2975 ESMA: Processo a Roma contro i militari argentini

20070314 16:16:00 webmaster

SI ATTENDE OGGI LA SENTENZA SUL PROCESSO "ESMA": contro cinque ufficiali argentini (Emilio Massera, capo della Marina militare argentina, Alfredo Astiz, Jorge Acosta, Jorge Vildoza, Jorge Vanek e Antonio Febres) per gli omicidi di Angela Aieta Gullo e di Giovanni e Susana Pegoraro.

Conferenza stampa a Palazzo Valentini, Via IV Novembre 119/A – Sala Di Liegro – mercoledì 14 marzo 2007 – ore 16.30

[b]SCHEDA ESMA[/b]

Conferenza stampa a Palazzo Valentini
Via IV Novembre 119/A – Sala Di Liegro
mercoledì 14 marzo 2007 – ore 16.30

ESMA: Sentenza a Roma contro i militari argentini

Da questa caserma della Marina militare, sita nel centro di Buenos Aires, sono passate 5.500 persone, delle quali 4.400 sono state uccise e buttate in mare con i "voli della morte".
Il processo italiano contro cinque ufficiali argentini riguarda gli omicidi di
Angelamaria Aieta Gullo, e di Giovanni e Susana Pegoraro.
La sentenza è attesa per mercoledì 14 marzo 2007 e sarà letta dal Presidente della II° Corte d’assise di Roma, Dott. Mario D’Andria, nell’Aula Bunker di Rebibbia intorno alle ore 13.30.
Nella conferenza stampa le parti civili e gli avvocati commenteranno la sentenza.

PRESIEDE:
Enrico Gasbarra, Presidente della Provincia di Roma

INTERVENGONO:
Estela Carlotto, Presidente delle Nonne di Piazza di Maggio
Marcello Gentili e Giancarlo Maniga, avvocati di parte civile

INTERVENGONO IN VIDEOCONFERENZA DA BUENOS AIRES:
Daniel Filmus, Ministro dell’Educazione argentino
Dante Gullo, parte civile
Angela Boitano, Familiares
Vera Vigevani Jarach, Madres de Plaza de Mayo

BREVI COMUNICAZIONI:
Marisa Bafile, Deputato (Circ. America Latina)
Mario Oliverio, Presidente della Provincia di Cosenza
Massimiliano Massimiliani, Consigliere provinciale
Ernesto Magorno, avvocato di parte civile

MODERA:
Jorge Ithurburu, Comitato promotore processo ESMA

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SCHEDA ESMA

Da questa caserma della Marina militare, sita nel centro di Buenos Aires, sono passate 5.500 persone, delle quali 4.400 sono state uccise e buttate in mare con i "voli della morte". Il 9.6.1999 è stata riaperta l’inchiesta contro cinque ufficiali argentini (Emilio Massera, capo della Marina militare argentina, Alfredo Astiz, Jorge Acosta, Jorge Vildoza, Jorge Vanek e Antonio Febres) per gli omicidi di Angela Aieta Gullo e di Giovanni e Susana Pegoraro. Il processo venne aperto dalla denuncia presentata il 9.6.1999, dalla signora Inocencia Luca, vedova dell’imprenditore veneto Giovanni Pegoraro e madre di Susana Pegoraro, entrambi desaparecidos e visti ancora in vita l’ultima volta nel CCD ESMA da numerosi testimoni.
La denuncia riguardava anche il caso della signora Angelamaria Aieta Gullo, madre del dirigente della Juventud Peronista Juan Carlos Dante Gullo, anche lei vista all’ESMA.
Nel giugno 2001, su richiesta del PM Francesco Caporale, uno di loro, il capitano Alfredo Astiz, è stato arrestato dalla Polizia argentina. Anche se la carcerazione di Astiz è durata solo alcuni mesi, è importante segnalare quest’episodio perché è stata la prima volta che un militare argentino è stato arrestato dando seguito ad una richiesta della magistratura europea. L’indagine italiana è andata avanti e cinque militari argentini sono stati rinviati a giudizio il 5.4.2006.
Gli imputati sono accusati dei reati pp. e pp. dagli artt. 110, 81 cpv., 575 e 577 nn. 3) e 4) in relazione all’art. 61 n. 4) c.p. "per avere, agendo di concerto ed in concorso tra loro e con altre persone non identificate, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, … cagionato la morte, dopo averne disposto od operato il sequestro, e dopo averli sottoposti a tortura, di Angelamaria Aieta e di Giovanni e Susanna Pegoraro."
Con le aggravanti di aver commesso i fatti con premeditazione, ed adoperando sevizie ed agendo con crudeltà verso le persone. Il governo italiano si è costituito parte civile e la Pubblica accusa è sostenuta dal Pubblico Ministero Dott. Francesco Caporale.

