2691 INTERVISTA a Gianni Farina

20070130 16:14:00 webmaster

Riflessioni sull’Europa, sull’Italia e sul ruolo della deputazione italiana in parlamento

E’ reduce da Belgrado, quali novità?
Sono stato a Belgrado dal 18 al 22 gennaio in occasione delle elezioni politiche generali in Serbia. Elezioni la cui posta in gioco era di enorme importanza: scelta democratica o ritorno ad un nazionalismo isolazionista, antioccidentale e, vorrei dire, antidemocratico.

Dalla moderna Belgrado tra paure e speranze.

La delegazione dell’O.S.C.E. (organizzazione della sicurezza e della cooperazione in Europa del Parlamento italiano) ha vigilato sulla correttezza della consultazione politica per il rinnovo del parlamento serbo in seggi di campagna a 100 chilometri da Belgrado.

Abbiamo controllato una quindicina di seggi, aiutati , naturalmente, da un interprete.

Abbiamo potuto appurare la volontà di non dimenticare il passato, ma di riflettere sugli errori commessi.

C’è, nella maggioranza del popolo serbo, una grande voglia di Europa e di normalità.

Belgrado, città stupenda, nata dall’incontro di tante culture ben visibili ovunque, persino laggiù , in quei ristorantini accarezzati dalle onde della sava nel mentre si abbandona all’abbraccio del maestoso Danubio in viaggio verso il suo mare.

Una Belgrado che vuole e può superare i drammi del recente passato per andare all’incontro dell’Europa. E sarà compito nostro aiutare la città, il suo popolo, le genti di questa martoriata terra a riflettere affinchè maturi, definitivamente e per sempre, la cultura della solidarietà e della tolleranza e della cooperazione. Mi sembra che anche i risultati elettorali abbiano dimostrato questo.

Vero è che esiste ancora un forte partito radical-nazionalista, forte del 28% dei suffragi, il cui leader è in prigione all’AIA, accusato di delitti e crimini contro l’umanità.

La coalizione democratica che ha governato la Serbia negli ultimi anni, rilanciando l’economia e ridando fiducia al popolo, ha riconfermato tutta la sua forza e il suo diritto a continuare nell’opera di governo.

Una Serbia democratica, figlia dell’Europa come io mi auguro.

Si fidano degli italiani?

Ovunque, amicizia e simpatia.

Qua e là, qualche amarezza per i bombardamenti del ’99. Gli aerei partivano dal Veneto per andare a bombardare Belgrado.

Un intervento purtroppo necessario per porre fine all’eccidio di massa in atto nel Kosovo i cui responsabili ancora non hanno pagato per i crimini commessi. Mi auguro che venga acciuffato al più presto anche Mladic, uno dei criminali che si dice viva indisturbato a Belgrado, nascosto e protetto da consistenti fasce di collaboratori, stavo per dire coimputati. Era nostro dovere intervenire.

Ha citato il Veneto. Vicenza con la base Americana osteggiata è una grande questione, almeno così sembra.

Spero di non essere fuori dal coro. Io distinguo i grandi paesi non in proporzione al numero dei loro abitanti o dalla loro estensione geografica. Per me una nazione può definirsi grande quando opera per la pace, la solidarietà tra le libere nazioni del pianeta e mantiene fede a tutti i suoi impegni internazionali.

L’impegno è stato preso;

è mancata , per l’ennesima volta, la necessaria e puntuale informazione.

La comunicazione, una delle pecche di questo governo che ha il mio convinto, persino appassionato sostegno.

Comprendo l’amarezza dei cittadini che si trovano vicino ad una base militare. Questo è successo anche per le centrali nucleari; tutti sappiamo che sono indispensabili, ma nessuno le vuole vicino a casa sua.

Noi non possiamo derogare ad una responsabilità assunta, precedentemente, dall’Italia.

Oltre al fatto, ben più ampio, che i trattati internazionali del nostro paese vanno rispettati e, se fosse necessario cambiarli, occorrerà cambiarli con il negoziato ed il pieno rispetto tra le parti.

Stessa posizione vale per l’Afghanistan?

Naturalmente. Fatto questo diverso dall’Iraq.

