2699 Azzia (CGIE) chiede più partecipazione dell’associazionismo alla Conferenza Stato-Regione del 2008

20070118 16:32:00 webmaster

Il Consigliere Azzia è intervenuto nel dibattito della VI Commissione tematica del CGIE riunita a Roma insieme alla Cabina di regia della Conferenza Stato-Regione-PA-CGIE per la preparazione del seminario “Riforma dello Stato” previsto dal 26 al 30 Marzo 2007, indicato dalla II Conferenza permanente del 2005.

Azzia ha ricordato che la legge istitutiva attribuisce alla Conferenza il compito di indicare le linee programmatiche del Governo, Regione, amministrazione provinciale, PA, CGIE nei confronti delle collettività italiane all’estero tenendo conto dei mutamenti istituzionali, economici e sociali del triennio.

Ad appena un anno dalla II Conferenza, lo scenario politico nazionale è cambiato notevolmente a seguito del risultato referendario sulle modifiche costituzionali, del voto della Circoscrizione Estero e dell’emergente realtà determinata dalla gran voglia di associazionismo e di partecipazione da parte delle nostre comunità all’estero.

La VI Commissione, in preparazione della III Conferenza 2008 deve quindi fare una profonda riflessione in questa fase preparatoria.

Rileggere i risultati delle prime due Conferenze diventa quindi un obbligo.

La I Conferenza del 2001 dopo un breve preambolo di notevole spessore, indicò i seguenti obiettivi e strumenti prioritari: una Legge Quadro, modifiche alla legge del CGIE, istituzione del Fondo Monetario, sportello unico per l’internazionalizzazione, Segretariato permanente della Conferenza.

Ma nella fase preparatoria della II Conferenza del 2005, ci si accorse che delle linee programmatiche indicate dalla I Conferenza non si era fatto proprio nulla ad eccezione dello sportello unico internazionale, ancorché sprovvisto di regolamento.

Azzia, ha ricordato che in seno alla VI Commissione propose di ricercare le motivazioni per non ripeterne gli errori o le omissioni ma che, in ogni caso, era sensato riprendere quanto di positivo aveva dato la I Conferenza e non disperdere il lavoro fatto due, tre anni prima e quindi ancora attuale.

La VI Commissione decise diversamente ed indicò al CGIE, che le portò alla Conferenza, quattro nuove aree tematiche: riforma dello Stato, internazionalizzazione, lingua e cultura, socialità.

La Cabina di regia nella seduta del 7 Novembre 2005, alla vigilia della Conferenza propose addirittura di non entrare nel merito delle quattro aree tematiche ma piuttosto di tracciare il percorso programmatico per il prossimo triennio. E così avvenne.

In sostanza, la II Conferenza del 2005 non ha espresso né indirizzi né linee programmatiche disattendendo così la volontà del legislatore ma si limitò ad accogliere le quattro tematiche da approfondire nel triennio in preparazione della III Conferenza del 2008.

A nostro giudizio, si è trattato solo di una II Conferenza di transizione.

A parte i giudizi, la verità è che fino ad oggi, ha detto Azzia, dalle due Conferenze non è venuta alcuna ricaduta positiva e che è stato disatteso lo stesso legislatore che aveva modellato la Conferenza per le nostre comunità all’estero.

Come associazionismo libero e di volontariato ci preoccupa ora la preparazione della III Conferenza del 2008.

Abbiamo l’impressione che si sia smarrito il vero obiettivo della Conferenza e cioè l’individuazione degli indirizzi e delle linee programmatiche come strumento di collegamento con l’Italia che vive fuori dalla Penisola.

È partito il calendario per il Seminario tematico su “riforma dello Stato” di fine Marzo. Bene. I nostri connazionali, questa volta, aspettano le prime proposte.

I Convegni, i simposi giuridici, gli studiosi ed i relatori che spaccano il capello in quattro, diciamo pure la passerella dei venditori di aria fritta possono stare bene.

Ma attenzione, le nostre comunità attendono risultati. Le montagne di comunicati, le dichiarazioni e le relazioni non bastano più.

Come associazionismo ci sentiamo in agitazione, perché delusi dalle Conferenze e dalla gestione interna del CGIE, ultima edizione.

Il CGIE non può essere gestito da un gruppo di maggioranza ermetico e schierato politicamente contro una minoranza, anch’essa schierata, che si accanisce nella polemica e non su proposte alternative.

L’adesione agli schieramenti politici dimezza libertà e capacità propositive dei consiglieri perché impone l’allineamento alle direttive dei partiti, ai tatticismi, alle “scellerate obbedienze” spesso in contrasto con gli interessi delle nostre comunità che sono interessi obiettivi e senza colore.

La politica non rientra nelle finalità del CGIE. Lasciamo la politica ai politici che la sanno fare bene ma nelle sedi opportune. Non facciamo del CGIE una struttura periferica della politica ma pensiamo ad individuare e rappresentare al meglio le esigenze delle nostre collettività nel solco della legge istitutiva dello stesso CGIE.

Non con la chiusura o a colpi di maggioranza ma con la partecipazione ed il coinvolgimento di tutte le sensibilità presenti attraverso la ricerca, il confronto, la circolazione delle idee.

In questa direzione, chiediamo un’inversione di rotta.

Come associazionismo libero, ha detto Azzia, intendiamo riconfermare, ancora una volta, la nostra autonomia, perché l’autonomia è la nostra forza e ribadiamo il nostro impegno esclusivamente sugli obiettivi indicati dalla legge istitutiva del CGIE.

In questa direzione, intendiamo prendere le distanze dagli schieramenti dichiarando di non essere disponibili a ratificare documenti o soluzioni alle quali non siamo stati chiamati a partecipare o accettare pacchetti preconfezionati. Non intendiamo farci assorbire.

Anche la Consulta Nazionale dell’Emigrazione, CNE, riunitasi recentemente, si è dichiarata all’unanimità sulla stessa linea.

Azzia ha chiesto, pertanto, una diversa partecipazione e visibilità dell’associazionismo nella Cabina di regia, nell’organizzazione e gestione dei seminari tematici e della III Conferenza del 2008. Il tutto in linea con i recenti cambiamenti che registrano la forte crescita dell’associazionismo culturale, autentico soggetto sociale delle nostre comunità all’estero.

 

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EmiNews 2007

 

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