20070213 21:32:00 webmaster
Un ‘Plan Ecuador’ “di pace, giustizia e sviluppo” per contrastare il ‘Plan Colombia’, l’ambizioso e per molti aspetti fallimentare programma anti-droga e anti-guerriglia di Bogotá finanziato dalla Casa Bianca, “che porta morte e militarizzazione”. Questa la ‘ricetta’ di Quito annunciata dal presidente socialdemocratico Rafael Correa dalla località amazzonica di Tena, che ha ospitato la prima sessione del cosiddetto ‘gabinete itinerante’ (governo itinerante).
“Inizieremo a stanziare molte più risorse per lo sviluppo della frontiera settentrionale. Invece di espellere i colombiani, legalizzeremo quelli che sono nel nostro territorio (almeno 500.000, secondo stime ufficiali, ndr) concedendo loro lo status di rifugiati” ha spiegato Correa, lanciando un nuovo monito a Bogotá sulle operazioni di fumigazione delle piantagioni illegali di coca al confine tra i due paesi andini. “Utilizzeremo il polso fermo contro quelle che considereremo aggressioni e denunceremo la Colombia di fronte alla Corte internazionale dell’Aja per i danni causati dalla decisione unilaterale di bombardare con l’erbicida glifosato la nostra frontiera” ha sottolineato il presidente. Lo spinoso tema delle fumigazioni, riprese da Bogotá nel dicembre scorso dopo un’interruzione di alcuni mesi e nuovamente sospese lo scorso fine-settimana dopo le proteste di Quito, è stato affrontato anche dal ministro dell’Interno Gustavo Larrea: “Insisteremo nell’esigere la fine delle operazioni che colpiscono la salute degli abitanti, le colture legali e il bestiame” ha detto il ministro, annunciando anche il dispiegamento di 8.000 soldati nelle regioni di confine “per garantire la pace, la sovranità e la sicurezza nazionale”. Riguardo alla legalizzazione dei profughi colombiani, Larrea ha parlato di “una questione umanitaria che va risolta col diritto, non con la polizia”.
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EmiNews 2007
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