2849 CGIE: GIRO DI BOA? – DI FRANCO SANTELLOCCO

20070222 15:59:00 webmaster

ALGERI – La composizione del Consiglio generale degli Italiani all’Estero ha messo in luce uno squilibrio che si può definire storico nella sua struttura, con un orientamento tradizionalmente e fortemente sbilanciato verso una componente ideologica contigua alla sinistra.
Nei primi anni di attività tale situazione non ha sollevato eccessivi problemi o difficoltà nello svolgimento dei lavori e soprattutto nell’insieme delle relazioni all’interno dell’organismo rappresentativo degli italiani all’estero, poiché l’entusiasmo partecipativo e la consapevolezza, o forse l’illusione, di interpretare una forte soluzione di continuità, nel tradizionale disinteresse del mondo politico italiano, verso i connazionali residenti all’estero attutiva le divergenze di natura ideologica nella prospettiva di un lavoro ancora embrionale, ma condiviso, a beneficio delle comunità.

Il contesto ha subito modifiche nel corso del tempo, vuoi per l’ingresso di personaggi di maggiore caratura ideologica e rilevanza politica, vuoi per gli appetiti sollevati dall’avvicinarsi delle consultazioni politiche, che hanno accresciuto il livello dello scontro dialettico e personale, allontanando nel contempo la ricerca non urlata ma paziente e pacata di soluzioni condivise.
Le ambizioni personali ed il condizionamento politico hanno fortemente influenzato i lavori del Consiglio che, per vari motivi, hanno subito una stasi di circa due anni, alimentando un’atmosfera fortemente critica sulla validità e l’utilità di uno strumento rappresentativo quale il Cgie.
Lo squilibrio storico citato all’inizio è stato ampiamente "digerito" e riconosciuto dalla componente associativa autonoma e di ispirazione cristiano liberale, memore del pregevole lavoro comune svolto nel passato, mentre la controparte è sembrata in preda ad una sorta di schizofrenia del potere, accaparrando ogni poltrona disponibile, in particolare nell’organismo di coordinamento del Cgie, schiacciando ogni possibilità di dissenso e soprattutto di confronto.
Per questo motivo ha suscitato stupore una azione inattesa: la diffusione erga omnes dell’elaborato della III Commissione e della lettera inviata dal Segretario Generale al Consigliere Della Nebbia.
Quest’ultima è ricca di citazioni della legge istitutiva ed è un peccato veniale se dimentica che soltanto la prassi consolidata, ma non la legge, ha consentito di allargare i campi di interesse delle Commissioni continentali.
Essa sembrerebbe indicare l’intenzione di valorizzare, finalmente, il lavoro delle Commissioni tematiche, restituendo loro la veste di organi di studio e proposta, a beneficio dell’Assemblea plenaria.
Tale indirizzo costituisce una fondamentale modifica della metodologia di lavoro, più concreta e fautrice di soluzioni condivise poiché frutto di un confronto approfondito, equilibrato e maturo.
Da tale impostazione delle attività deriva anche la valorizzazione del prodotto delle Commissioni tematiche, ora mortificato da alcuni minuti di esposizione del Presidente e raramente seguito da discussione e da apporti di esperienze e sensibilità diverse provenienti da altri Consiglieri.
Il confronto nelle Commissioni tematiche è continuo, talvolta aspro, ma sempre propositivo.
Lo stesso atteggiamento, un dibattito aperto, corretto, duro se necessario, dovrebbe essere presente anche nell’organismo di coordinamento dell’attività Cgie, il Comitato di Presidenza, nel quale pure dovrebbero essere presenti i Presidenti delle Commissioni Tematiche.
Gli sviluppi di queste ultime ore sembrerebbero indicare l’intenzione del Segretario Generale di portare la barca del Cgie ad un giro di boa: l’augurio è che esso sia accompagnato da un salto di vento, foriero, come in una regata partita male, di un riequilibrio delle posizioni.

 

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EmiNews 2007

 

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