2972 IMMIGRAZIONE: Cittadinanza. Le seconde generazioni:"Non si leghi un diritto a età e reddito"

20070314 16:05:00 webmaster

Audizione della rete nazionale dei figli di immigrati in commissione Affari costituzionali della Camera. Mohamed Tailmoun: ”L’attuale legge è molto restrittiva”

ROMA – La rete G2, rete nazionale dei figli di immigrati, è stata ricevuta in Commissione Affari costituzionali della Camera per affrontare il tema delle proposte di legge sulla cittadinanza degli immigrati. Uno dei rappresentanti nazionali della rete G2, (sigla che sta per seconde generazioni), Mohamed Tailmoun, ci ha spiegato i termini della questione, anche alla luce della campagna che la stessa rete G2 ha lanciato per favorire l’accesso effettivo alla cittadinanza. La situazione, dal punto di vista legislativo, è alquanto complessa.

Si parte infatti dalla riforma del 1992 (legge 91) che ha cambiato i termini delle legge allora esistenti sull"argomento. E nel 1992, prima dell’attuazione della riforma, l’unica legge sulla cittadinanza degli immigrati risaliva niente meno che al 1912. Le vecchie norme erano dunque basate su una società che ormai si era completamente estinta. Basti pensare che nella legge del 1912 era prevista la perdita della cittadinanza italiana per quelle nostre connazionali che decidono di sposare stranieri. Con la riforma del ’92 si è messo riparo a vere e proprie assurdità che oltre tutto apparivano chiaramente anticostituzionali. Ma la riforma del 1992 non ha risolto tutti i problemi, che anzi nel corso degli anni successivi si sono ulteriormente complicati perché proprio da allora è cominciato il periodo vero dell’immigrazione in Italia.

"Per noi – dice Mohamed Tailmoun, uno dei portavoce della Rete nazionale G2 – è molto importante una modifica della legge sulla cittadinanza più aperta nei confronti delle seconde generazioni nate in Italia o nei paesi d’origine, visto che l’attuale legge è molto restrittiva e non tiene conto che le seconde generazioni aumentano sempre di più. Solo i minorenni sono già 586 mila”. In discussione c’è ora una proposta il cui relatore è l’onorevole Gianclaudio Bressa, eletto per l’Ulivo nella circoscrizione del Trentino. Si tratta di una proposta che ha trovato subito il consenso delle associazioni degli immigrati e della Rete G2, che invece aveva criticato nettamente la precedente proposta del governo (da un’idea del ministro dell’Interno, Amato). La proposta del governo – ci spiega Tailmoun – non era piaciuta perché si basava su una impostazione discriminatora dal punto di vista economico e sociale. Venivano infatti previsti tutta una serie di passaggi che avrebbero portato alla cittadinanza, ma tutti basati sul reddito degli immigrati presi in considerazione. Con la proposta Bressa, che dovrebbe anche essere il tentativo di riunificare in un unico testo tutte le proposte avanzate in materia, si supera invece il concetto di reddito sufficiente.

Per Tailmoun, si tratta di un ”risultato positivo”’. “Nel testo unificato è stata infatti recepita la nostra richiesta di non prevedere un reddito perché i minorenni, figli di immigrati, ricevano la cittadinanza italiana”. Per la Rete G2, le caratteristiche economiche di un neonato, di un bambino o di un ragazzo non possono essere determinanti per stabilire la loro appartenenza alla società dove sono cresciuti. Un altro tema che sta a cuore alla rete G2 è quello dell’età. Con le proposte in discussione, che pure sono molto avanzate rispetto a tutte le precedenti, si trascura il problema dei figli di immigrati che sono nati in Italia e che ora hanno un’età superiore a quella prevista dalla nuova legge sulla cittadinanza. Si potrebbe verificare così il paradosso, ci spiega ancora Tailmoun, che un bambino di cinque anni ha più possibilità di avere la cittadinanza di un ragazzo che è cresciuto in Italia e che ha compiuto qui i suoi cicli di studio. “Faccio il mio caso personale per capirci – dice ancora Mohamed – io ho 33 anni e ho compiuto qui in Italia più cicli scolastici. Ma non posso avvalermi delle nuova futura legge perché essa esclude tutti coloro che hanno più di 18 anni”. Alle obiezioni sollevate in tal senso durante l’audizione parlamentare, il relatore Bressa ha detto di essere d’accordo e di voler quindi recepire le proposte di modifica. Entro il 30 marzo dovrebbe essere portato a termine il processo di aggiustamento. Dopodiché la nuova legge sulla cittadinanza potrà affrontare l’aula. E’ probabile quindi che diventi legge di stato prima del varo della legge delega del governo che modifica la Bossi-Fini. (pan)

 

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EmiNews 2007

 

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