2880 Crisi di Governo e italiani in Germania. Alcune voci. “Stringere le file…e avanti”

20070226 19:15:00 webmaster

Non è una inchiesta e neppure una ricerca su come gli italiani in Germania valutano l’attuale crisi di Governo e quale via propongono per uscirne con il minor danno possibile e con prospettive positive per il futuro. Ma semplicemente l’ascolto, nei giorni scorsi, di alcune voci di connazionali attivamente operanti negli organismi di rappresentanza, nei media, nell’associazionismo, nelle istituzioni.

L’ex presidente del Comites di Friburgo e nostro collaboratore dal Sud Baden Vito D’Adamo ritiene che “non è da sottovalutare la necessità della maggioranza di conservare il consenso elettorale – e quindi di darsi un’assestata – di fronte al rischio di doverlo cedere all’opposizione. Le condizioni di un Prodi II sono allacciate all’impegno di rispettare le dodici clausole del patto, proposto dal presidente del Consiglio dei Ministri dimissionario e sottoscritto da tutte le forze della coalizione. La durata del nuovo governo sarebbe, tuttavia, da commisurare alla tenuta dei gruppi e/o di singoli componenti ai termini del contratto, ché se ciò non avvenisse – per interpretazioni degli articoli d’un documento siamo i primi al mondo quanto a logicità –, ci si troverebbe al punto attuale. In alternativa – conclude Vito – sarebbe opportuna la formazione di un governo di transizione, di programma, una compagine governativa ‘pro tempore’, insomma, promossa soprattutto per l’elaborazione di una legge elettorale, rispondente ad una stabile conduzione della Nazione”.
I problemi di fondo, anche secondo il membro del Cgie-Germania e del Comites di Stoccarda dr. Tommaso Conte, risiedono all’interno della stessa struttura dell’Unione. “L’Unione – ricorda – non è stata e non è un insieme di partiti, ideologicamente vicini, strutturalmente equivalenti o con storie simili! L’Unione è stata una coalizione di tanti partiti e partitini, con storie e culture molto diverse, contro Berlusconi”. E si chiede: “Che cosa bisogna fare adesso? Cercare intanto di non rompere il giocattolo così faticosamente costruito. Serrare le fila, richiamare un po’ tutti ad una più rigorosa coerenza, a meno protagonismi ed andare avanti, anche con una maggioranza risicatissima”.
“Io sono molto deluso perché ancora una volta D’Alema e Prodi non hanno capito che senza il consenso dei Rifondazione comunista (e dei Verdi) non si governa e senza di loro si regala il governo al centro destra!” Così commenta Angelo Cassanelli, presidente di “Piazza Italia”, Associazione culturale di Oberursel e scrittore. “Ma come fanno ad essere così superficiali da dimenticarsi che furono proprio i voti di questi due partiti ad aiutarli a mandare a casa Berlusconi? Allora bisogna rispettare i patti: via i soldati dall’Afganistan, no all’argamento della base americana a Vicenza! O si é coerenti cioè tutti d’accordo per una politica anti-americana oppure si va tutti a casa e si rifanno le elezioni, sperando in meglio!”, conclude, dimenticando che gli accordi nella coalizione sono per una politica di pace, non per una politica antiamericana, e che andare alle urne ora, dopo una finanziaria “pesante” e le fratture emerse, significa consegnare con molta probabilità il Paese alle destre, cioè ai guerrafondai.
“Come valuto l’attuale crisi? – si chiede Maurella Carboni, responsabile della Cgil Scuola dell’Assia /Renania-Palatinato e docente dei corsi di lingua e cultura italiana a Dreieich -. Male. Credo che i cittadini debbano essere più ascoltati e debba essere instaurata una prassi civile, che da anni non esiste più. Siamo dietro come società civile in tanti sensi. In altri saremmo avanti – pacifismo – se ci ascoltassero”.
“Mi verrebbe voglia di cavarmela con una battuta: il miglior primo ministro sarebbe Casini, visto che tanto siamo nei casini – commenta con ironia Mauro Venier, del MediaClub, direttore del ‘bollettino Italienischer Stammtisch OnLine’ -. Ma in realtà la situazione è tragica. E la cosa brutta è che tutti gettano la croce addosso ai due ‘traditori’ (che si sono comunque comportati in maniera vigliacca e irresponsabile), mentre il vero responsabile delle dimissioni è D’Alema. E sinceramente non riesco a capire quali progetti abbia in testa…”.
“A mio parere la crisi di Governo attuale – commenta da Amburgo Claudio Paroli, direttore di ‘Cinema Italiano’, il trimestrale dedicato al cinema d’autore – è un’ulteriore dimostrazione del ‘teatrino della politica’ italiana, da vergognarsene. Che il Governo cada per questioni del genere è semplicemente ridicolo e può succedere solo in Italia. Probabilmente la cosa covava da tempo e il momento è stato solo fortuito. Al Senato ci sono persone che si ritengono ‘importanti’ perché da loro dipende se il Governo va avanti oppure no. Mettiamoci dentro pure un plurindagato come Andreotti, assolto per insufficienza di prove. Qualsiasi persona con un minimo di orgoglio personale si sarebbe ritirata in qualche ospizio nascosto, possibilmente fuori dall’Italia. Ma da noi tornano anche gli eredi Savoia a fare le loro bravate. Per non parlare dei pregiudicati veri e propri (in giudicato) che siedono al Parlamento, senza che in Italia ci sia una legge che lo impedisce, come non c’è e non ci sarà mai una legge seria sul conflitto d’interessi, perché sarebbe interpretata come ‘persecuzione’ di quel povero politico che così tanti amano.
Ci sarà un rimpasto: Prodi resterà premier, cambieranno alcune facce di ministri e il prossimo governo sarà probabilmente di peggiore levatura – conclude le sue valutazioni/previsioni Claudio Paroli -. Purtroppo nemmeno il più intelligente politico italiano, Massimo D’alema, ne azzecca una, gliel’ha detto chiaramente persino l’avversario Cossiga: sbagliato dimettersi da premier allora, sbagliato dimettersi da ministro degli affari esteri ora”.
Tante teste, tante opinioni, ma in tutti la stessa amarezza e delusione per quello che è successo, e soprattutto perché la catastrofe paventata con la “porcata” di Calderoli (la legge elettorale fatta dal Governo Berlusconi) sta pienamente mostrando tutti i suoi tragici effetti sul Paese, a partire dall’instabilità politica, che mette la maggioranza uscita vincitrice dal confronto elettorale in balia degli umori variabili di un paio di persone e la costringe ad un continuo e sempre pericolante “serrare le fila” per garantire la stabilità politica, il progresso sociale ed il rinnovamento del Paese.

(Tobia Bassanelli-Webgiornale.de)

 

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EmiNews 2007

 

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