2842 “Viaggiatori per forza”: Migranti africani, i circuiti migratori irregolari.

20070222 15:20:00 webmaster

(Da Focus Immigrazione, notiziario della UIL)

“Viaggiatori per forza”
Migranti africani: i circuiti migratori irregolari. Un interessante convengo della ONG Cisp a Roma sugli emigranti africani: chi e come sono, da dove vengono, perché e dove migrano: una interessante ricerca del Cisp sull’Algeria

Roma, 17 febbraio – Al contrario di quanto si possa pensare, non tutti i migranti dell’Africa scelgono di venire in Europa. Gli stati settentrionali del continente nero, negli anni, si sono trasformati da luoghi di transito in luoghi di residenza. Nei paesi del Maghreb: sulla base di stime prudenti, si calcola in quasi 120 mila il numero di migranti sub-sahariani che arrivano ogni anno nei paesi del Maghreb.

Una parte di questi tenta ogni anno di attraversare il mediterraneo (23 mila nel 2005). Si stima correntemente che il 70% si diriga verso la Libia e che circa il 30% si diriga verso Marocco ed Algeria. Si tratta di movimenti migratori “circolari”, che continuano nel tempo ad investire le frontiere dei diversi Stati. Si possono sempre più, quindi, individuare tre tipi di emigrazione dall’Africa sub-sahariana: di transito, pendolare e durevole.
Una realtà complessa. Un fenomeno, questo, favorito dagli alti costi delle tratte clandestine e dagli elevati rischi di questi viaggi che finiscono per scoraggiare i più. Tanto che “Barca o Barcar”, “Barcellona o morte” è diventato il motto usato da molti degli emigranti che, consapevoli degli alti rischi, decidono lo stesso d’intraprendere il viaggio alla volta del vecchio continente. Un rapporto presentato il 15 febbraio scorso dal Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), ha calcolato che ogni anno circa 120 mila migranti sub sahariani arrivino nei paesi del Maghreb, ma che solo una parte di questi riesca effettivamente ad attraversare il Mediterraneo. Una migrazione che conosce un allargamento delle mete, che vede mutare percorsi e destinazioni verso la Libia, l’Algeria e il Marocco. Territori che da protagonisti del transito, sono diventati a loro volta destinazione dei flussi migratori. Il dato rilevante è che coloro che scelgono l’Europa sono in prevalenza le donne e le persone con un alto tasso di istruzione. Il fenomeno migratorio è una storia antica, che non è mai stato affrontato con una politica seria di integrazione. Spesso ci si è limitati a porre dei paletti e veti, chiudendo frontiere ed allestendo centri di permanenza, che preludono all’espulsione. La rigidità delle frontiere dell’Unione europea ha ottenuto da una parte il calo del numero dei clandestini, ma ha anche spostato il fenomeno verso altri territori. Evitare un problema non equivale certo a risolverlo.
In fuga dalla disperazione. La popolazione africana copre il 14 percento della popolazione mondiale, ma produce appena il 4 percento del Pil mondiale, a causa dell’assenza di ogni tipo di sviluppo, ed è quindi naturale che queste popolazioni cerchino una fonte di sostentamento e prospettive economiche in qualche altra zona. Lo stesso studio del Cisp, sottolinea che la principale motivazione che spinge a migrare riguarda il fattore economico (92 percento degli intervistati), mentre solo una bassa percentuale dei migranti dichiara dai conflitti interni legati alle guerre civili (8 percento degli intervistati). L’Europa rimane quindi una chimera per i giovani fino a 30 anni, per calare progressivamente, per i numerosi rischi di un viaggio fatto di incognite. Per un viaggio che viene preparato negli anni, al fine di raccogliere i soldi necessari all’impresa. Non siamo di fronte ad un’improvvisa voglia di fuga, ma a progetti familiari fatti di sacrifici alla ricerca di uno sviluppo e una prospettiva che viene pagata, spesso, correndo rischi assurdi, passando attraverso meccanismi criminali. Negli ultimi anni si contano circa 5 mila vittime dell’emigrazione, proprio come in una guerra.
Un mondo in cammino. Le migrazioni sub sahariane vengono suddivise in categorie: di transito, pendolare e durevole. Per emigrazione di transito s’intendono quei flussi che, passando per l’Algeria, si fermano in attesa di raccogliere il denaro sufficiente a raggiungere l’Europa. I “pendolari” vedono protagonisti i tuareg, da sempre in movimento tra le frontiere del Mali, dell’Algeria, del Niger e della Mauritania. Quando le frontiere europee si fanno sempre più lontane, allora il flusso viene definito “durevole” perché le popolazioni rimangono stabilmente in Algeria nonostante i problemi con le popolazioni locali. E per quanto raggiungere l’Europa stia diventando sempre più difficile, le popolazione africana conta 700 mila presenze di cui 220 mila provenienti da aree sub sahariane. Quasi un terzo della popolazione di immigrati presente nel nostro Paese proviene dall’Africa. Un dato rilevante, che impone ai nostri governanti un cambio di strategia in tema di immigrazione, che non sia solo volto alla chiusura delle frontiere e alla repressione dei clandestini. E’ necessario avviare un piano di sviluppo, concertato con la Comunità Europea, rivolto alla collaborazione e integrazione delle varie forze in campo. Perché si stima che nel 2050, a fronte di un progressivo calo demografico europeo, andrà aumentando, ancora, la popolazione africana, per cui sarà necessario un “matrimonio” tra la costa sud e nord del Mediterraneo. Avvicinando i due continenti con mezzi legali, slegando i flussi migratori dai pericolosi meccanismi della criminalità organizzata.

