2928 CGIE: IL DOCUMENTO FINALE DELLA I COMMISSIONE INFORMAZIONE, DELL'1 E 2 MARZO 2007

20070302 22:45:00 webmaster

"Ribadita l’esigenza di tenere esplicitamente conto, nella stesura della nuova legge di riordino degli interventi dello Stato nel settore dell’editoria, della specificità dell’informazione italiana all’estero"
Di seguito il documento finale redatto dalla I Commissione Informazione del CGIE, dopo la riunione dell’1 e 2 marzo 2007.

Il diritto ad informare è l’altra faccia del diritto dei cittadini ad essere informati. E’ di tutta evidenza che nessun essere umano diventa cittadino senza essere informato. Nella società moderna il dispiegamento diffuso delle reti planetarie consente di far viaggiare una quantità di informazione mai avvenuta prima, pur tuttavia ciò di per sé non garantisce un mondo più informato.

Pesano le disponibilità di accesso a più strumenti e le concentrazioni. I piccoli mondi vivono spesso una fase di esclusione. Gli italiani nel mondo sono soggetti e destinatari di informazione, teoricamente più vicini alle fonti dell’attività viva del Paese, in realtà più lontani. I processi di informazione circolare, in cui anche le comunità nel mondo possano fare ritornare la loro voce e accogliere costantemente un genuino flusso informativo dal proprio Paese, appaiono deficitarie.
Funzionano, sia pure con problemi, gli strumenti referenziali del circuito interno a questo mondo, e si resta fuori dai circuiti che incidono in maniera decisiva sulla vita delle persone e sulla formazione delle grandi scelte pubbliche. La Commissione Informazione e il complesso del Cgie si sono occupati più volte di questa problematica, sottolineando il problema dell’accesso complessivo ai contenuti, dell’interscambio, del pluralismo.
A questo proposito la Prima Commissione del Cgie intende cogliere l’opportunità dell’annunciato progetto di riforma della legge sull’editoria e dell’iniziativa per una nuova convenzione tra governo e Rai Intenational per intervenire nel dibattito sin dalla fase progettuale, come già delineato nel documento finale dei lavori della riunione del 3 ottobre 2006. Le audizioni del Capo Dipartimento per l’editoria, il cons. Paolo Peluffo, e del direttore di Rai International, Piero Badaloni, arricchiti dall’intervento del Vice Ministro Franco Danieli, durante la sessione straordinaria del 1 e 2 marzo, hanno evidenziato le opportunità di un rapporto di leale confronto e collaborazione da verificare sin dai prossimi mesi.

La Commissione ha segnalato al Dipartimento Editoria e ribadisce in questa sede l’esigenza di tenere esplicitamente conto, nella stesura della nuova legge di riordino degli interventi dello Stato nel settore dell’editoria, della specificità dell’informazione italiana all’estero, dell’articolazione differenziata delle imprese editoriali e del lavoro giornalistico.

Quanto previsto dalla legge in vigore 62/2001 ha una sua particolare attualità laddove si definisce la natura del prodotto editoriale, intendendo per esso il "prodotto" realizzato sia su supporto cartaceo, sia su supporto elettronico, sia attraverso il mezzo radiotelevisivo.

Gli italiani nel mondo sono rimasti effettivamente esclusi dai grandi circuiti dell’informazione, eppure gli avvenimenti politici di questi ultimi mesi rendono evidente a tutti l’importanza e il peso politico che le comunità nel mondo hanno raggiunto con il voto all’estero e con il cambiamento costituzionale che detto voto ha permesso.

Già nel documento citato del 3 ottobre 2006, il Cgie evidenziava, ad esempio, le carenze e l’ambiguità dell’informazione elettorale. E’ necessario sottolineare quindi, e non solo in periodi elettorali, la enorme importanza che la riforma dell’editoria assume per permettere una più ampia
e corretta diffusione del prodotto editoriale tra gli italiani nel mondo.

In questo senso deve essere evidenziata e sottolineata anche la funzione positiva che hanno i media che oggi raggiungono le comunità, le associazioni, le famiglie, le persone. La loro funzione è piu che mai fondamentale per un corretto svolgimento delle funzioni istituzionali, ma anche della vita delle persone. I media che operano all’estero da decenni rispondono alla domanda identitaria che sale dalle comunità.

Emerge l’esigenza di maggiore controllo sulle provvidenze, in particolare, per quello che riguarda il sostegno ai media diffusi su supporto cartaceo, per evitare il finanziamento di realtà parassitarie a scapito dello sviluppo di una informazione professionale e di qualità.

