2925 ''Agli stranieri più welfare e case''. Per la nuova legge ancora dieci giorni

20070302 12:53:00 webmaster

Presentato il libro che racconta il viaggio del ministro della solidarietà sociale nelle regioni italiane per ascoltare migranti, associazioni e istituzioni. Ferrero: ”Riportiamo nella legalità i canali naturali del fenomeno migratorio”
Quello abitativo il problema più urgente.” Senza case cancellare la Bossi-Fini non serve a molto”

ROMA – “E’ un pezzo della vita dell"Italia, almeno quanto lo è il Grande Fratello. Non dico lo sia di più, ma certamente non lo è di meno, e dunque merita attenzione”. E’ sul filo dell’ironia che il ministro Ferrero presenta il libro che racconta il suo “viaggio nell’Italia dell’immigrazione”: quindici regioni visitate per ascoltare la voce dei migranti, delle associazioni e delle istituzioni locali.

Centosessanta pagine, cinquanta tabelle, i contributi di quattordici presidenti di regione, ma soprattutto le storie di ottantadue persone; africani e asiatici, europei e latinoamericani, voci, facce, percorsi di vita, esperienze vissute in carne e ossa. La vita di Samir, che lavora dalle 7 del mattino alle 3 del pomeriggio nella raccolta di pomodori in Campania; quella di Xavier, l’ecuadoriano che con i suoi 21 anni lavora nelle discoteche di Genova, o quella di Sajjat Sardar, che dal Kashmir fugge per poi arrivare – nelle mani di trafficanti di uomini – sulle spiagge di Lampedusa. Con loro, i rom della Sardegna, le badanti delle Marche e i giovani imprenditori della Lombardia, ora impegnati con progetti anche nei loro paesi di origine. Storie belle e brutte, tutte difficili, che raccontano di un paese versatile, che cambia ed è cambiato dall’arrivo degli stranieri.

Gli immigrati sono ormai il 12% della forza lavoro esistente in Italia, e in rapporto alla popolazione italiana hanno superato la fatidica soglia del 5%: una pluralità di volti rispetto ai quali – dice il ministro della solidarietà sociale – occorre ora sviluppare una politica di integrazione che “sia svolta non solo dagli enti locali o dalle associazioni, ma dallo stato”. Mutando radicalmente la situazione attuale, per la quale il 92% della spesa statale sull’immigrazione è stata effettuata dal ministero dell’Interno in azioni di controllo e di contrasto (ben 190milioni di euro su un totale di 206milioni, dati 2004). Il viaggio nelle diverse realtà regionali, effettuato nei mesi scorsi con il sottosegretario Cristina De Luca e raccontato nel volume curato da Elisa Cozzarini, in allegato al prossimo numero del settimanale “Vita”, tratteggia le differenze locali del fenomeno migratorio, confermando l’impressione per la quale i cittadini stranieri rispondono alla domanda di lavoro che giunge dalle imprese del nostro paese: “La loro presenza è ormai diventata una necessità” – dice il ministro ricordando che gli immigrati contribuiscono per oltre il 6,1% (dato 2006) al Prodotto Interno Lordo, presentano la dichiarazione dei redditi e hanno pagato quasi 2 miliardi di euro di imposte, con un tasso di evasione fiscale percentualmente minore rispetto a quello dei cittadini italiani. “Esiste una via italiana all’integrazione” – gli fa eco il sottosegretario De Luca: “E’ quella che passa per un dialogo e un confronto che abbiamo potuto vivere in prima persona”.

Per il ministro Ferrero, la politica statale in materia di immigrazione deve fuggire da due idee distorte: quella che destinare fondi all’integrazione sia “una carità che i ricchi italiani fanno ai poveri migranti” e quella che il fenomeno migratorio si possa regolare a suon di proibizioni. “Sono soprattutto due i canali grazie ai quali le persone straniere arrivano in Italia: quello familiare e quello delle amicizie. Con la nuova legge sull’immigrazione dobbiamo rendere nuovamente legali queste vie, che sono quelle più naturali”: un riferimento al testo che dovrebbe sostituire la Bossi-Fini e che – annunciato precedentemente per la fine del febbraio – vedrà la luce fra dieci giorni, due settimane al massimo: “Per le note vicende politiche di questi giorni il termine è slittato, ma il testo è sostanzialmente ultimato: lo presenteremo presto”.
Ma cambiare la Bossi-Fini non basta. “Il vero problema sociale oggi non riguarda il lavoro, ma la casa, l’istruzione e la sanità: è su questi versanti che si decide il futuro dell’immigrazione nel nostro paese”. Dunque, occorre più stato sociale: sia sul settore abitativo (la condizione media degli immigrati è semplicemente “inaccettabile”), sia su quelli dell’integrazione culturale e della salute: “Abbandoniamo la priorità al tema dell’ordine pubblico, che ha condotto solo nel vicolo cieco del capro espiatorio e della paura finalizzata alla creazione del consenso: la sicurezza si crea con serie politiche di integrazione”. Ci sono i fondi? Per il ministro ci devono essere. “Con gli stipendi del Festival di Sanremo si sarebbero potute fare intere politiche di welfare. Ma non importa: troveremo il modo di farle comunque”.

