2664 Le conclusioni dalla Commissione De Mistura sui Centri di permanenza temporanea

20070201 15:26:00 webmaster

Proposto il graduale e sostanziale ridimensionamento della popolazione dei Cpta

Amato: “Ridurre il numero degli stranieri senza titoli legali che girano fra le carceri e i centri di permanenza di tutta Europa”

ROMA- 300.000 soggiornati irregolari presenti in Italia, 20.547 respingimenti alla frontiera, 24.902 allontanamenti dal territorio nazionale e 73.771 espulsioni eseguite dai questori. E’ da questo contesto numerico che si sviluppa il rapporto che la commissione per le verifiche e le strategie dei centri d’accoglienza e trattenimento degli immigrati ha presentato al Viminale a sei mesi dal suo insediamento. L’organo collegiale, voluto dal ministro dell’Interno e presieduto dall’ambasciatore Staffan De Mistura, ha riunito intorno ad un tavolo i massimi vertici tecnici del Viminale e una variegata rappresentanza delle principali organizzazioni, come la Caritas, le Acli, il Cir e l’Arci, che si occupano d’immigrazione.
Dal rapporto viene in primo luogo fatta chiarezza sulle varie tipologie delle strutture che ospitano gli immigrati clandestini ed irregolari. Vi sono i Centri d’accoglienza (Cpa) che forniscono il primo soccorso agli stranieri e possono contare su 2.394 posti. A queste strutture in prima linea si affiancano i Centri di identificazione (Cid), che si occupano dei chiedenti asilo ed hanno circa 730 letti, e i Centri di permanenza temporanea ed assistenza (Cpta) che possono contare su 1940 posti e vengono utilizzati per trattenere gli immigrati privi di un’identità o in attesa d’espulsione. Nei Cpta passano mediamente ogni anno circa 22.000 stranieri che sono in prevalenza di nazionalità marocchina, nigeriana, palestinese e tunisina. In questo contesto un caso a parte è quello dei rumeni che oggi non possono più essere trattenuti ma che, prima dell’entrata della Romania nell’Unione europea, rappresentavano circa il 30% degli immigrati rinchiusi nei Centri di permanenza temporanea. Dal rapporto viene suggerito anche un innovativo approccio alla gestione dell’immigrazione clandestina che non prevede però la chiusura dei Cpta. Un’opzione, quest’ultima, che era stata richiesta anche da alcuni componenti della commissione.
“Il rapporto – ha spiegato il presidente della commissione Staffan De Mistura – evidenzia come il sistema dei centri di permanenza temporanea non sia efficace e non riesca a risolvere le problematiche relative all’immigrazione clandestina. Tutto questo comporta, oltre a costi altissimi non corrispondenti ai risultati ottenuti, disagi per le persone trattenute nei centri e per le forze dell’ordine. I Cpta – ha proseguito De Mistura – sono necessari per far funzionare la nuova strategia da noi elaborata che sarà focalizzata sulla centralità della persona trattenuta, sull’incentivazione della collaborazione fra immigrato e autorità e su di un maggior coinvolgimento della società civile nella gestione della clandestinità. Scopo ultimo della proposta è comunque quello di arrivare allo svuotamento sostanziale della popolazione dei Cpta”.
Un procedimento graduale che, secondo De Mistura, comincerà con l’esclusione dai centri delle persone che dovrebbero avere un’altra destinazione, come ad esempio gli ex detenuti non identificati, le potenziali vittime della tratta e dello sfruttamento lavorativo e gli immigrati entrati regolarmente in Italia che poi hanno però perso il lavoro e sono entrati in clandestinità. Persone a cui potrebbe essere dato, prima di mettere in atto la procedura di espulsione, un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro o, in alternativa, il rimpatrio concordato ed assistito con concreti sussidi finanziari da mettersi in atto al massimo entro 5 giorni. Questa opportunità sarà concessa anche agli stranieri non comunitari entrati irregolarmente che collaboreranno alla propria identificazione.
Procedura di espulsione invece, con una permanenza massima nei centri di 20 giorni, per gli immigrati che non si faranno identificare. Per coloro che aiuteranno le autorità il divieto di ritorno in Italia sarà ridotto a due anni, contro i dieci attuali. Chiesto anche di far tornare al giudice togato la competenze sulle decisioni di trattenimento ed espulsione degli stranieri. Per quanto riguarda i Cid dal rapporto viene suggerito il graduale superamento di questa esperienza per arrivare ad un sistema nazionale unico di accoglienza e protezione per i chiedenti asilo e rifugiati che sviluppi l’attuale progetto di tutela e assistenza, denominato “SPRAR”, attualmente gestito dai comuni e dagli enti locali. Auspicata infine, nel nome di una maggiore trasparenza informativa, una maggiore presenza della stampa e delle società civile nei centri di permanenza temporanea.
“Una delle cose da fare – ha affermato il ministro dell’Interno Giuliano Amato sottolineando l’importanza dell’istituto del rimpatrio concordato previsto anche nella bozza di riforma della legge sull’immigrazione – è la riduzione del numero degli stranieri che girano a vuoto e senza titoli legali fra le carceri e i centri di permanenza di tutta Europa. Un girone che si moltiplica e che rappresenta un problema molto grave, perché con il passare del tempo questi uomini perdono ogni possibilità di radicamento nel loro Paese e in quello d’adozione”. Amato si è inoltre detto d’accordo con il metodo proposto dalla commissione che prevede un dialogo diretto con gli immigrati ed interventi differenziati fra coloro che collaborano alla propria identificazione e chi non ne vuol sapere. Dopo essersi espresso a favore della creazione di un sistema unico nazionale per i chiedenti asilo che dia a tutti un eguale grado di copertura assistenziale, Amato ha auspicato un rapido accertamento dei reali costi del Cpta che permetta utilizzare al meglio le risorse liberate dal progressivo svuotamento dei centri di permanenza temporanea. “Prima dell’approvazione della nuova legge sull’immigrazione – ha concluso il ministro – si possono fare già alcune cose, come la firma di protocolli d’intesa per il coinvolgimento della società civile in questo settore della gestione migratoria, e lo studio di nuove norme che consentano l’identificazione degli immigrati clandestini condannati dai giudici prima della loro uscita dal carcere”.(Goffredo Morgia -Inform/Eminotizie)

 

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EmiNews 2007

 

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