A questo fine la Commissione suggerisce di differenziare l’accesso ai contributi. Esistono piccoli media locali o di carattere comunitario che hanno tirature limitate, ma una grande funzione sociale e identitaria.

Vi sono altri media a tiratura più alta, a diffusione più larga che utilizzano professionalità specifiche e retribuite regolarmente, destinate a un pubblico vasto. In questo caso si segnala alla discussione la necessità che la legge individui criteri per cui sia assicurata pari condizione di accesso ai contributi a tutti i soggetti del pluralismo dell’informazione, facendo attenzione a che le testate di carattere generalista abbiano un sostegno rafforzato rispetto a quanti, attraverso il oro mezzi di comunicazione, svolgono una attività di proselitismo associativo; funzione questa supportata anche con altri mezzi di intervento pubblico.

Si tratta in sostanza di guardare non solo al soggetto che realizza il prodotto editoriale, ma alla natura del prodotto. Per questa ragione si indica come esigenza il sostegno alla innovazione e la piena attuazione di quanto previsto all’art. 1 dell’attuale legge. Per quanto detto sinora in particolare si ritiene che il sostegno pubblico debba essere ripartito anche tra gli organi diffusi a mezzo radio o con strumenti multimediali.

Andrebbe tuttavia evitato il rischio di immaginare che qualsiasi portale debba essere finanziato. Se il problema non è il mezzo ma sono i contenuti, occorre valutare il carattere organizzativo dell’impianto delle testate, l’utilizzazione o meno di canali di informazione di base e di strumenti e di servizi tecnici adeguati per la massima diffusione.

La Commissione ritiene che i contributi disponibili finora siano insufficienti, ritiene coerente con il riconoscimento del valore della presenza italiana nel mondo e degli strumenti di informazione che con essi interagiscono, anche ai fini della crescita della dimensione di cittadinanza e della partecipazione democratica alla vita civile e politica dell’Italia nel mondo, un consistente adeguamento, raggiungibile anche attraverso significative operazioni di sinergia fra diverse tipologie di intervento, nonché mediante erogazione di sevizi ai soggetti dell’informazione diffusa.

Tra questi in via preliminare sono stati individuati differenti rapporti con il sistema delle convenzioni dello Stato anche con le grandi agenzie di informazione, perché ad esempio siano riqualificati i contenuti dell’offerta ai media italiani nel mondo e perché questi possano utilizzare i materiali dei loro archivi. A questo proposito è stata rilevata l’esigenza che queste convenzioni

prevedano adeguati livelli di comunicazione circolare e di ritorno, anche per i grandi utilizzatori italiani. Un’attività, questa, che necessita di adeguate politiche di sinergie tra Dipartimento dell’editoria della Presidenza del Consiglio e Ministero degli Affari Esteri. Ciò ovviamente non cancella il ruolo e la funzione delle agenzie specializzate, oggi diffuse nel mondo specifico delle comunità all’estero.

Di grande rilievo si considera l’apertura del Dipartimento dell’editoria a sostenere progetti di qualificazione e di aggiornamento professionale per gli addetti del settore, sia per quanto riguarda il giornalismo qualificato, la sua deontologia, la sua funzione e i suoi livelli qualitativi, sia per quanto concerne l’ammodernamento tecnico dei sistemi di comunicazione in continua evoluzione.

Altresì rilevante si considera la definizione di progetti integrati di arricchimento e formazione che riguardino la lingua italiana e il linguaggio giornalistico. Previsioni normative e dotazioni finanziarie possono essere individuate attraverso operazione di razionalizzazione e coordinamento delle norme e della spesa pubblica, favorendo opportune relazioni tra istituzioni e organismi professionali e culturali, come ad esempio enti e associazioni dei giornalisti e degli editori (Fnsi, Ordine, Fusie) e istituti culturali presenti nel mondo come la società Dante Alighieri.

Di non minore rilievo l’apertura a diffondere la pubblicità istituzionale di pubblica utilità anche sui media italiani prodotti e diffusi all’estero, anche se si ritiene necessario approntare periodici progetti di comunicazione istituzionale per gli italiani all’estero.

La Commissione apprezza la disponibilità del Dipartimento editoria ad accogliere il Cgie tra i soggetti partecipanti al tavolo di confronto sul progetto di riforma delle leggi di settore e si riserva di integrare e aggiornare le proposte alla luce dei contributi delle commissioni continentali, alle quali questo documento va come primo contributo di base, e della prossima assemblea generale.

