2733 CONSULTA E.ROMAGNA: L'INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE CGIE, ELIO CAROZZA

20070206 09:38:00 webmaster

"Non si può pensare che 18 parlamentari possano portare, da soli, la responsabilità di rappresentare in maniera adeguata milioni di cittadini all’estero"
"Occorre lavorare tutti insieme, ognuno nei rispettivi ruoli e responsabilità, ma tutti insieme"
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"Ho il piacere e l’onore di portarvi il saluto del Consiglio Generale degli Italiani all’estero.

Ringrazio la Presidente Silvia Bartolini per avermi invitato. Rivolgo a lei i più sentiti auguri di buon lavoro, dal momento che ella assume la più alta responsabilità in questo prezioso strumento, la Consulta, attraverso il quale la Regione mette in opera le proprie politiche in favore dei corregionali che vivono nel mondo.

Le Regioni, e la vostra in particolare, nel corso degli anni hanno consolidato tra gli italiani all’estero una presenza che per entità e capillarità non ha eguali nel confronto con altre istituzioni dello Stato.

In molti casi l’intervento ha avuto una funzione di vera e propria supplenza dello Stato stesso. In parallelo alla presenza delle istituzioni regionali all’estero, si è sviluppato anche l’associazionismo regionale, che in sinergia e scambio continui con le stesse Regioni ha dato impulso alle politiche per i connazionali all’estero.

Un associazionismo in difficoltà di ricambio generazionale e alla ricerca di nuova ispirazione e motivazione. Ma che ha tessuto una ramificata rete di rapporti e tenuto vivo il legame con le origini, senza il quale nessuna identità può essere affermata e resistere a lungo.

Tuttavia oggi si impone la necessità di trovare nuovi strumenti utili a colmare i solchi piccoli e grandi che attraversano le nostre comunità. Quei solchi che spesso, nella definizione delle iniziative e nel riconoscimento di alcuni benefici, portano a distinguere i “cittadini” di una Regione dai discendenti di detta Regione, i corregionali dai connazionali, le prime generazioni da quelle successive.

Personalmente sono convinto che ci sia bisogno di maggiore collaborazione e cooperazione tra tutte le istituzioni dello Stato.

In materia di politiche e interventi in favore degli italiani nel mondo, occorre avere la consapevolezza della necessità di un solido impianto nazionale. C’è bisogno di più Paese Italia, di un sistema Paese che sappia far fronte alle peculiarità territoriali e in grado di valorizzare gli interventi dei diversi soggetti nel quadro di un indirizzo condiviso e partecipato.

Il salto di qualità che dobbiamo fare, tutti, è quello di saper lavorare in sinergia per realizzare iniziative concrete.

Questo, tra l’altro, era il messaggio forte lanciato dal Presidente Errani alla seconda Assemblea della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE del novembre 2005.

Il Consiglio Generale degli italiani all’estero, d’altronde, è impegnato a perseguire questa strada. Lo strumento legislativo c’è, e dobbiamo rilanciarlo con forza e farlo funzionare al meglio: è la Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE.

Detta Conferenza ha il compito di indicare le linee programmatiche delle politiche del Parlamento, del Governo, delle Regioni e degli enti autonomi nei confronti delle comunità italiane all’estero.

La seconda Assemblea della Conferenza Permanente, ha individuato quattro tematiche che dovranno essere oggetto di approfondimento in seminari tematici:

la Riforma dello Stato; l’Internazionalizzazione; la lingua, cultura e formazione professionale; l’ambito sociale e tutela dei diritti.

I seminari dovranno coinvolgere, oltre alle componenti previste dalla legge, anche le consulte, il mondo associativo, personalità, istituti ed esperti interessati alle tematiche.

I risultati dei seminari verranno portati all’attenzione delle componenti istituzionali e politiche della Conferenza affinché producano i conseguenti atti legislativi e amministrativi.

Abbiamo davanti a noi, nel futuro prossimo, un gran lavoro.

Toccherà alle consulte regionali e al Consiglio Generale degli Italiani all’estero il compito di sollecitare, raccordare, sensibilizzare e motivare le nostre istituzioni nazionali e regionali.

Il CGIE ha ripreso i propri lavori dopo una lunga interruzione causata da motivi di carattere giuridico, e si appresta a far fronte alle esigenze delle nostre comunità, alle nuove sfide legate ai cambiamenti intervenuti in particolare nel rapporto con le giovani generazioni.

L’elezione dei 18 Parlamentari eletti nella circoscrizione estero, ai quali rinnovo il mio augurio e quello del CGIE, rassicurandoli del totale e pieno sostegno, ha riportato al centro del dibattito nazionale la questione degli italiani che vivono fuori dal Paese e ha posto una necessaria rivisitazione del ruolo e della funzione della rappresentanza degli italiani nel mondo e in particolare dello stesso CGIE.

Abbiamo assistito, in questi ultimi mesi, all’ampio dibattito sul futuro della rappresentanza alla luce dell’elezione dei nostri parlamentari. Dibattito e discussione avvenuti in seno ai Comites, al CGIE e al mondo associativo, e che ha registrato anche le opinioni di importanti personalità.

Solo chi affronta questa discussione con superficialità e approssimazione può considerare conclusa questa fase.

Non si può pensare che 18 parlamentari possano portare, da soli, la responsabilità di rappresentare in maniera adeguata milioni di cittadini che vivono in un territorio grande come il mondo.

