debba essere data agli iscritti; per questo non si riparte dagli organismi dirigenti ma si riparte dalla base».

Migliore, rispondendo a chi gli ricordava l’invito di Diliberto a ripartire dal simbolo comunista, ha osservato che «quello che non possiamo fare è tornare sic et simpliciter a Rifondazione pre 1998. Quella è una scadenza che per noi ha segnato un processo di autonomia: nel ’98 abbiamo scelto l’autonomia della sinistra rispetto al quadro del governo e abbiamo investito nei movimenti. Diliberto propone di tornare a prima del ’98 e non capisco questo cosa c’entri con il percorso di ricostruzione della sinistra».

Ginsborg attacca i dirigenti di Prc «Dobbiamo rispondere a questa domanda: chi rappresenta ora la sinistra? Penso che ci sia un grande spazio a sinistra del Pd e se siamo umili e intelligenti possiamo, con tenacia, riempirlo. Non sono pessimista, possiamo farcerla ma dobbiamo subito risolvere i problemi di chi ci rappresenta». Lo ha detto Paul Ginsborg intellettuale e anima del movimento della Sinistra unita e plurale intervenendo all’assemblea a Firenze. «Non posso stare – ha aggiunto – in un’aggregazione politica in cui la democrazia non c’è. Dico a quegli esponenti di Rifondazione che oggi saranno al comitato nazionale che io non voglio che i nostri destini siano decisi da loro, non è possibile». Quindi, smettete di «litigare e di radicalizzare le posizioni che vi dividono. Abbiamo bisogno di Rita Borsellino, di Paolo Ferrero, di Fulvia Bandoli, di Niki Vendola e tutti insieme non vogliamo sentire che vi siete divisi».

«Oggi – ha proseguito Ginsborg – ho visto negli occhi dei dirigenti di Rifondazione il veleno della parte, del risentimento, della radicalizzazione. Bisogna in qualche modo, pur sapendo che veniamo da tante tradizioni, saper lavorare insieme. Nessuno dalla società civile vi direbbe mai: dovete sciogliervi. Dovete decidere voi, ma dovete aprire subito uno spazio di decisione nostra tutta e non possiamo aspettare».

Tortorella si sente male Momenti di paura per Aldo Tortorella, esponente storico del Pci, che è stato colto da malore subito dopo aver terminato il suo intervento. Scendendo dal palco per tornare a sedersi in platea, l’81enne Tortorella si è sentito male, ed è stato sorretto da due compagni mentre stava per cadere a terra; è stato quindi soccorso sul posto da personale sanitario, ed è tuttora sotto osservazione nei locali del Palacongressi. Secondo quanto appreso, lo storico membro della Resistenza e del Pci, ha sofferto un piccolo problema cardiaco.

Nel pomeriggio poi Tortorella è rientrato tra gli applausi e ha ripreso a seguire i lavori dell’assemblea.

www.unita.it

 

 

4839-firenze-sinistra-arcobaleno-vendola-non-cerchiamo-capri-espiatori

5585

EmiNews 2008

Visits: 12

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.