2710 Partito Democratico, ecco la "mozione Fassino"

20070201 17:26:00 webmaster

da l’Unità

Il percorso verso il Partito Democratico va avanti. Ed è già pronta la "mozione Fassino", quella che il segretario Ds presenterà a nome della maggioranza al VI congresso della Quercia chiamata a dare il via libera appunto al Partito democratico. La mozione sarà presentata ufficialmente il 6 febbraio, ma già da giovedì sarà disponibile online sul sito del partito.

Diciannove paragrafi, da "Inizia una nuova storia" a "Un dibattito libero per unire, non per dividere", 31 cartelle per illustrare la «missione storica» al quale il nuovo partito riformista sarà chiamato per guidare «una nuova tappa della "rivoluzione democratica" italiana». Ed è «sfida» la parola che più volte ricorre nel testo con il quale il leader della Quercia chiederà agli iscritti il sì ad aprire il cantiere del Pd e la riconferma della sua segreteria.

«L´Italia è a un passaggio cruciale della sua storia – dice Fassino nella bozza -. È in discussione il suo futuro nel mondo nuovo che si sta formando. Questo è il compito del prossimo congresso: costruire una più grande e nuova forza riformista, di rango europeo: il Partito Democratico. Una svolta non solo necessaria. Possibile!». «Il mondo, relativamente piccolo, della guerra fredda – è l’analisi da cui parte Fassino – non esiste più. È un mondo nuovo e niente sarà più come prima. Tutto ciò che ci fece grandi nel piccolo mondo non serve più, è senza prospettive».

Fallito il progetto di Berlusconi, tocca al centrosinistra aprire «un ciclo nuovo nella vita dell’Italia». Perché, e qui il leader Ds cita Antonio Gramsci, «il problema italiano è più che mai quello di una "riforma intellettuale e morale", potremmo dire di una ‘autoriforma civilè». Il Pd serve dunque «per dare all’Italia una nuova stagione della democrazia» e al tempo stesso, aggiungerà più avanti il leader della Quercia, per portare a termine «la lunga transizione italiana che ha preso le mosse nell´89». «Un nuovo pensiero per un nuovo secolo» è il paragrafo nel quale il leader della Quercia afferma che «sono i tratti intorno a cui si è costruita l’esperienza della sinistra e del riformismo del Novecento ad essere messi in discussione». Quindi, «abbiamo bisogno non di rinnegare il passato ma reinventare i suoi valori, elaborando un pensiero nuovo», che non è «solo l’assemblaggio di pensieri vecchi», ma può nascere solo se «le diverse culture riformiste italiane, socialista, cattolico democratica, liberaldemocratica, ambientalista, vanno oltre la parzialità delle loro singole esperienze per incontrarsi e insieme, con il Pd, dare rappresentanza politica unitaria al riformismo». Il segretario Ds ricorda il cammino compiuto dalla nascita dell’Ulivo ed invita a «compiere l’ultimo tratto di strada». Perché l’intesa tra Ds e Dl «è indispensabile ma non basta».

La "questione socialista"

Fassino vede nell’apertura del Pd alle forze socialiste, come lo Sdi, «la soluzione alla "questione socialista" apertasi con la crisi dell’inizio anni ’90». Perché «non si può pensare di unire il riformismo italiano senza l’apporto di quella grande storia politica che – da Matteotti a Buozzi, da Saragat a Nenni, da Morandi a Lombardi, da De Martino a Craxi – ha rappresentato un filone culturale e politico essenziale della sinistra riformista italiana». Anzi, «una forte "unità socialista" irrobustirebbe il ruolo della sinistra nella costruzione del Pd».

Il sistema elettorale

«Per noi il sistema ottimale per l’Italia resta il collegio uninominale a doppio turno», scrive Fassino. «Siamo disponibili senza pregiudizi a discutere anche soluzioni diverse purché rafforzino il bipolarismo e la coesione delle coalizioni, favoriscano una minore frammentazione politica, recuperino il necessario radicamento territoriale degli eletti e assicurino l’applicazione dell’articolo 51 sull’equilibrio di rappresentanza di uomini e donne».

Ai paragrafi 10 e 11 Fassino prende posizione sui nodi della laicità e della collocazione europea. «Il Pd sarà un partito laico, che non si sottrarrà ad affrontare quei temi (coppie di fatto, testamento biologico, fecondazione assistita) sui cui vi è una nuova e più matura sensibilità nella società di oggi», anche perché «su questi temi noi non ci rassegniamo alla coabitazione di diversità inconciliabili nel nome della libertà di coscienza», ma «continueremo ad impegnarci nella ricerca di incontro e sintesi condivise». Quanto al Pse, la posizione del segretario resta la stessa: «È con il Pse che il Pd dovrà operare per il comune obiettivo di dar vita ad un campo riformista più ampio e giocare così un ruolo rilevante sullo scenario europeo ed internazionale». Fassino elenca gli esempi della «coraggiosa innovazione» del socialismo europeo «forte», come Tony Blair e Zapatero, e dimostra che anche «l’Internazionale socialista è da tempo un’organizzazione aperta e plurale». Da lì l’invito ai Dl non «a riconoscersi ideologicamente e astrattamente alla socialdemocrazia», ma ad un impegno comune con il Pse «per una nuova stagione del riformismo anche in Europa». Nel paragrafo dedicato alla forma partito (un partito «vero» ma anche «aperto e democratico») Fassino sollecita alla «radicale innovazione» della politica per affermare «il rigore etico e civile, la coerenza, la trasparenza e la sobrietà dei costi della politica». Ed il pensiero corre all´«alta lezione morale» di Enrico Berlinguer.

L´apertura alle minoranze

Dopo 30 pagine di ragioni e la puntualizzazione sul fatto che il futuro sarà ben saldo a sinistra, il leader Ds chiede agli iscritti il mandato per fare un partito che non sia «una semplice federazione», ed elenca le tappe del processo costituente: dopo il congresso «si avviino subito le procedure per la convocazione dell’Assemblea Costituente in cui definire Manifesto e Statuto». E l’orizzonte temporale «massimo» restano le europee del 2009. Alcune frasi sono dedicate alle perplessità di Mussi. Pur cosciente di «interrogativi, dubbi, inquietudini e contrarietà, che muovono da sentimenti sinceri», l’appello finale di Fassino è a «una discussione unitaria e aperta». «Tutti – afferma il segretario Ds – siamo orgogliosi della nostra storia e tutti siamo mossi dalla volontà di dare alla sinistra, ai suoi valori, il più grande slancio». Ma è proprio dalla consapevolezza del «nuovo viaggio» perché nel Pd «i Ds non solo non smarriscono la loro identità ed il senso del loro esistere ma possono ambire ad un riformismo alto e nuovo».

 

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EmiNews 2007

 

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