2914 DILIBERTO (Pdci) a Il Manifesto: RISCHIO CENTRISTA, DOBBIAMO UNIRCI

20070301 21:35:00 webmaster

di Andrea Fabozzi (da Il Manifesto)
Roma 1 marzo 2007

Oliviero Diliberto, segretario del partito dei comunisti italiani, il governo è salvo per un pugno di voti, ma per la sinistra della coalizione comincia la quaresima.
La crisi ha determinato un rafforzamento moderato del governo, non c’è dubbio. Siamo andati sotto non per un semplice incidente ma per l’intervento convergente di tre forze diverse, riassunte nelle biografie dei senatori a vita Andreotti, Pininfarina e Cossiga, e cioè Vaticano, Confindustria e Stati uniti d’America.

di Andrea Fabozzi (da Il Manifesto)
Roma 1 marzo 2007

Oliviero Diliberto, segretario del partito dei comunisti italiani, il governo è salvo per un pugno di voti, ma per la sinistra della coalizione comincia la quaresima.
La crisi ha determinato un rafforzamento moderato del governo, non c’è dubbio. Siamo andati sotto non per un semplice incidente ma per l’intervento convergente di tre forze diverse, riassunte nelle biografie dei senatori a vita Andreotti, Pininfarina e Cossiga, e cioè Vaticano, Confindustria e Stati uniti d’America. Nei dodici punti Prodi ha inserito dei titoli che danno dei segnali a queste forze, sia in maniera esplicita che implicita omettendo di dire alcune cose, caso eclatante quello dei Dico. Tuttavia il discorso di Prodi di martedì mi ha rincuorato. Perché anche sui temi delicati, come le pensioni e la politica estera, è stato molto bravo a dire alcune cose che sono perfettamente in linea con il programma della coalizione.

Ma sia Napolitano che Prodi hanno messo all’origine della crisi la litigiosità della maggioranza. Non è anche colpa della competizione tra Rifondazione e il Pdci?

Secondo me questa conflittualità-che c’è- non ha avuto peso nella crisi. Ma è obbiettivamente un problema. Anzi è il grande problema che da anni abbiamo di fronte tutti noi forze della sinistra.

Perché questa volta dovreste riuscire a risolvere il problema?

Direi che dal mare può venire il bene. Da un trauma, perché di questo si è trattato, stiamo uscendo con un clima nuovo a sinistra. Può sembrare banale ma è importante visti i precedenti. C’è un clima di confronto e dialogo che può servire a porre le basi per un progetto di unità a sinistra al quale tengo moltissimo da molti anni. Bertinotti in un’intervista impegnata a Liberazione per la prima volta ha aperto a un terreno comune di lavoro politico. E d’altro canto quella che Bertinotti chiama la massa critica della sinistra oggi rappresenta tranquillamente il 12% del paese. E’ può rappresentare in futuro molto di più.

Il 12% in base a quale calcolo?

Sono i voti presi alle politiche: Rifondazione, noi e i Verdi. Ma anche un pezzo dei Ds perché la nascita ormai certa del partito democratico porta a chiedersi se la sinistra in Italia deve continuare ad esistere oppure no.

Diciamo che speriamo di sì.

Allora dobbiamo aprire un a fase nuova che non è l’allargamento di un partito o di un altro, ma la costruzione di una soggettività diversa. Che in quanto tale può funzionare da polo di attrazione anche per i compagni dei Ds che non aderiranno al partito democratico. So benissimo che a sinistra è molto più difficile costruire che distruggere. Ma oggi vedo per la prima volta da parte di Rifondazione la disponibilità a discutere di questo tema e ne sono felice. Noi siamo pronti da anni. Se oggi vogliamo bilanciare a sinistra l’asse del governo, e ci sono le condizioni sulla base del discorso di Prodi, dobbiamo essere non frastagliati e più uniti.

Strategia di difesa, dunque, non di attacco?

Parliamoci chiaro, c’è qualcuno che già lavora ad un centrosinistra diverso da quello odierno: il partito democratico, qualche pezzo più piccolo tipo Udeur più Udc di casini. Cioè un centrosinistra che in realtà sarebbe un centro, escludendo la sinistra. E come reagisce la sinistra a un tentativo di marginalizzazione, quasi di espulsione dal bipolarismo italiano? Deve reagire unendosi e facendo pesare la sua forza. Se qualcuno dice che questa sinistra non serve al paese bisogna dimostrargli che esiste e che è grande e conta. La nostra ambizione è tornare a far parte di una formazione politica grande, che quindi non può essere esclusa.

In quella lunga intervista a Liberazione Bertinotti non parla più di Sinistra europea e anzi invita a non perdere tempo con la progettazione di nuove architetture di partiti. Il Pdci è disposto a rinunciare alla sua proposta di confederazione?

La confederazione è una delle possibili ipotesi di unità. La fantasia della politica, tanto più in Italia, ci può consentire di trovarne altre. Non sono innamorato della confederazione, la trovo solo l’ipotesi più realistica.

Per una nuova alleanza a sinistra si porrebbe il problema del nome e persino del simbolo. Diliberto è disposto a rinunciare a quelli del suo partito?

Intanto mi risulta che sia Rifondazione che il Pdci abbiano nel nome l’aggettivo comunista e nel simbolo la falce e martello. Sono realista e credo che ciascuno di noi debba concorrere a questa soggettività unitaria della sinistra con il proprio nome e il proprio simbolo. Non dobbiamo perdere nessun pezzo. La confederazione doveva servire a questo, a evitare ulteriori frammentazioni. Ma non ho problemi a cercare una formula che sia nuova per tutti e che consenta a ciascuno di essere se stesso in un contenitore più ampio.

Un contenitore che rischia però di essere l’ennesima architettura tra forze parlamentari, tagliando fuori i movimenti e tutto quello che sta fuori dai partiti.

Ma i partiti esistono e sono uno strumento di partecipazione organizzata, non si possono escludere. Chi solleva questa obiezione in realtà non ha interesse a fare un passo avanti. Certamente poi bisogna includere anche i movimenti.

Facile a dirsi, ma quando un parlamentare vota come chiedono i movimenti lo cacciate dai vostri partiti.

Non è così, la grande maggioranza dei movimenti ci ha chiesto l’opposto e cioè di non fare al crisi. Sono solo segmenti dei movimenti che chiedono ai parlamentari di rispondere comunque alla propria coscienza senza valutare l’effetto politico. Sono davvero una netta minoranza. Da questo punto di vista non ho titubanze.

Cioè fosse stato ancora in Rifondazione avrebbe votato l’espulsione di Turigliatto?

Se stavo ancora in Rifondazione Turigliatto non lo avrei proprio candidato, il problema non me lo sarei posto.

Ma ha candidato Rossi.

Perché Rossi quando è stato candidato non aveva una posizione diversa da quella del partito. L’abbiamo scoperta dopo, diciamo così.

 

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EmiNews 2007

 

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