2775 AMERICA LATINA: Passa per Colombia e Paraguay la presenza militare Usa

20070212 23:59:00 webmaster

Il Brasile denuncia i tentativi di accerchiamento, economico e politico, da parte di Washington attraverso i governi succubi di Bogotà e Asuncion

Serena Corsi

Secondo un documento dei servizi segreti brasiliani pubblicato dal Jornal do Brasil, la crescente influenza degli Stati uniti in alcuni dei paesi limitrofi al Brasile, in particolare Colombia e Paraguay, e la presenza dell’esercito americano in Amazzonia rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale. Il documento è stato redatto dal Gruppo di lavoro sull’Amazzonia della Abin (l’intelligence brasiliana) in collaborazione con organi delle forze armate e della Polizia federale.

La novità sta proprio nel mittente del j’accuse: che gli Stati uniti siano molto interessati a esercitare un controllo sulle enormi risorse del cono sud attraverso una pressione anche militare è come la scoperta dell’acqua calda: solo poche settimane fa George Bush, in un ordine presidenziale, aveva ribadito la necessità di «pianificare operazioni congiunte» con «i governi amici dell’America latina». La novita è nel fatto che siano gli stessi servizi brasiliani a denunciare pubblicamente l’ingerenza di Washington – giungendo ad affermare che il presidente venezuelano Chavez è al centro di una trama internazionale per destabilizzare il suo governo – nel tentativo di contrastare l’ondata nazionalista della «primavera sudamericana».
Ecco allora che «progetti umanitari» di certe ong straniere sono in realtà il paravento di una presenza militare, o di spionaggio; che la questione indigena, viva e pronta a esplodere quasi ovunque, rappresenta una minaccia terroristica; che la lotta al narco-traffico diventa, in Colombia , il pretesto per giustificare un intervento appena mascherato e creare un banco di prova di armi sofisticate.
Proprio il «modello Colombia», avverte l’intelligence brasiliana, è quello che gli specialisti di Washington cercheranno di esportare in tutto il continente. E’ vero che l’andinizzazione del Plan Colombia è fallita per l’opposizione dell’Ecuador, che dopo l’elezione di Rafael Correa ha deciso di riprendersu il controllo della base aero-navale di Manta, affittata agli Usa, e di ricorrere all’Aja perchè siano indennizzati i danni prodotti dalle fumigazioni delle piantagioni di coca «accidentalmente» ricadute anche all’interno dei propri confini. Ma la Colombia, l’ultimo vero «governo amico» degli Usa nel cono sud, rimane per la sua posizione geo-politica una pedina fondamentale della scacchiera: è l’anello di congiunzione fra Centro e Sudamerica e, soprattutto, confina col Venezuela dell’odiato Chavez.
Per trovare l’altra testa di ponte della strategia nord-americana nella regione bisogna attraversare l’Amazzonia e arrivare in Paraguay, paese pressochè ignorato dai media internazionali e caratterizzato dallo standard di diritti umani peggiore del continente. Nel 2005 Washington ha ottenuto dal parlamento di Asuncion l’immunità e la piena libertà d’azione senza controlli per i suoi 400 marines sul territorio paraguyano stazionati nella base di Mariscal Estibarria, in pieno Chaco, vicino al confine con la Bolivia. Il 2006 si è chiuso col presidente Nicanor Duarte Frutos costretto dall’indignazione popolare – e internazionale (in particolare i richiami degli altri paesi membri del Mercosud – a ritirare l’immunità. Intanto, però, gli analisti nord-americani hanno fatto di tutto per dimostrare che la zona della Tripla frontiera (l’intersezione fra Paraguay, Argentina e Brasile) è una terra di nessuno in cui circolano armi e terroristi internazionale anti-Usa, «cellule dormienti» di Al-Qaeda incluse. L’obiettivo evidente di Washington è piazzare basi e truppe nel cuore dell’Acquifero Guaranì, la seconda riserva d’acqua dolce al mondo dopo l’Amazzonia, all’incrocio fra Argentina, Paraguay e Bolivia.
Le pressioni e le iniziative di Washington non piacciono affatto al Brasile di Lula, che ha mostrato di stare molto allerta rispetto all’ingerenza militare Usa, ad esempio spedendo 20000 soldati in Amazzonia e investendo soldi per allestire la difesa della sovranità nazionale e delle risorse naturali brasiliane prima che sia troppo tardi: nel polmone verde del pianeta ci sono già zone intere (come la base Usa di Alcantara) in cui ai brasiliani è impedito l’ingresso.
Dopo l’Iraq e il pantano mediorientale, gli Usa tornano ad ammiccare al loro storico cortile di casa. Ma i tempi sono cambiati e non sono più in condizione di dare ordini come prima.

www.ilmanifesto.it

 

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EmiNews 2007

 

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