L’ESMA

La “Escuela Superior de Mecanica de la Armada” (ESMA) : la Scuola di Meccanica della Marina, sorgeva ed ancora sorge nella città di Buenos Aires, sulla elegante Avenida Libertador, una delle strade più belle della Capitale, lungo il Rio de la Plata.
L’ESMA fu luogo di tortura per diverse migliaia di giovani, nella quasi totalità “spariti” con i “voli della morte”. Ed all’ ESMA operava il “Grupo de Taréa 3.3.2.”, tra i cui componenti vi erano senz’altro (come dichiarato da più testi sopravvissuti a detto centro di tortura, e come del resto accertato anche attraverso il “Processo alle Giunte” del 1985 , prima che le due successive leggi del “Punto Final” e della “Obediencia Debída”, di cui si è sopra detto, portassero di fatto alla totale impunità per tutti i feroci crimini consumati nei sette anni di dittatura militare che vanno dal 24 marzo del ’76 al dicembre del 1983) tutti gli imputati del presente processo.

Quanto a Jorge Raúl Vildoza (latitante dal 1987, a seguito di mandato di cattura emesso nei suoi confronti dall’autorità giudiziaria argentina ; v. nota Interpol a fl. 1219 , faldone n. 2), il medesimo era il comandante del “Grupo de Taréa 3.3.2”.

Jorge Eduardo Acosta era formalmente il suo “numero due”, in quanto per il suo grado militare subordinato a Vildoza, ma di fatto era lui il vero “capo” di tale “servizio operativo e logistico”.

Antonio Vañek, contrammiraglio, era il numero due della Marina Militare, in quanto subordinato solo all’ammiraglio Emilio Eduardo Massera, Comandante della Marina militare ed in tale veste capo supremo anche dell’ESMA, che della Marina Militare costituiva una sorta di “fiore all’occhiello”.

Héctor Antonio Fébres, prefetto navale, fece anch’egli parte del gruppo operativo e logistico preposto all’ESMA, con lo specifico compito, secondo plurime testimonianze, della “gestione” delle internate in stato di gravidanza (dopo il parto, e dopo la sottrazione delle loro creature, tutte barbaramente uccise).
Da ultimo, Alfredo Ignacio Astìz : uno dei più feroci torturatori dell’ESMA, all’epoca giovane tenente della Marina, che guidava gli “operativi” incaricati dei “sequestri” e poi delle “sessioni di tortura” (Astìz è stato tra l’altro condannato in contumacia, nel ‘90, in Francia, alla pena dell’ergastolo, per il sequestro e l’uccisione di due suore francesi, Alice Domon e Leonie Duquet, anch’esse finite in uno dei tanti “voli della morte” che partivano dall’ESMA, e cinicamente ribattezzate “le monache volanti”).
L’internamento all’ESMA di Angela Maria Aieta e di Giovanni e Susanna Pegoraro

Dell’avvenuto internamento all’ESMA di Angela Maria Aieta e di Giovanni e Susanna Pegoraro vi è prova alla luce di plurime dichiarazioni di vari “sopravvissuti” di detto centro clandestino di detenzione, che ebbero la ventura di essere anch’essi sequestrati e lì internati e torturati prima di beneficiare di un’insperata “liberazione”.
Vi sono in atti, al riguardo, svariate dichiarazioni di ex internati dell’ESMA, in maggior parte rese in forma di dichiarazioni spontanee presso il Consolato italiano a Buenos Aires, tra la fine di agosto ed i primi di settembre del ’99.

Angelamaria Aieta

Angelamaria Aieta aveva cinquantasei anni all’epoca dei fatti, essendo nata a Fuscaldo, in provincia di Cosenza, il 7 marzo del 1920.
Venne sequestrata il 5 agosto del ’76 da un “operativo” che la condusse all’ESMA ; il vero obiettivo di chi operò il sequestro era peraltro suo figlio, il giovane Dante Gullo, all’epoca leader della Gioventù Peronista.
Sulle circostanze e modalità del sequestro di Angela Maria Aieta vi sono in atti le testimonianze “de relato” del figlio, Dante Gullo, e di quella che era all’epoca sua moglie, Graciela Dora Ojeda, la quale ultima venne informata lo stesso pomeriggio del 5 agosto ’76 delle circostanze e modalità del sequestro dal suocero, Humberto Gullo (poi deceduto nel 1989), unico presente al sequestro.