L’Unione affermò e limpidamente, di fronte alle elettrici ed agli elettori, l’intento di ritirare i nostri soldati una volta chiamati al governo della repubblica. Non siamo fuggiti dalle nostre responsabilità.

Abbiamo attuato un programma di ritiro serio e graduale, in accordo con tutti gli attori in campo, partendo dall’assunto di una guerra sbagliata e dannosa, nonché illegittima sul piano del diritto internazionale.

Abbiamo preso un impegno di straordinaria importanza per il Libano.

Stiamo guidando una operazione pericolosa e delicata e ciò, a dimostrazione di una nazione che sa assumere impegni anche gravosi, nel nome e per conto della comunità internazionale, delle nazioni unite. Siamo lì per difendere la pace, e quindi è giusta la posizione del governo per il rifinanziamento della missione.

Dopo la prima tornata di questo governo, intendo dire al giro di boa della finanziaria, lei ha fatto “spese” per gli italiani che rappresenta? Cosa ha comprato?

Qualcosa abbiamo comprato. Ma devo ammetterlo, non molto.

La finanziaria è stata una finanziaria di straordinaria austerità e risanamento.

L’eredità lasciataci, al di là delle polemiche di parte, non era certo delle migliori.

L’estero non era e non poteva essere, l’intoccabile nicchia Abbiamo salvato i “mobili”. Anzi, vi è, tra le pieghe della finanziaria, ( 24 milioni supplementari ) la possibilità di operare con saggezza e intelligenza per assicurare gli investimenti su scuola e cultura, strutture consolari, per enti e organizzazioni che operano a favore della comunità italiana.

Per l’inizio di una nuova e più avanzata politica.

Sono, per esempio, e lo dico con estrema sintesi, per meno consolati generali, che hanno, in parte, perso la loro funzione nel contesto unitario europeo e per un servizio di prossimità attraverso l’istituzione di una estesa rete di agenzie consolari ove possono essere valorizzate le esperienze e le intelligenze di tanti nostri connazionali, in particolare delle giovani generazioni.

Il riordino di Rai International, è un tema che l’appassiona?

C’è questa questione che riguarda le trasmissioni televisive all’estero su cui si fa molta demagogia e su cui, oltretutto, la destra ne approfitta per ridicolizzare il nostro ruolo. Non farò la guerra atomica per le trasmissioni delle partite internazionali di calcio che riguardano l’Italia. Sono anche per un’altra politica. Tra poco, andrà tutto sul digitale e la gamma dei programmi televisivi mondiali captabili, compresi gli italiani, arriverà a cifre impensabili. Naturalmente, noi dobbiamo fare in modo che le trasmissioni dei programmi televisivi nazionali, compreso il calcio, siano trasmessi sul territorio europeo.

Parimenti, credo necessaria una ulteriore e più generale riflessione.

Rai International non può essere unicamente la Rai International per i paesi extraoceanici; una paccotaglia che offende l’intelligenza dei nostri connazionali nel mondo; ma lo strumento attraverso il quale l’Italia attua una politica di forte impatto culturale all’estero come avviene per la Francia, la Germania, la Gran Bretagna.. Rai International come strumento di diffusione della cultura italiana nel mondo.

Oggi non è così.

E poi, direi, per quanto riguarda l’Europa, l’Italia può proporre in sede comunitaria la creazione di una rete europea che serva a far conoscere, avvicinare sempre più l’Europa ai suoi cittadini.

Il trattato costituzionale è stato respinto anche per questo.

Vorrei che a Roma, a Napoli o Milano, si sapesse cosa si fa a Manchester, a Londra, a Stoccolma, a Oslo o Madrid o Barcellona, che rischiano di essere per i più dei punti neri sulle carte geografiche del continente.

Creare intercultura, senso di appartenenza, consapevolezza di essere componenti di una grande unione di popoli liberi; anche e soprattutto questo è compito dell’informazione.

Vi è un esempio, ARTE, produzione anglo franco tedesca ove noi siamo assenti, che svolge una funzione di alta valenza.

Vorrei che la nostra funzione di eletti all’estero servisse, attraverso avanzate proposte al governo e in parlamento, anche alla costruzione del nuovo cittadino europeo.

Siamo stati eletti nel collegio dell’Unione.

Impegniamoci per realizzare il sogno.

Salvatore Viglia

 

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EmiNews 2007

 

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