2749 Marco Fedi (Ulivo): “La nostra originalità di Parlamentari eletti all’estero…”

20070209 08:13:00 webmaster

ROMA – Credo siano ingiuste le critiche all’azione di Governo. Dobbiamo tutti riconoscere che, tra le tante difficoltà, Governo e maggioranza di centro-sinistra sono riuscite ad approvare una legge di bilancio che consente di guardare con serenità agli impegni per il 2007 nei confronti delle comunità italiane nel mondo e di avere una solida base di partenza, da verificare, per gli anni futuri.
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È sacrosanto il richiamo alla necessità di un maggiore coordinamento ma questa urgenza riguarda tutti ed abbiamo bisogno di un’azione comune, anche con l’opposizione, per quanto concerne alcune riforme come la riforma elettorale o la riforma degli organismi di rappresentanza.

Gli strumenti parlamentari di coordinamento vanno subito avviati e sono il Comitato per le questioni degli italiani nel mondo della Camera dei Deputati e l’analogo Comitato del Senato.

Possono partire subito e, se siamo d’accordo tra maggioranza ed opposizione, possiamo trasformarli da subito, entrambi, in Comitati di Camera e Senato, con analoghi compiti e la possibilità, che esiste comunque nelle logiche politiche prima che nelle formulazioni normative, di coordinarsi e di svolgere un’azione comune.

La proposta di bicamerale andrà avanti, avrà il suo iter parlamentare tra Camera e Senato, e ci confronteremo sia sulle considerazioni di carattere politico più generale che sul merito della proposta e sui suoi contenuti specifici.

Non solo le due proposte non sono in contrapposizione ma direi potrebbero essere complementari: avviamo gli strumenti diretti ed immediati che abbiamo, i Comitati, successivamente valutiamo la loro effettiva capacità di incidere e nel frattempo arriverà in discussione la proposta di bicamerale. Abbiamo un Governo impegnato ad attuare il programma de l’Unione, che ricordo a tutti è anche il programma degli eletti all’estero. Abbiamo posto la necessaria urgenza sul tema della cittadinanza e l’azione del Parlamento è in piena sintonia con l’azione del Governo.

In sede di discussione sulla finanziaria abbiamo ottenuto importanti risultati per quanto attiene la questione delle risorse da destinare ai capitoli MAE, i diritti radiotelevisivi, le detrazioni per carichi di famiglia ed abbiamo ottenuto l’approvazione di ordini del giorno che impegnano il Governo sui temi della sicurezza sociale e degli investimenti per la rete diplomatico-consolare.

Non è sufficiente. Dobbiamo completare questa prima fase con le proposte di riforma più urgenti, fissando sia le priorità che i contenuti delle riforme, nel settore della promozione linguistica e culturale, della promozione del sistema Italia all’estero, delle tutele dei lavoratori e dei pensionati, delle nuove generazioni, anche con l’indizione della Conferenza mondiale dei giovani. Dobbiamo poi passare alla fase “dell’innovazione” normativa, in cui proprio grazie alla nostra esperienza proponiamo soluzioni originali sui temi dell’integrazione e del multiculturalismo o sui temi dei diritti per le coppie di fatto.

A proposito dei sei Ambasciatori in Italia che prendono carta e penna, non vi è stato alcun silenzio, come qualche agenzia ha scritto, ma vi è stata la risposta molto chiara e condivisa del Governo. Personalmente apprezzo l’uso del termine “irrituale”. Aggiungerei “controproducente” se l’intendimento fosse stato quello di interferire nelle scelte di politica estera dell’Italia attraverso l’opinione pubblica.

Controproducente se l’obiettivo fosse stato quello di indebolire le posizioni critiche sulla missione in Afghanistan all’interno della maggioranza di Governo. Controproducente se l’obiettivo fosse stato quello di indebolire la centralità dell’Italia nel contesto della nuova e forte politica estera “multilaterale” dell’Unione Europea o le proposte concrete che l’Italia sta avanzando ad esempio in termini di Conferenza di pace. Ritengo che la discussione sulla qualità delle presenze, militari e civili, in Afghanistan come in altri Paesi, sia un bene per la democrazia, di ogni Paese”.

Infine sul fatto che in Transatlantico siamo poco presenti. Generalmente, per il sottoscritto, il Transatlantico è un “gran bel corridoio”, di passaggio, per andare nei luoghi della discussione politica, Aula o Commissioni, sempre con la nostra originalità di eletti all’estero che hanno una visione diversa del ruolo dei Parlamentari.

(Marco Fedi, Deputato eletto all’estero, ripartizione Africa-Asia-Oceania)

 

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EmiNews 2007

 

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