A testimoniare poi sulla presenza, quale internata, all’ ESMA, di Angela Maria Aieta, sono Marta Remedios Alvarez, che, all’epoca ventitreenne, era stata sequestrata e condotta in detto luogo di tortura il 26 giugno del ’76, e vi si trovava quindi da poco più di un mese ristretta quando, il 5 agosto del ’76, vi venne condotta la Aieta.
Ed inoltre Horacio Peralta e l’allora sua compagna Hebe Lorenzo, sequestrati insieme il 26 agosto del ’76; infine, Raùl Lisandro Cubas, sequestrato ed internato all’ ESMA il 20 ottobre del ‘76.
La mancanza di ulteriori testi in grado di riferire in ordine all’internamento all’ ESMA di Angela Maria Aieta si spiega con la penuria di sopravvissuti del “primo periodo” di attività di detto centro clandestino di detenzione, verosimilmente quasi tutti macabramente soppressi con i “voli della morte” più volte ricordati.

Giovanni e Susanna Pegoraro

Giovanni Pegoraro, imprenditore edile di Mar del Plata, e sua figlia Susanna, di ventun anni, vennero sequestrati insieme, il 18 giugno del ’77, in Buenos Aires, dove il padre si trovava occasionalmente per lavoro e dove Susanna frequentava invece la facoltà di giurisprudenza (v. denuncia in atti di Inocencia Luca, vedova di Giovanni Pegoraro).
Vennero entrambi portati all’ESMA, come testimoniato da più sopravvissuti che hanno in tal senso reso spontanee dichiarazioni presso il Consolato italiano in Buenos Aires.

A parlare infatti della presenza all’ESMA dei due, sono Beatriz Elisa Tokar (sequestrata il 21/9/77) , Sara Solarz Osatinsky (sequestrata il 18 maggio del ’77 e liberata il 19 dicembre del ’79) ed Ana Maria Martì (sequestrata il 18 marzo del ’77 e liberata il 19 dicembre del ’78), Graciela Beatriz Daleo (sequestrata il 18/10/77 e liberata il 20 aprile del ‘79) , Lila Pastoriza (sequestrata il 15/6/77, liberata il 25 ottobre del ‘78) , Raùl Lisandro Cubas (sequestrato il 20 ottobre del ’76 e liberato il 19 gennaio del ’79), Maria Alicia Milìa (sequestrata il 28/5/77 e liberata il 19 gennaio del ‘79), Nilda Orazi (sequestrata il 29 aprile del ’77, e liberata nell’aprile del ’78), e Norma Susana Burgos (sequestrata il 21 gennaio del ’77 e liberata il 26 gennaio del ‘79).

Tutti i testi avanti detti ebbero modo di vedere direttamente, all’interno dell’ESMA, Giovanni e Susanna Pegoraro, o comunque di apprendere da altri della presenza dei due in tale centro clandestino di detenzione, ed hanno altresì riferito dello stato di gravidanza in cui si trovava la giovane, nonché del parto di quest’ultima, che diede alla luce, all’interno dell’ESMA (assistita nel parto da Sara Solarz Osatinsky), intorno al novembre del ’77, una bambina.
Per inciso, questa bambina (di nome Evelyn) è stata “ritrovata” nel ’99, in Argentina, “adottata” subito dopo la nascita da un sottufficiale della Marina, tale Policarpo Vasquez, indagato (dall’Autorità giudiziaria argentina), insieme alla moglie, per i reati di sottrazione di minore e di alterazione di stato.
Tale ultimo procedimento è in carico al giudice argentino Maria Servini de Cubrìa : la stessa che ha disposto, nei confronti di Alfredo Astìz, nel luglio del 2001 -in relazione alla ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta di questo PM, dal GIP dott. Tortora nel presente procedimento- l’ordine provvisorio di arresto in attesa della estradizione, poi negata dal governo argentino.