(Stefano Caredda)

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Quello abitativo il problema più urgente.” Senza case cancellare la Bossi-Fini non serve a molto”

Dal ministro Ferrero le proposte per l’azione di governo: nuove costruzioni, detrazione dell’affitto dalle imposte, tracciabilità del pagamento degli affitti. Presto un Tavolo con comuni, regioni e parti sociali

ROMA – “A Milano, a un chilometro dal Duomo, ci sono abitazioni in cui i bambini convivono con topi grandi quanto e più di loro: una situazione intollerabile”. Va al sodo il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero nell’illustrare il suo pensiero sulle condizioni di vita delle persone immigrate. Ghetti urbani, sovraffollamento, pagamenti in nero, condizioni di vita inaccettabili: è la casa la vera emergenza, il terreno sul quale si disputano vere e proprie guerre fra poveri, sul quale è più concreto il rischio di tensioni fra italiani e stranieri e che – a fronte di una soddisfacente integrazione ormai raggiunta in tema di lavoro – chiama in causa lo stato e la sua capacità di creare condizioni di vita migliori per tutti. Mentre in Francia – fa sapere Ferrero, intervenuto alla presentazione del libro che racconta il suo “Viaggio nell’Italia dell’immigrazione” – il governo sta portando avanti un programma che prevede nel periodo 2006/09 la costruzione di 150mila alloggi pubblici all’anno, e in Spagna l’esecutivo ha stanziato otto miliardi di euro in cinque anni per l’edilizia pubblica, la situazione italiana parla di appena 1700 edifici costruiti dal pubblico, con oltre 300mila messi in piedi dal settore privato (dati 2004): una sproporzione evidente di fronte al fenomeno dell’addensamento lavorativo nelle città e al rischio della creazione di veri e propri ghetti abitativi, muri invalicabili al dialogo e al confronto fra persone di paesi e di culture diverse. Una “politica della casa”, rivolta a tutti i cittadini, stranieri o italiani, diventa dunque una priorità nazionale sulla quale il ministro Ferrero garantisce l’impegno del governo.

E la proposte sono concrete. Anzitutto, l’aumento della detrazione Ici per la prima casa e la previsione della possibilità per gli inquilini di detrarre una parte dell’affitto dalle imposte in sede di dichiarazione dei redditi: una misura permessa naturalmente solo in presenza di un contratto di locazione regolarmente registrato, nell’ottica più ampia del recupero dell’evasione fiscale sugli affitti in nero. E’ per questo che – conferma Ferrero – occorrerà allargare anche a questi contratti la previsione della tracciabilità dei pagamenti (niente contanti, ma solo assegni o bonifici) e l’obbligo di indicare nella dichiarazione dei redditi gli estremi della registrazione del contratto di affitto. Con tutto ciò, anche una maggiore flessibilità concessa ai Comuni in tema di determinazione dell’aliquota Ici, in modo da diversificarle sul territorio anche sulla base di nuovi parametri. Un’azione da condurre su larga scala, una volta definito il “fabbisogno abitativo” del paese: “Il disegno di legge sul blocco degli sfratti per le categorie deboli prevede un Tavolo con regioni, comuni e parti locali per comprendere al meglio come intervenire: è nostra intenzione dare seguito a questo confronto, e spingere per risalire la china” venutasi a creare, incrementando e migliorando l’offerta immobiliare. “Non deve essere per forza il pubblico a costruire nuove case, ma certamente deve esserci alla base un piano sociale condiviso per riportare nella normalità quella che oggi è una emergenza”. Se tutto questo non sarà fatto, sostiene il ministro Ferrero, l’integrazione delle persone straniere in Italia non potrà avvenire appieno: “Senza una politica per la casa, senza la realizzazione di un welfare che sappia includere anche i migranti, “la sola modifica della legge Bossi-Fini non basterà a cambiare le cose”. (ska)

 

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EmiNews 2007

 

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