Scheda:
Profili e caratteristiche dei migranti in Algeria

Nella seconda metà del 2006, quando si è svolta la ricerca realizzata dal CISP in Algeria, si stima che gli immigrati presenti in quel preciso momento, in Algeria, provenienti da paesi dell’Africa Subsahariana, fossero circa 20/25 mila. Lo studio, di carattere partecipativo, sta per essere esteso ad altri paesi del Maghreb, ed è stato condotto in diverse località del centro, del sud, dell’est e dell’ovest dell’Algeria. Complessivamente sono state contattate direttamente 2149 persone, cui è stato sottoposto un questionario con domande su:
– dati socio-anagrafici di base,
– condizioni di vita nei paesi di origine,
– cause dell’emigrazione,
– percorsi migratori,
– situazione attuale.

Il quadro che ne è emerso può essere applicato, con qualche distinzione, anche agli altri Stati del Maghreb.
Il popolo dei migranti sub-sahariani tende ad essere il più possibile invisibile. Al suo interno sono state identificate 30 nazionalità. Il grafico (fig.1) mostra le prime dodici nazionalità, per numero, toccate dall’inchiesta. Gli immigrati provenienti dal Niger sono i più numerosi (46,5%), seguiti da maliani (11,2%), camerunensi (8,2%), nigeriani (6,3%), congolesi della Repubblica democratica del Congo (5,5%) e ghanesi (5,5%). La maggior parte di loro proviene dalle città (66,4%), mentre un terzo dalle campagne (33%). Spesso però chi si dichiara di origine “urbana”, in realtà si era già precedentemente spostato dalle campagne ai margini delle città in cerca di lavoro.

La popolazione oggetto dello studio vede una netta preponderanza del sesso maschile (88,6%),rispetto a quello femminile, con un’età media compresa tra i 26 e i 40 anni (67%).

La maggior parte dei migranti lavorava nel proprio paese d’origine (80% gli uomini, 79% le donne), ma con guadagni totalmente insufficienti per il sostentamento loro e delle famiglie.

Una volta giunti in Algeria, i migranti sub-sahariani lavorano in modo ‘informale’ e precario, spesso per raccogliere i soldi per il viaggio alla volta dell’Europa. La maggior parte di loro vive di piccoli commerci, detti “trabendo”, artigianato, o, per quanto riguarda gli uomini, lavorando come manovali nel settore delle costruzioni. Tra le donne è diffuso il lavoro domestico. Si è rilevata poi l’esistenza della prostituzione femminile. Circa il 45% di loro riesce a inviare un aiuto finanziario alle proprie famiglie, pari alle metà del loro stipendio, il 31% un terzo, il 10% un quarto e l’11% un quinto del salario.

Perché si emigra
Come abbiamo visto, il fattore economico è preponderante e riguarda il 92% degli intervistati. L’8% (generalmente congolesi, liberani e ivoriani) è invece scappato per problemi di sicurezza, legati alla guerra civile.
Per molti subsahariani l’Algeria è diventata una meta di migrazione, al pari di Europa, Canada e Australia, nonostante le condizioni generalmente molto difficili e le relazioni spesso conflittuali con il contesto locale. Questo fenomeno è stato anche rafforzato da alcuni avvenimenti verificatisi nei paesi dell’area sub-sahariana, ad esempio la guerra civile in Costa d’Avorio, paese tradizionalmente destinatario dei flussi migratori.
Figura 5 – Destinazioni scelte dai migranti sub-sahariani

In particolare il 55,4% degli uomini decide di rimanere in Algeria, mentre il 66,3% delle donne decide di andare in Europa. La scelta di emigrare nel vecchio continente è fatta soprattutto dai più giovani, fino ai 30 anni, per calare progressivamente tra i 30 e 40 anni, quando si tende rinunciare ad affrontare i rischi e le difficoltà di un viaggio pieno di incognite. Oltre all’età, al sesso e alla situazione familiare, anche la nazionalità è un fattore che influenza la scelta della meta di emigrazione. Ad esempio l’80% dei nigerini e maliani hanno deciso di restare in Algeria.
Come si è già sottolineato, si possono quindi individuare tre tipi di migrazione sub-sahariana:
– di transito: riguarda quelle persone che passano dall’Algeria, dove vi lavorano per qualche tempo in modo da raccogliere i soldi del viaggio. Questo tipo di migrazione si è molto accentuata negli ultimi anni verso l’Europa.
– pendolare: esiste da sempre sulle frontiere tra Algeria, Mali, Niger e Mauritania e vede protagonisti i tuareg.
– durevole: le frontiere europee diventano sempre più difficili da raggiungere e gli emigrati scelgono di rimanere in Algeria, integrandosi, se anche con difficoltà, con la popolazione locale
Tra le principali difficoltà incontrate dagli immigrati durante il viaggio c’è la grande fatica, la fame e la sete, seguite da problemi di sicurezza, dall’assenza di igiene e dal pericolo di essere arrestati dalla polizia. Più del 30% degli intervistati racconta di avere subito essere stato assalti, furti o attacchi durante il viaggio. E una volta arrivati in Algeria la situazione non è certo facile. La ricerca descrive la presenza di forti e reciproci pregiudizi tra immigrati e algerini.
A cura del CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli

 

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EmiNews 2007

 

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