Alle testimonianze avanti dette si aggiungono, con particolare rilevanza quanto alla struttura ed organizzazione dell’ESMA, alle torture ivi praticate, alle modalità di eliminazione degli internati, nonché alle specifiche funzioni e responsabilità degli odierni imputati, quelle di Horacio Verbitsky (giornalista e scrittore, autore del libro “Il Volo”, nato da una lunga confessione-intervista del capitano della Marina Adolfo Scilingo, all’epoca in servizio all’ESMA e testimone diretto dei “voli della morte”) ; di Julio Cesar Urien (ex ufficiale della Marina e compagno di corso di Astìz) che ha riferito degli addestramenti specifici ai sequestri ed alle torture, cui venne con i propri commilitoni sottoposto già da qualche anno prima del golpe del 24 marzo ’76, e che, non condividendo tali metodi, venne arrestato ; di Victor Basterra (internato all’ESMA dal ’79 fino alla caduta del regime militare, che venne messo a lavorare in una sorta di tipografia clandestina dove ricorda di avere dovuto tra l’altro formare quattro falsi passaporti nei confronti di una persona che successivamente apprese essere Licio Gelli, “maestro venerabile” della loggia massonica P2) ; di Mario Villani (fisico, sequestrato nel ’78 e passato attraverso vari centri clandestini, tra cui, da ultimo, l’ESMA) ; di Nilda Noemi Actis Goretta (sequestrata il 19/6/78 e liberata nel luglio del ‘79).
Ed, infine, di Magdalena Ruiz Guiñazù, giornalista del quotidiano argentino “La Nación” e componente, nel 1983, di quella CONADEP (“Comisión Nacionál sobre la Desaparición de Personas”) istituita da Raúl Alfonsín, e che, nell’ambito della stessa, si occupò in particolare dell’ESMA ricostruendone -sulla scorta delle dichiarazioni dei sopravvissuti- organizzazione, gerarchie e caratteristiche rispetto agli altri centri clandestini di detenzione.
Sulla genesi, infine, del golpe militare del 24 marzo ’76, e su quella che era più in generale la situazione politica in Argentina negli anni immediatamente precedenti il golpe, potranno infine testimoniare -oltre allo scrittore e giornalista argentino Horacio Verbitsky, avanti ricordato- il giornalista italiano Italo Moretti, all’epoca corrispondente da Buenos Aires per il TG2 (e che sulla scorta della specifica esperienza di quegli anni ha pubblicato vari libri : “Innocenti e colpevoli” ; “In Sudamerica” ; “I figli di Plaza de Mayo”), ed Enrico Calamai, negli anni 1976/1977 giovane console in Buenos Aires, e che tanto si adoperò, nella più totale solitudine istituzionale, per cercare di salvare quante più vite umane gli fosse possibile (e che ha anch’egli recentemente pubblicato, al riguardo, un libro di memorie, dal titolo “Niente asilo politico”) : si tratta di testi già sentiti, in dibattimento, dinanzi alla 2^ Corte di Assise di Roma, nel giugno del 2000, in relazione al sopra ricordato procedimento a carico di Carlos Guillermo Suarez Mason ed altri, ed il cui contributo si è rivelato prezioso per la ricostruzione storica dei fatti.

I ruoli e le responsabilità degli odierni imputati

Pressoché tutti i testi, ex sopravvissuti dell’ ESMA, più avanti ricordati, hanno riferito dell’esistenza del “Grupo de Taréa 3.3.2.”, che ivi operava, e tra i cui componenti vi erano senz’altro tutti gli odierni imputati.
Quanto a Jorge Raúl Vildoza , si è già detto come lo stesso fosse il comandante del “Grupo de Taréa 3.3.2” , e si è altresì precisato come Jorge Eduardo Acosta (detto “El Tigre”), formalmente suo “numero due”, fosse di fatto considerato, per pressoché unanime dichiarazione degli ex internati, il vero “capo” di tale “servizio operativo e logistico”.
Ruolo di primo piano all’interno dell’ESMA va poi riconosciuto ad Antonio Vañek , contrammiraglio , “numero due” della Marina Militare, in quanto subordinato solo all’ammiraglio Emilio Eduardo Massera, Comandante della Marina militare ed in tale veste capo supremo anche dell’ESMA.
Del gruppo operativo e logistico preposto all’ESMA fece inoltre senz’altro parte il prefetto navale Héctor Antonio Fébres, con lo specifico compito, secondo plurime testimonianze, come già avanti ricordato, della “gestione” delle internate in stato di gravidanza (tutte barbaramente uccise dopo il parto).
E, da ultimo, del “Grupo de Taréa 3.3.2” faceva inoltre senz’altro parte Alfredo Ignacio Astìz : uno dei più feroci torturatori dell’ESMA, all’epoca giovane tenente della Marina, che guidava gli “operativi” incaricati dei “sequestri” e poi delle “sessioni di tortura” (si è già detto, altresì, come Astìz sia stato tra l’altro condannato in contumacia, nel ‘90, in Francia, alla pena dell’ergastolo, per il sequestro e l’uccisione delle due suore francesi Alice Domon e Leonie Duquet, anch’esse finite in uno dei tanti “voli della morte” che partivano dall’ESMA, e cinicamente ribattezzate “le monache volanti”).

http://www.24marzo.it/

 

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EmiNews 2007

 

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