Non è altresì pensabile che essi possano svolgere pienamente, nel contesto globale attuale, il ruolo di rappresentanti del popolo, che richiede presenza nelle assemblee, dedizione, studio, supporto e relazioni intense con le istituzioni. Non glielo consentono i calendari parlamentari in rapporto alle distanze, all’ampiezza del territorio che sono chiamati a coprire e, non ultimo, alla precarietà degli attuali equilibri parlamentari.

Il CGIE ha iniziato una riflessione e un ampio dibattito che dovranno vedere una larga partecipazione e coinvolgere, anche nei paesi di residenza, le istituzioni rappresentative e associative.

Si pone la domanda su natura e funzioni, autonomia, composizione e partecipazione diretta delle Regioni e delle consulte regionali.

Quali strumenti indicare per favorire la presenza dei giovani e delle donne?

Quali regole per il funzionamento interno?

Quale ruolo dovranno assumere le assemblee continentali nel contesto di un rafforzamento e un raccordo con i COMITES e le associazioni?

Infine la domanda di cruciale importanza sulla Conferenza permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE:

ci si chiede se tale Conferenza debba essere riorganizzata autonomamente dalla normativa del CGIE, diventando oggetto di specifica disciplina da mettere in stretto collegamento con la Conferenza Stato-Regioni e da proporre contestualmente alla riforma stessa del CGIE.

Per concludere questo mio saluto ai vostri lavori, infine, vorrei ricordare come negli ultimi anni si parli di Italiani all’estero come di “risorsa”.

Termine usato per sottolineare il superamento della drammatica fase storica dell’emigrazione italiana. Oggi si vogliono valorizzare le grandi potenzialità legate al consolidato processo di integrazione che vede una parte rilevante della nostra comunità assumere un ruolo di primo piano nella classe dirigente nei paesi di residenza.

La percezione delle grandi possibilità di relazione e di sviluppo legate a una presenza nel mondo tanto varia, diffusa e qualificata, è certamente motivo di interesse sotto ogni punto di vista.

Dette percezioni e possibilità vanno però coltivate e alimentate anche attraverso una informazione circolare e di qualità che sappia parlare soprattutto ai giovani e quelle nuove generazioni che rappresentano anche fisiologicamente il futuro delle nostre comunità.

“L’informazione, infatti, contribuisce in maniera determinante al mantenimento del legame con l’Italia, aiuta la coesione, stimola lo spirito di appartenenza delle comunità e, allo stesso tempo, favorisce l’integrazione.

Una comunità è tale se ha un comune sentire fatto di valori condivisi che, naturalmente, si nutrono di comuni informazioni. Inoltre, le comunità italiane all’estero sono una sorta di rappresentanza italiana capace di influenzare scelte politiche e di mercato, a lungo sottovalutate anche dal nostro Paese. Per questi motivi, dunque, c’è bisogno di rivedere l’intero sistema dell’informazione all’estero e dei media italiani all’estero”.

Occorre puntare sulla capacità di diversificare l’offerta informativa alle realtà locali – italiane e non – favorendo il rapporto proprio con le realtà regionali. In questo quadro è necessario arrivare a una informazione di ritorno di qualità.

In questa legislatura è stato parzialmente avviato il discorso a partire dalla conferenza di giugno su Rai International. Dopo la pausa estiva l’Azienda ha predisposto un piano di rilancio che guarda a Rai International non solo come al canale per gli italiani all’estero, ma come al canale per l’Italia nel mondo. Ha provveduto alla nomina del nuovo direttore.

Primi passi che danno il segnale di un cambiamento rispetto al passato. Ma questo segnale rischia di rimanere tale se non vi si affiancano le adeguate risorse per sviluppare l’intero progetto, che va costruito con una visione collettiva e globale.

Questo progetto, per rispondere pienamente alle esigenze del mercato internazionale e alle aspettative degli italiani all’estero, va costruito e condiviso con tutte le parti interessate. Compreso quel CGIE all’interno del quale si è a lungo discusso di informazione e che, a giugno, non è stato nemmeno invitato alla Conferenza organizzata dal Viceministro Danieli su Rai International.

Non possiamo, dunque, in futuro, rifare l’errore di giugno. La riforma del sistema dell’informazione – come tutte le altre – va pensata, per i motivi a cui accennavo, in sinergia con le regioni e con il CGIE, coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni.

Quelle cresciute proprio nella società dell’informazione e che di informazione e conoscenza si alimentano. Esempi positivi, in questa direzione, arrivano da ciò che hanno già fatto e continuano a fare alcune regioni, come Toscana, Emilia Romagna e altre ancora. Penso alle iniziative con e per i propri giovani all’estero; a una comunicazione agile, giovane, capace di parlare proprio alle nuove generazioni. Basti pensare all’ottimo esperimento della Radio Emilia Romagna e alla valorizzazione della musica degli artisti emergenti in questa regione e delle etichette discografiche indipendenti.

In questo quadro, dunque, la prossima conferenza dei giovani può e deve essere un’occasione da non perdere. Le potenzialità legate alla presenza delle comunità italiane e di origine, dunque, non possono essere adeguatamente valorizzate se non sono inserite in un quadro, articolato e concertato, di impegni politici e culturali dei diversi soggetti istituzionali che hanno potere di intervento.

Per questo, lo ribadisco, occorre lavorare tutti insieme, ognuno nei rispettivi ruoli e responsabilità, ma tutti insieme. Buon lavoro a tutti.

Elio Carozza/Segretario Generale CGIE

 

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EmiNews 2007

 

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