Nelle more della riforma della legge per l’editoria, la Commissione ritiene di dover chieder intanto una revisione del regolamento per l’erogazione dei contributi previsti dalla norma vigente introducendo là dove possibile criteri di ripartizione secondo i principi indicati anche per la nuova legge. Il Cgie da tempo ha reso chiaro, e la Commissione Informazione lo ribadisce, che intende farsi promotore di proposte articolate previo confronto con tutti i soggetti interessati. Suggerimenti specifici sono agli atti (esibizioni di bilanci, controlli indipendenti, valutazione dei costi per il personale, area e pubblico di diffusione, nuovi criteri di valutazione ponderata dei vari titoli di accesso ai contributi, ecc.).
Proposte esecutive particolari potranno essere definite dopo le osservazioni e le proposte delle Commissioni continentali e l’acquisizione di eventuali contributi specifici.

La commissione Informazione del Cgie, sentito il nuovo direttore di Rai International, Piero Badaloni, rileva come allo stato attuale l’emittente pubblica internazionale, con l’eccezione finora dell’Europa, sia l’unica testata televisiva italiana diffusa nel mondo, alla quale compete un particolare obbligo di assicurare il pluralismo dell’informazione e la rappresentazione della realtà italiana nel mondo nelle sue dimensioni ed espressioni plurali.
Preso atto della disponibilità del neodirettore ad avere un rapporto di confronto con il Cgie, le istituzioni e i parlamentari eletti all’estero e l’associazionismo, la Commissione rileva che rimangono problemi aperti non risolti dal cambio di direzione, essendo necessarie assunzioni di
corresponsabilità da parte del Governo e dell’azienda Rai nel suo complesso.
La nuova convenzione dovrà prevedere un allargamento della missione di Rai International, migliorare e rafforzare la qualità dell’offerta, allargare la platea dei cittadini destinatari anche attraverso una riorganizzazione degli accordi per la trasmissione del segnale nei vari Paesi; dalle prime analisi appare necessaria una rivisitazione delle intese con i distributori satellitari che rilanciano il segnale, allo scopo di abbassarne i costi in alcune realtà eccessivi, anche rispetto ai singoli mercati regionali, come in Venezuela ed Equador. Problemi analoghi vengono segnalati da Australia e Asia. Si tratta di un capitolo che le Commissioni continentali potranno meglio monitorare fornendo tutte le indicazioni, anche sulla presenza di distributori presenti sul mercato con costi più bassi, perché si possa esigere dalla Rai un cambiamento di rotta mirato a offrire il massimo di servizio pubblico ovunque a prezzi giusti. A questo riguardo indicazioni sono attese anche sulle prospettive di irradiazione del segnale su reti digitali locali o nazionali, che notoriamente consentono di raggiungere un pubblico più diffuso con costi di accesso notevolmente più bassi. Allo stesso modo l’ipotesi di una presenza di Rai International in l’Europa capace di mettere in campo sinergie strategiche specifiche con tutto il sistema Rai (in parte diffuso dai singoli canali attraverso il satellite) deve realizzare un processo di inclusione democratica dei cittadini italiani presenti nel Vecchio Continente con programmi o canale dedicato. In sostanza appare necessario un progetto globale strategico per Rai tv e per Rai radio all’estero. Il ritardo accumulato finora nella predisposizione della nuova convenzione può essere recuperato attraverso una valorizzazione delle istanze di base e la definizione quindi di un documento di servizio più aderente alle necessità.

Il cambio di direzione qualifica uno stile e una modalità ma non basta definire un nuovo progetto se non accompagnato a scelte coerenti che appartengono al governo e all’azienda madre. Non basta nominare un nuovo direttore e cinque vicedirettori se non si modifica il quadro di partenza:
missione risorse. Il proposito di base deve essere: "più Italia nel mondo e dal mondo". Nello specifico per ora, in attesa delle osservazioni delle Commissioni Continentali, si rileva l’esigenza di differenziare meglio i palinsesti per aree e fuso orario e di rafforzare l’utilizzo delle sinergie Rai. Al fine di proporre nel mondo il meglio della sua produzione informativa, culturale e di intrattenimento senza che ciò debba comportare costi aggiuntivi. Nello
stesso tempo si ritiene che vadano rafforzati i programmi di servizio specifico e aumentata l’offerta informativa. In questa prima fase è stata osservata la necessità di potenziare l’informazione locale per Paesi o aree regionali, anche mediante ricorso a collaborazioni esterne da attingere nel patrimonio professionale di giornalismo italiano presente in maniera qualificata in molti Paesi del mondo. Ciò consentirebbe di coprire una domanda di informazione, di relazione e partecipazione oggi non soddisfatta. Spetterà alla Rai stabilire le modalità di stipula dei rapporti professionali, ma nella maggioranza dei casi potrebbero essere sufficienti rapporti di collaborazione definita, sicuramente accessibili con una semplice razionalizzazione della spesa.

