2605 EUROPA a 27: Bucarest e Sofia in festa per la Ue

20070103 11:19:00 webmaster

Celebrato nelle due capitali l’ingresso ufficiale nell’Unione, tre anni dopo gli altri paesi dell’est.
Romania e Bulgaria restano comunque i parenti più poveri dell’Europa. Ieri in migliaia hanno «testato» i varchi di frontiera: ma solo per turismo. Solo la Polonia e altri tre paesi Ue hanno aperto i propri confini ai nuovi arrivati «per lavoro»

M.D.C.- Bucarest

Da ieri l’Unione europea ha 27 membri: dopo un tormentato percorso di avvicinamento, Romania e Bulgaria sono arrivate al traguardo e sono entrate ufficialmente a far parte della Ue. Bucarest e Sofia hanno visto nella notte di Capodanno festeggiamenti raddoppiati rispetto alla consuetudine, e ieri nelle due capitali si sono svolte le cerimonie ufficiali per consacrare il nuovo status dei rispettivi paesi.
Da ieri dunque l’Europa comunitaria ha una nuova fisionomia: si allarga considerevolmente per territorio, raggiungendo le rive del Mar Nero (il che si porta dietro una notevole valenza storico-simbolica, perché è la prima volta dal tempo dell’Impero Romano che un organismo unitario europeo si estende dall’Atlantico al Mar Nero) e anche per popolazione, che passa da 460 a 490 milioni di persone, con un aumento del 6 per cento. In termini di prodotto lordo, però, l’incremento portato dai due nuovi membri è molto modesto, dell’1 per cento circa. Questo in effetti è il punto che ha reso più difficile per romeni e bulgari seguire la strada che gli altri paesi dell’ex Europa realsocialista hanno compiuto nel 2004: Romania e Bulgaria si trovano oggi ad essere i paesi più poveri della Ue, e di gran lunga. In più, cosa che ha fatto storcere il naso fino all’ultimo a molti degli altri membri, si portano dietro un serio retaggio di corruzione e criminalità intrecciate alla pubblica amministrazione, il che fa legittimamente temere qualche conseguenza negativa anche nel resto dell’Unione, soprattutto dove si va a parlare di commerci, licenze, tariffe.
Ma intanto è l’ora dei festeggiamenti. Nonostante le basse temperature, decine di migliaia di cittadini di Bucarest e Sofia sono rimasti nelle piazze tutte la notte, stappando spumante (la Romania ne produce di discreta qualità, mentre i bulgari hanno più vino) e cantando e ballando. A Bucarest una folla di quarantamila persone ha ascoltato il presidente Traian Basescu affermare che «è stato un cammino duro, ma ora siamo giunti sulla strada che porta al successo e alla felicità». Forse un po’ troppo ottimista: molti comunque si sono spinti a fare la «prova concreta» del nuovo status dei propri paesi, varcando i confini terrestri condivisi con il resto della Ue (la Romania confina con l’Ungheria, la Bulgaria con la Grecia) per andare a visitare brevemente qualche cittadina di confine: giusto per verificare se davvero almeno le lunghe pratiche di controllo documenti in frontiera potessero considerarsi un ricordo del passato.
La coda al confine per i «non-Ue citizens» ora effettivamente può essere saltata, e si fa presto ad andare dall’altra parte della frontiera per una visita, per turismo: ma tutti sanno benissimo che lavorare negli altri paesi della comunità sarà un’altra faccenda, con molte restrizioni che resteranno in vigore ancora per anni. Fino ad oggi, solo Polonia, Estonia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno abolito queste restrizioni, mentre la maggior parte dei 25 paesi Ue hanno rifiutato di aprirsi in tempi brevi ai lavoratori dei due nuovi paesi. I romeni, soprattutto, sperano che questo rappresenti un primo passo per una liberalizzazione più ampia del mercato del lavoro, che potrebbe portare un consistente aumento dei redditi per una popopolazione che ha ancora i salari più miseri del continente (in media 160 euro al mese) e poche opportunità di lavoro qualificato. Ma nell’attesa, molti in Romania e Bulgaria temono che gli aumenti di prezzi legati alle nuove strutture di mercato europee arrivino assai prima degli aumenti di reddito legati a una più facile emigrazione per lavoro.
L’entusiasmo per l’ingresso nell’Unione, poi, viene visto dalla maggior parte dei cittadini di Romania e Bulgaria come temporaneo e suscettibile di una rapida inversione, se le condizioni economiche della maggioranza della popolazione dovessero ora peggiorare invece di migliorare – come del resto è avvenuto in parecchi casi analoghi, per esempio in Polonia. La volatile politica romena e bulgara, dove si sono già verificati in passato drastici e rapidi mutamenti di umore dell’elettorato, non manca di partiti violentemente nazionalisti, conservatori ed euroscettici, pronti senz’altro ad approfittare della situazione per guadagnare voti.
A meno che non intervengano anche fattori diversi. A Sofia, per esempio, il discorso più applaudito durante le celebrazioni è stato quello del commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn, secondo cui il passo compiuto ieri «significa che ora c’è tutta l’Unione Europea dietro la vostra richiesta di salvezza e di libertà per le infermiere bulgare condannate a morte in Libia. Non siete più soli, siete in Europa».

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Nuove frontiere europee: Porte aperte a badanti e colf rumene

Manco a farlo apposta, nel giorno in cui i romeni e bulgari sono diventati comunitari, a Roma il primo bambino nato del nuovo anno è rumeno. Ma i cittadini dei due paesi dovranno aspettare ancora per accedere alla serie A dei cittadini europei. Avranno infatti accesso a molti settori del mercato del lavoro ma non a tutti. In Italia il consiglio dei ministri ha fissato un’apertura immediata per i settori del lavoro dirigenziale e altamente qualificato, di quello agricolo e turistico-alberghiero, del lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico. E’ ugualmente prevista l’apertura immediata per il settore del lavoro stagionale. Il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero ha spiegato che in realtà si tratta essenzialmente di colf e badanti, «molti già presenti nel nostro territorio». Altri paesi europei hanno introdotto norme ben più restrittive

 

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EmiNews 2007

 

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