2763 L´intervento in aula del Senatore José Luiz Del Roio (PRC) sulla base USA di Vicenza

20070212 23:40:00 webmaster

(01-02-07)

Onorevoli senatrici, Onorevoli senatori:

lunedì scorso sono stato a Vicenza per prendere parte ad una assemblea di comitati di cittadini che si oppongono all’ampliamento dello spazio della base militare statunitense. L’incontro si realizzava in una grande sala all’interno della stupenda chiesa della Santa Corona. Non ho potuto entrare: io e centinaia di persone, perchè il locale era pieno. Insieme con altri colleghi parlamentari abbiamo proposto di tenere un assemblea parallela per potere ascoltare le posizioni che i partecipanti desideravano esprimere.

Ciò che si fece in piedi al freddo serale nel chiostro della chiesa domenicana. E per due ore e mezzo abbiamo ascoltato i reclami indignati di quella parte degli abitanti di Vicenza e dei comuni di Due Ville e Caldonio.

Una delle dichiarazioni più frequenti era che non potevano più avere fiducia nei politici istituzionali perché si sentivano traditi dal governo.

Ho promesso che quello che dicevo lì direttamente ai presenti, lo avrei ripetuto in parlamento e in qualunque altra sede istituzionale. In questo senso approfitto del poco tempo di cui dispongo per fare un riassunto di quello che ho detto a Vicenza. E che è stato quanto segue:

Ho avuto la fortuna di essere uno dei fondatori del Forum Sociale di Porto Alegre nel 2001, che tra l’altro ha terminato una ulteriore sessione di lavoro pochi giorni fa a Nairobi. Là il nostro movimento è nato con una serie di parole d’ordine e di campagne, ma tre pilastri erano e sono basilari:

a) la lotta contro la guerra

b) la difesa dei beni comuni

c) la democrazia partecipata .

Ed ecco che i diversi comitati vicentini, volenti o nolenti, che lo sappiano oppure no, si sono trasformati in questo momento nell’avanguardia italiana di queste tre rivendicazioni.

La base Dal Molin è strategica e non ha niente a che fare con la difesa: la sua funzione è per aggredire altri popoli, che non sappiamo neanche quali potranno essere, nell’est europeo o nel nord Africa. E’ un peso difficile da sopportare per chi possiede un’anima e un cuore.

Quella immensa struttura militare sfregia la natura, distrugge i boschi, aggredisce il bacino idrico e annichilisce la meraviglia storica ed architettonica della città e delle ville dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Colpisce quindi, e profondamente, il bene comune dei veneti e di tutta l’umanità.

Quella comunità che credeva nella democrazia in questo momento si sente umiliata: come mai – si chiede – il governo che aveva promesso di prendere la strada della pace marcia per la guerra e dice che questo fa perchè ci sono dei patti, a dire il vero molto fumosi, con gli USA? E ancora si domanda: e con noi non esiste nessun patto? Non si discute, non si ha il coraggio di presentarsi fra questi italiani?

Ecco che quindi è anche una battaglia democratica della Comunità.

Una giovane signora, che poi parlando con me si presentava come discendente di un filone storico della destra italiana, nell’assemblea poneva una questione molto semplice e terribilmente importante: esiste ancora l’ “amor di patria” o possiamo impunemente essere schiacciati per interessi estranei al nostro vivere e al nostro territorio? E’ una risposta alla quale lascio ai colleghi della destra il compito di rispondere.

Onorevoli colleghi, signori del governo,

non sottostimate questo movimento, che cresce ogni giorno e vede moltiplicarsi i comitati di appoggio e solidarietà in tutta Italia e che forse potrà anche superare le nostre frontiere.

Voglio terminare ricordando quel meraviglioso artista della parola e della sensibilità che fu Italo Calvino, che nel 1958 scrisse una poesia poi messa in musica in cui descriveva i pericoli di trescare con la guerra:

Un giorno nel mondo finita fu l’ultima guerra,/ il cupo cannone si tacque e più non sparò/ e, privo del triste suo cibo, dall’arida terra/ un branco di neri avvoltoi si levò.

Dove vola l’avvoltoio?/ Avvoltoio vola via,/ vola via dalla terra mia/ che è la terra dell’amor.
L’avvoltoio andò dal fiume/ ed il fiume disse: "No,/ avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:/ nella limpida corrente/ ora scendon carpe e trote,/ non più i corpi dei soldati/ che la fanno insaguinar".
Dove vola l’avvoltoio?/

L’avvoltoio andò alla madre/ e la madre disse: "No,/ avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:/ i miei figli li do solo a una bella fidanzata/ che li porti nel suo letto,/ non li mando a ammazzar".
Dove vola l’avvoltoio?/…

Ma chi delle guerre quel giorno aveva il rimpianto/ in un luogo deserto a complotto si radunò/ e vide nel cielo, arrivare girando quel branco/ e scendere scendere, finché qualcuno gridò:
Dove vola l’avvoltoio?/ Avvoltoio vola via,/ vola via dalla testa mia…/ ma il rapace li sbranò.

http://www.altravicenza.it/

 

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EmiNews 2007

 

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