2606 Guantanamo e Afghanistan: l'orrore raccontato dall'Fbi

20070103 17:40:00 webmaster

Un’associazione americana per la tutela dei diritti civili costringe l’Fbi a pubblicare un dossier del 2004 che raccoglie le testimonianze degli agenti inviati a Guantanamo. Dentro c’è un dettagliato elenco delle torture inflitte ai prigionieri. Ma anche l’agghiacciante racconto dei crimini di guerra compiuti dall’Alleanza del Nord in Afghanistan. (da l’Unità)

Detenuti incatenati a terra, in posizione fetale, per oltre 24 ore. Senza cibo né acqua. Al freddo, o a farsi bollire il cervello a quasi 40 gradi, senza un filo d´aria. Privati del sonno, rintronati di musica rap, metal e rock satanico. Incalzati dai denti di un pastore tedesco. Mascherati da donna e costretti ad assistere alla lap dance dei carcerieri, innaffiati di sangue mestruale, con la faccia premuta sui genitali di una soldatessa. Battezzati da un finto prete, ricoperti da bandiere israeliane. Picchiati, sbattuti a terra, con il naso rotto, graffi sul viso, le dita legate e spezzate.

Abusi che si ripetono più e più volte, per anni, nella base americana di Guantanamo, a Cuba. Violenze che l´Fbi nel 2004 ha schedato una ad una, raccogliendo le testimonianze dei suoi agenti che sono venuti direttamente a contatto con i detenuti o che hanno assistito agli interrogatori. L´orrore è registrato e classificato con impersonale linguaggio burocratico. Ventisei risposte positive e molte altre risposte "non negative" sono state raccolte in un dossier. E ora, a due anni di distanza, il dossier è stato reso pubblico sullo stesso sito dell´Fbi (nella sezione dedicata ai documenti resi noti in base al Freedom of Information Act) grazie alla battaglia legale dell´American Civil Liberties Union (Aclu), un´organizzazione per i diritti civili che ha denunciato Donald Rumsfeld e altri responsabili americani a nome di ex-prigionieri che affermano di essere stati vittime di maltrattamenti.

«Nulla di nuovo», sostiene il comandante John Carpenter, portavoce del Pentagono. Il sistema, d´altronde, fa leva sull´assuefazione all´orrore. Gli abusi di Guantanamo sono noti. E forse, come sostiene l´Fbi, non raggiungono i livelli di Abu Grahib. Ma come rispondere ad una violazione dei diritti umani descritta con tanta dovizia di particolari, e per giunta da una fonte ufficiale, incontestabile? «Gli Stati Uniti gestiscono operazioni di detenzione sicure, umane e professionali su combattenti nemici che forniscono informazioni preziose nella guerra contro il terrore», sostiene ancora Carpenter, dopo la diffusione del dossier. Colpisce, nel rapporto stilato dal Fbi, l´assenza di ogni riferimento ad ipotesi di reato. Eppure le prove ci sono, certificate dagli stessi agenti federali. Colpisce altrettanto, a proposito dell´assuefazione agli abusi, la nota che spesso accompagna il racconto di umiliazioni e intimidazioni subite dai detenuti: «Questo non contrasta con la policy del Dipartimento della Difesa», «rispettoso della policy del Dipartimento della Difesa», «non sembra eccessivo nell´ambito della policy del Dipartimento della Difesa», «al testimone fu spiegato che il segretario alla Difesa Rumsfeld approvava la tecnica».

Nel rapporto del Fbi c´è un orrore quotidiano, fatto di piccoli abusi, prevaricazioni e offese ma anche un orrore straordinario, al limite del tentato omicidio. Un detenuto, ad esempio, racconta come è stato picchiato fino a perdere i sensi: «Le guardie – si legge in uno stringato riassunto – entrarono nella sua cella pur non avendo subito alcuna provocazione, lo schiaffeggiarono e lo insultarono chiamandolo figlio di puttana bastardo matto. Il detenuto si girò sulla pancia per proteggere lo stomaco, che aveva subito una recente operazione. Un soldato allora gli saltò sulla schiena, lo colpì in faccia e lo pestò fino a farlo svenire. Disse di averlo picchiato perché era mussulmano. Anche una guardia donna lo picchiò e gli prese la testa sbattendola sul pavimento della cella. In seguito il detenuto fu portato all´ospedale».

Fra tante testimonianze una si distingue in modo particolare. Perché qui l´agente Fbi che stila il rapporto non parla degli abusi do Guantanamo ma riferisce la testimonianza di un detenuto su veri e propri crimini di guerra compiuti in Afghanistan dall´Alleanza del Nord durante la guerra del 2001 contro i Talebani. Con l´assenso o la partecipazione degli statunitensi. Responsabili, ad esempio, di bombardamenti indiscriminati sui civili. «Il testimone vide un gruppo di donne piangere vicino al fiume, le loro case erano state distrutte da un bombardamento aereo. Camion pieni di persone che cercavano di fuggire erano stati colpiti dagli aerei».

Un uomo occidentale in jeans, forse americano, è anche il possibile testimone della cattura del detenuto poi approdato a Guantanamo. Questo il racconto della sua odissea: «Nel secondo giorno dopo la cattura il detenuto fu messo in un fosso da gente dell´Alleanza del Nord. Il giorno dopo gli fu permesso di salire su un camion e fu mandato a Mazar-e-Sharif. I camion si fermarono in una località sconosciuta. Vide un grande, alto, uomo dall´aspetto caucasico e americano che indossava blu jeans. L´uomo scattò foto alcune foto ai camion e agli occupanti. La notte, quando arrivò a Mazar-e-Sharif, vide file di uomini armati. Fu chiuso in un container metallico da nave grande come sei celle di Guantanamo con circa altre 100 persone. Il container fu in seguito chiuso e il detenuto svenne a causa della mancanza d´aria. Quando si riprese c´erano nuovi fori nel container. Vide che il metallo era rientrato. Si accorse di avere un´abrasione sul gomito che poteva essere stata prodotta da una pallottola. L´uomo accanto a lui era morto. Pensa di essere stato nel container per 24 ore – solo 20 uomini sopravvissero. Quando si aprì era nella prigione di Sabergaan. I morti furono ammassati in una buca e bruciati, e sentì che con loro furono bruciati anche quelli troppo deboli per uscire dal container. I soldati americani arrivarono circa un mese dopo».

http://foia.fbi.gov/foiaindex/guantanamo.htm

 

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EmiNews 2007

 

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