2919 CINA: AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL COSTO UMANO DEL 'MIRACOLO' ECONOMICO

20070302 12:07:00 webmaster

In un nuovo rapporto che verra’ diffuso domani, Amnesty International denuncia che i milioni di lavoratori migranti che stanno alimentando la crescita economica della Cina vengono trattati come una sottoclasse urbana. Nonostante le recenti riforme, essi sono esclusi dai servizi sanitari ed educativi statali, vivono in ambienti affollati e in
condizioni agghiaccianti e sono esposti ad alcune delle peggiori forme di sfruttamento sul lavoro.
‘Il cosiddetto ‘miracolo’ economico cinese comporta un costo umano terribile: i lavoratori che migrano dalle campagne verso le citta’ subiscono i peggiori soprusi sul posto di lavoro’ – ha affermato Catherine Baber, direttrice del programma Asia e Pacifico di Amnesty International.

‘Sono costretti a lunghi periodi di straordinario, spesso non possono
assentarsi neanche in caso di malattia e lavorano in condizioni precarie a
fronte di paghe misere. Sono sfruttati dai datori d’impiego ma subiscono
anche una quotidiana discriminazione da parte dello Stato. Non hanno
accesso alle agevolazioni sulla casa e all’assicurazione sanitaria a
disposizione per chi ha la residenza in citta’ e i loro bambini sono
spesso esclusi dai programmi educativi’.

Si stima che dai 150 ai 200 milioni di persone si siano spostate dalle
campagne alle citta’ in cerca di lavoro e che il loro numero crescera’ nel
prossimo decennio. In alcuni centri urbani, ormai costituiscono la
maggioranza della popolazione.

I lavoratori migranti sono obbligati a registrarsi come ‘residenti
temporanei’, attraverso una procedura spesso particolarmente complessa,
chiamata ‘sistema dello hukou’. Ma anche chi riesce a venirne a capo
continua a subire discriminazioni nei settori dell’abitazione,
dell’educazione, della sanita’ e dell’impiego. Coloro, e sono la maggior
parte, che non riescono a completare la procedura, si trovano privi di uno
status legale, in una condizione di vulnerabilita’ che favorisce lo
sfruttamento da parte della polizia, dei proprietari terrieri, dei datori
di lavoro e di chi ha la residenza permanente.

‘Il governo centrale ha preso alcune misure per mitigare la sofferenza dei
lavoratori migranti, ma la causa maggiore di essa non e’ stata modificata:
il ‘sistema dello hukou’ continua a discriminare le persone sulla base
della loro origine sociale’ – ha commentato Baber. ‘Il governo deve
riformare questo sistema e spingere le autorita’ locali ad applicare le
leggi esistenti, che dovrebbero assicurare cure mediche, migliori
condizioni d’impiego ed educazione primaria gratuita’.

I datori di lavoro ricorrono a numerose tattiche per impedire ai
lavoratori di lasciare l’impiego: chi intende licenziarsi rischia di
perdere due o tre mesi di paga; alla vigilia del Capodanno le paghe
vengono trattenute in modo da costringere il lavoratore a fare rientro in
fabbrica dopo le ferie o da privarlo dei soldi per prendere un treno e
dunque impedirgli di lasciare la citta’; spesso i lavoratori sono
obbligati a versare un deposito per venir dissuasi dal cambiare lavoro. A
causa del loro status vulnerabile, sono pochi i lavoratori migranti che
denunciano le iniquita’ del ‘sistema dello hukou’.

Queste tattiche consentono ai datori d’impiego di far fronte alla
crescente mancanza di forza lavoro senza aumentare le paghe.

Il rapporto di Amnesty International descrive, attraverso la testimonianza
di una migrante 21enne, il caso di una fabbrica di abbigliamento alla
periferia di Pechino. Dopo tre mesi di mancato stipendio, i lavoratori
della fabbrica decisero di licenziarsi. Vennero chiusi dentro la fabbrica
e obbligati ad avere un permesso scritto per uscire. Alla fine, una di
loro rubo’ la chiave del cancello e uscirono in massa.

Milioni di bambini di lavoratori migranti sono a loro volta vittime del
‘sistema dello hukou’ e lottano per ottenere un’educazione decente. In
molte zone della Cina, sono completamente emarginati dal sistema
scolastico a causa della mancata registrazione dei genitori, delle tasse
imposte solo ai figli dei migranti o delle rette troppo alte degli
istituti superiori.

‘La Cina si e’ impegnata a fornire un’educazione primaria gratuita ma,
nonostante gli sforzi del governo centrale, gli istituti scolastici
statali chiedono tasse che rendono l’educazione inavvicinabile,
specialmente per i lavoratori migranti. Questi milioni di bambini sono il
futuro della Cina: il governo deve fornire loro un’educazione’ – ha
concluso Baber.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 28 febbraio 2007

 

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EmiNews 2007

 

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