2793 Gino Bucchino: “Tra due mesi dovrebbe entrare in vigore la legge per il riacquisto dall'estero”

20070214 14:24:00 webmaster

TORONTO – Manca poco, veramente poco. “Due mesi al massimo e sarà legge”, dice Gino Bucchino, parlando dell’articolo di legge che – se tutto andrà come previsto – consentirà la riapertura senza limiti temporali dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana dall’estero.

Il deputato dell’Unione eletto a Toronto non nasconde la soddisfazione, ma sa che questi due mesi non saranno facili, e che le insidie potrebbero essere parecchie: “Tra un paio di settimane – spiega – la nuova legge sulla cittadinanza dovrebbe essere messa all’ordine del giorno del dibatitto parlamentare.

Si tratta di una legge che cambierà radicalmente le regole per l’accesso alla cittadinanza italiana, comprese quelle per il riacquisto della stessa da parte degli emigrati residenti all’estero che per vari motivi si sono trovati costretti, in passato, a rinunciare al passaporto italiano”.

L’articolo è il numero 10, e apre una “finestra” temporale illimitata per il riacquisto della cittadinanza italiana in loco, ossia passando attraverso i consolati e le ambasciate anziché recandosi in Italia e prendendovi la residenza com’era necessario fare finora. Una norma, quella contenuta nella nuova legge, che tutti i candidati alle passate elezioni avevano promesso di promuovere e che adesso sembra vicina a diventare realtà.

“Fino ad oggi – spiega Bucchino al Corriere Canadese – soltanto in due occasioni erano stati riaperti i termini per il riottenimento della cittadinanza dall’estero: la prima volta nel ’94, quando venne appro-vata la vecchia legge quadro. La seconda, due-tre anni più tardi. In entrambi i casi si trattò di pochi mesi, mentre stavolta non ci saranno limiti temporali: chiunque avrà diritto a tornare ad essere cittadino italiano lo potrà fare per sempre”.

Ma non è questa l’unica novità del provvedimento, che ha una casistica piuttosto vasta: “Nel caso di due figli nati a distanza di qualche anno – dice ancora l’onorevole diessino – con il primo, ad esempio, nato mentre almeno uno dei due genitori era ancora cittadino italiano e l’altro dopo la rinuncia alla cittadinanza da parte di entrambi, sarà possibile anche al secondo presentare la domanda per il riacquisto della cittadinanza. E così anche per quelle donne italiane che, sposatesi prima del 1948 con uno straniero, abbiano perso da allora la cittadinanza italiana, come prevedeva la legge del tempo. Una legge corretta per l’avvenire dalla Costituzione entrata in vigore quell’anno, ma mai sanata per il passato. Con la nuova legge, invece, anche quelle donne potranno tornare italiane a tutti gli effetti, e così i loro figli. Addirittura, i figli di queste donne potranno fare richiesta per il riconoscimento della loro cittadinanza anche nel caso che le loro madri siano nel frattempo decedute, sempre che siano in grado di dimostrare che le stesse era-no italiane”.

Le novità, insomma, non mancano, e sono soltanto l’epilogo di questo “noviziato”, come lo definisce lo stesso Bucchino, durato oltre nove mesi.

“E’ stato un periodo di grande lavoro – racconta il deputato, parlando dei primi mesi da parlamentare in Italia – e devo dire che buona parte delle nostre energie è stata assorbita dal grande lavoro per la legge finanziaria, dove noi eletti all’estero e il viceministro Franco Danieli abbiamo cercato in tutti i modi di salvare i fondi destinati agli italiani nel mondo. Ma i risultati non sono mancati, come quello sulla cittadinanza, ma non solo. Per quanto mi riguarda, ho presentato un’interrogazione per chiedere come mai, ad esempio, il Parlamento italiano non abbia mai ratificato l’accordo Italia-Canada sulla sicurezza sociale siglato nel ’95: Ottawa ha dato il via libera nel 2002, noi ancora no. Un’altra interrogazione riguarda la doppia tassazione sulle pensioni, che si potrebbe evitare in molti casi grazie a una migliore informazione rivolta ai pensionati”.

Ma tra le preoccupazioni di Gino Bucchino c’è anche una tragedia del passato, quella dei minatori di Monongah, nel West Virginia: “Lì, il 6 dicembre del 1906 – racconta – morirono circa 500 lavoratori di una miniera, per la metà italiani: 84 erano molisani, 44 calabresi, ma c’erano persone da ogni parte d’Italia. Fu, per proporzioni, una sciagura più grande ancora di Marcinelle, ma nessuno ne parla mai. Recentemente ho anche visitato il cimitero di quella comunità, ormai in stato di abbandono: così ho deciso di scrivere una lettera al presidente della Camera, Bertinotti, per chiedergli di intervenire presso il governo italiano e far sì che il camposanto venga rimesso a posto e quella tragedia ricordata”

(Corriere Canadese)

 

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EmiNews 2007

 

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