Sul piano dell’offerta qualitativa e quantitativa si ritiene che spetti soprattutto a Rai International promuovere l’informazione di ritorno e soprattutto quella circolare che deve passare anche attraverso le altre reti pubbliche diffuse in Italia. Da Rai International si attende inoltre una maggiore attività di sensibilizzazione e promozione linguistica e culturale come condizione di
crescita e sviluppo diffuso. Da ultimo ma non meno rilevante nelle attese del pubblico italiano nel mondo l’istanza di una revisione di una modalità di diffusione/oscuramento di grandi eventi sportivi e culturali, ma anche di programmi per i giovani a causa di un inaccettabile criterio di acquisizione/ rivendita dei diritti. Questa è una materia che chiama in causa la responsabilità diretta dell’azienda Rai e del Governo per quanto concerne gli obblighi di servizio che esso può introdurre nella nuova convenzione. Il direttore di rai International ha illustrato il suo progetto editoriale articolato in due tempi, la cui attuazione complessiva è prevista entro il prossimo giugno, salvo obblighi della nuova convenzione. La Commissione Informazione ritiene necessaria una verifica nel tempo e sollecita le rappresentanze del Cgie nelle singole aree continentali a fare le proprie osservazioni man mano che il progetto editoriale si attua al fine di poter tenere costante e puntuale interlocuzione con rai e Rai Intenational.
Durante il dibattito sono state fatte osservazioni rispetto ad alcuni cambiamenti in atto specie per quanto riguarda la rotazione dei Tg e le trasmissioni di approfondimento. Al momento la Commissione non può che sottolineare l’esigenza di assicurare il massimo pluralismo e intanto ha
chiesto al direttore Badaloni di tener vivo l’ascolto delle istanze provenienti dai cittadini utenti. Per dare indicazioni precise di istante largamente rappresentative è necessario acquisire linee di tendenza o richieste definite delle Commissioni continentali di gruppi rappresentativi.
Deve essere chiaro che il Cgie ha diritto di espressione.
Si segnala infine, anche allo scopo di opportuni pareri che il direttore Badaloni ha ipotizzato la presentazione di una proposta per cambiare nome e, a suo giudizio, per qualificare più immediatamente la missione dell’emittente da Rai International in Rai Italia.
Il direttore generale della DGIEPM del Ministero Affari Esteri, l’ambasciatore Benedetti, ha informato la Commissione di un progetto in corso di conclusione per il monitoraggio e la verifica dello stato dell’informazione della stampa italiana all’estero. Per la Commissione si è trattato di una novità assoluta, tale da suscitare motivi di disagio e provocare immediatamente elementi di preoccupazione che sono stati esplicitati nel corso della riunione. Si ritiene infatti che una operazione come questa, condotta in accordo con un organismo esterno, il Consiglio
dell’Ordine dei giornalisti, per le modalità con le quali è condotta, avrebbe dovuto interessare il Cgie sin dalla fase progettale e programmatica e non, a livello conoscitivo, nella fase finale di attuazione.
L’idea di un repertorio aggiornato degli strumenti di informazione, dei giornalisti, dei pubblicitari e dei comunicatori italiani presenti nel mondo, sui criteri di elaborazione e di certificazione degli aventi titolo è giudicata utile e interessante. Tuttavia, la Commissione ritiene che sarebbe
stato suo compito esprimere parere preventivo e di poter intervenire con osservazioni e proposte.

L’ambasciatore Benedetti ha annunciato che, anche per far fronte a osservazioni del Garante della Privacy, il repertorio sarà situato presso il sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, con link sul sito del Ministero, grazie a un protocollo di intesa con il Ministero degli
Esteri.
La preoccupazione maggiore che si è potuta esprimere in questa fase riguarda le certificazioni su tirature e diffusione dichiarate che potrebbero essere assunte da terzi come atti ufficiali vista l’autorevolezza istituzionale dei soggetti titolari del progetto. Perplessità anche ha suscitato il fatto che un complesso di operatori diversi tra loro trovino centro di rappresentazione e comunicazione in un centro che rappresenta i titoli professionali di una sola categoria, senza nessun coinvolgimento nel raccordo, oltre che col Cgie, con gli altri soggetti rappresentativi.
L’ambasciatore Benedetti ha preso atto delle osservazioni e assicurato che si adopererà di conseguenza.

Fusie (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero)

 

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EmiNews 2007

 

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