2801 CROAZIA: Risparmiateci da tutti i mali

20070216 15:34:00 webmaster

di Silvio Forza (La Voce del Popolo, Fiume)

FIUME – Sarà anche una constatazione banale, ma ci pare opportuno evidenziarla: lo scontro italo-croato di questi giorni, di certo, fa male a tutti. Fa male all’Italia, che rischia di dover misurarsi con una Croazia irrigidita sulla questione degli indennizzi agli esuli, fa male alla Croazia che potrebbe perdere l’alleanza dell’Italia nel suo cammino verso l’Unione Europea, fa male specialmente agli Italiani di Croazia e Slovenia i quali, per l’ennesima volta potrebbero diventare vittime collaterali di quegli “spontanei accadimenti di Popolo” che si traducono in violenza catalizzata da slogan irresponsabili pronunciati dai politici e dai media.

Dunque, nel territorio d’insediamento storico della CNI (Croazia e Slovenia), si respira di nuovo un’aria insalubre. E così, nel calderone dei complessi e sfibranti rapporti croato-sloveni, ora bolle anche la minestra italiana. E se è vero che l’entourage del Presidente Napoletano poteva prevedere che la reazione italiana a scoppio ritardato rispetto ai (mis)fatti del 1945 (nel 2007 piangere sul latte versato è inutile, inopportuno e irritante) avrebbe scatenato delle reazioni in Croazia e Slovenia, è altrettanto vero che anche i Croati possono capire che prima o poi doveva arrivare il momento in cui anche la cauta e codarda Italia, dopo sessant’anni di totale omertà, avrebbe raccontato la sua versione dei fatti. O c’è qualcuno che crede che il mondo degli esuli e degli scampati alle foibe sia pronto a fare salti di gioia per gli esiti del trattato di Parigi?

Pur ritenendo che le parole usate dal Presidente italiano sono state un troppo spinte se rapportate al suo ruolo di leader di uno dei paesi più importanti all’interno del dialogo e della convivenza europea, stupisce il richiamo croato di tener conto degli innegabili crimini del fascismo. Non per il fatto che le violenze fascisti non ci sono state: ci sono stati eccome e, oltre ad aver guastato in maniera irreversibile le “ragioni italiane”, rendono comprensibili, anche se non condivisibili, le vendette che ne sono seguite. Ciò che stupisce è invece la presunzione, insita nell’invito formulato da parte croata, che gli italiani non sappiano quale razza di male assoluto sia stato il fascismo.

In quest’invito purtroppo il Presidente Mesić e i locali antifascisti non tengono conto del fatto che la stragrande maggioranza degli Italiani conosce bene (e se ne vergogna) i massacri compiuti dal fascismo in casa propria e in casa d’altri, mentre al contrario, in Croazia e in Slovenia pochissimi sono al corrente (e da quali fonti avrebbero potuto informarsi?) degli eccidi compiuti dal regime jugoslavo ai danni degli Italiani di queste zone. È questa un’ignoranza che su questo tema accomuna i Croati alla maggioranza degli Italiani, risparmiata per oltre un cinquantennio delle più elementari nozioni sui fatti storici relativi all’esodo e foibe. Ed è a questa maggioranza ignava che in primo luogo erano indirizzate le parole di Napolitano.

Dicono che in questa faccenda tutti facciano a gara ad essere più cattolici del papa: lo fa la sinistra italiana che vuole essere più nazionalista di AN e dell’Unione degli Istriani, ma lo fa anche Damir Kajin che vuole promuoversi antiitaliano più di Tonči Tadić. Il “buon dietino” è riuscito a dire perfino che l’esodo è stato l’ultimo atto dell’imperialismo italiano. Ma allora, se tra gli esuli ci sono nostri fratelli e cugine, ciò vuol dire che la presenza della CNI stessa è anch’essa una presenza originatasi con l’imperialismo italiano e miracolosamente scampata all’”ultimo atto”. Siamo all’indecenza. Ma, tra quelli che vogliono essere più cattolici del papa, c’è pure il nostro Giacomo Scotti che nelle sue dichiarazioni recenti al Novi List pronuncia sentenze che solitamente ci giungono da Petar Štrčić.

Ma il rischio vero è ora un altro. Tirando in ballo la categoria del “revisionismo”, sia il presidente Mesić, sia la stampa croata hanno ventilato la possibilità che l’Italia intendesse rivedere gli Accordi di Osimo non solo nel segmento legato agli interessi degli esuli, ma anche in quello della revisione dei confini di stato. E questa è materia che scotta, è materiale da prima pagina che potrebbe essere gridato a squarciagola dalla stampa superficiale, con il pericolo che gli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia si ritrovino nella situazione di dover rincasare prima del buio per veder meglio le mazze da baseball nel caso in cui dovessero sbucare nei vari atri e pianerottoli. Insomma, ciò che l’Unione Italiana in dieci e più anni di attività è riuscita a comunicare in termini di atteggiamento positivo nei confronti della minoranza, del bilinguismo, promozione della convivenza, rischia di esser vanificato in un batter d’occhio. Ed è proprio in questo contesto che danno fastidio i fischi indirizzati a Basovizza contro il sottosegretario Rosato nel suo accenno alla Comunità slovena in Italia. Fischi che giungevano anche da gente in camicia nera vittima di perduranti attacchi della sindrome di Stoccolma. Ma lo vogliamo capire o no che le residue ragioni anche italiane dell’Istria, del Quarnero e Dalmazia non vogliono e non possono essere rappresentate da quella camicia nera che a queste stesse zone ha fatto più danni di qualsiasi maledizione che la storia ha voluto riservarci? Per la sicurezza nostra, per la convivenza, per i buoni rapporti fra Italia, Slovenia e Croazia sarebbe opportuno che l’Italia sostenesse incondizionatamente il cammino della Croazia verso l’Europa e dicesse a chiare lettere che non intende rivedere il proprio confine orientale. Anche perché nessuna ingiustizia merita di essere corretta con nuove ingiustizie.

(Silvio Forza-La Voce del Popolo del 15 febbraio)

 

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EmiNews 2007

 

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