2766 Presentato il Manifesto del Pd che nascerà entro il 2008

20070212 23:51:00 webmaster

La nascita del Pd dovrà avvenire «entro la fine del 2008», si legge a pagina 13 del manifesto. Un orizzonte temporale in linea con l’obiettivo, più volte annunciato, di presentare le liste del nuovo partito alle europee del 2009. «Sottoscrivendo questo manifesto ci impegniamo a lavorare con piena convinzione, determinazione e lealtà per fare, a tutti gli effetti, entro la fine del 2008, dell`Ulivo il Partito dei democratici, il nostro partito».

Nasce il Manifesto del Partito Democratico scritto in tre mesi da dodici persone i "dodici saggi" dell’Ulivo tra cui Rita Borsellino, Liliana Cavani, Sergio Mattarella, Ermete Realacci, Virginio Rognoni e Luciano Violante. Il manifesto, poi, sancisce il principio "una testa, un voto" per l’elezione degli «organi costituenti» del nuovo partito. «Sottoscrivendo questo manifesto, ce ne sentiamo e ne siamo già parte (del Partito democratico, ndr). Sottoscrivere questo manifesto e versare una quota minima saranno condizioni per partecipare, sulla base del principio "una testa un voto", alla formazione degli organi costituenti, secondo le regole definite in modo consensuale dal coordinamento dell’Ulivo».

Si tratta di un documento di quindici cartelle in tutto, suddivise in tre capitoli: "Noi, i democratici"; "L’Italia, una nazione d’Europa"; "L’Ulivo, il nostro partito".

L’amore per l’Italia. Il documento, che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe essere un primo mattone nella costruzione di un nuovo sistema politico, si apre con una dichiarazione patriottica: «Noi, i democratici, amiamo l’Italia». Il manifesto affronta anche i nodi della collocazione europea, della scelta del leader e della laicità.

L’Europa. «Vogliamo contribuire a rinnovare la politica europea dando vita col Pse e le altre componenti riformiste a un nuovo vasto campo di forze, che colmi la carenza di indirizzo politico sulla scena continentale». Il Manifesto risolve così la scottante questione del collocamento del futuro partito nel Parlamento di Bruxelles. Di fronte alle sfide impegnative della contemporaneità, si legge ancora, «tutte le tradizionali famiglie politiche del centrosinistra europeo faticano a trovare da sole risposte adeguate». «Abbattiamo definitivamente – esorta il Manifesto – i muri ideologici del Novecento e cominciamo a costruire ponti, tra culture politiche e settori della società italiana, tra i generi e le generazioni».

Obbligo di primarie. Per quanto riguarda la leadership, il documento vincola il futuro partito a ricorrere allo strumento delle primarie, da utilizzare anche «nelle candidature alle massime cariche di governo, nelle Regioni e negli enti locali».

La laicità. Quanto al rapporto con le fedi, il Partito democratico riconosce la laicità «non come un’ideologia antireligiosa e neppure come il luogo di una presunta neutralità», bensì come «rispetto e valorizzazione del pluralismo».«Abbiamo ben chiari – prosegue il testo – i limiti della politica, non crediamo nella onnipotenza dello Stato, difendiamo la sua laicità, abbiamo a cuore la difesa dei diritti civili e lottiamo contro tutte le discriminazioni. Secondo noi la politica e la legge devono intervenire con cautela sui temi che hanno a che fare con la scienza e la tecnica in riferimento alla vita umana, al suo inizio, alla sua fine e alla sua riproduzione. Si tratta di questioni che vanno acquisendo una rilevanza centrale nel dibattito pubblico, perchè sollevano inediti e radicali interrogativi di natura etica, che sfidano l’intelligenza e la coscienza».

Dignità e libertà come valori. «Noi riteniamo – prosegue ancora il Manifesto – che solo il dialogo tra diverse visioni religiose, etiche e culturali può portare a soluzioni normative ragionevoli e condivise, rispettose del criterio irrinunciabile della dignità della persona umana e capaci di far incontrare il valore della libertà di ricerca e di scelta col principio per cui non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente lecito».

La Costituzione. «In questo quadro – conclude in proposito il documento – riteniamo che i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica siano stati validamente definiti dalla Costituzione e che ogni sviluppo di quei rapporti debba muoversi nel solco fissato dalla stessa Carta costituzionale».

 

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EmiNews 2007

 

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