2969 VOTO ALL'ESTERO: Evitare sorprese dalla riforma elettorale

20070314 15:55:00 webmaster

Su “Tribuna Italiana” del 14 marzo 2007 l’editoriale dei direttore Marco Basti

BUENOS AIRES – L’Italia della politica è impegnata in queste settimane in un intenso dibattito sulla riforma elettorale e ieri il premier Romano Prodi ha aperto la serie di consultazioni con la Lega, per sondare tutte le forze politiche e riuscire a promuovere una legge elettorale condivisa. “Mai più una legge elettorale approvata solo dalla maggioranza” ha proclamato la settimana scorsa. Un sentimento condiviso da molti, almeno come auspicio di quello che sarà un dibattito intenso e con una ricerca del consenso che sarà tutta in salita.

Su “Tribuna Italiana” del 14 marzo 2007 l’editoriale dei direttore Marco Basti

BUENOS AIRES – L’Italia della politica è impegnata in queste settimane in un intenso dibattito sulla riforma elettorale e ieri il premier Romano Prodi ha aperto la serie di consultazioni con la Lega, per sondare tutte le forze politiche e riuscire a promuovere una legge elettorale condivisa. “Mai più una legge elettorale approvata solo dalla maggioranza” ha proclamato la settimana scorsa. Un sentimento condiviso da molti, almeno come auspicio di quello che sarà un dibattito intenso e con una ricerca del consenso che sarà tutta in salita. Più difficile ancora sarà trovare un consenso ampio, se si cercherà non una semplice riforma elettorale, ma una riforma istituzionale, che comporti anche – per fare un esempio – il numero di parlamentari e le funzioni di ognuna delle Camere.
Fino ad oggi, parlando sulla riforma elettorale, nessuno tra i principali esponenti della maggioranza o dell’opposizione ha fatto riferimento al nostro voto. Né alla Circoscrizione elettorale Estero, né ai candidati da eleggere tra i residenti all’estero, né sul sistema di voto per corrispondenza. Il dibattito attualmente in corso riguarda specificamente la distribuzione dei seggi tra i partiti che partecipano alle elezioni per la Camera e per il Senato, per quanto riguarda le Circoscrizioni elettorali in Italia. La Costituzione stabilisce il numero di deputati (12) e senatori (6) che rappresentano gli italiani residenti all’estero e la legge sul nostro voto, il modo come essi vengono eletti e come vengono assegnati i seggi in Parlamento.
Una normativa specifica quindi, diversa da quella generale che oggi impegna i massimi esponenti della politica italiana.
Ma cosa succede sotto ai massimi livelli? C’è da preoccuparsi per i ripetuti attacchi di certa stampa e di certi opinionisti, al voto degli italiani all’estero?
E’ da prendere in considerazione la sortita del senatore Gustavo Selva di Alleanza nazionale (sì del partito di Tremaglia!) che in una intervista ha definito il nostro voto “inutile e dannoso insieme”?
Ci sarà qualcuno che, con la scusa della presunta opposizione del governo canadese a far svolgere un’altra volta le elezioni italiane nel suo territorio, vorrà cogliere la palla al balzo per cercare di rimescolare le carte?
C’è da sempre un partito trasversale che da anni, da sempre, si è opposto al nostro voto. Di esso fanno parte non soltanto esponenti dei partiti politici, dalla destra alla sinistra, ma anche funzionari dello Stato, giornalisti, politologi, esponenti del mondo della cultura.
Ognuno è libero di pensare e di esprimere i propri pareri e per non poche tra queste persone, la sostanza del ragionamento è: “Voi ve ne siete andati, non contate più”. Per questo dicono che “chi non paga le tasse non può votare”, o che gli stranieri (cioè i discendenti) non possono decidere le sorti dell’Italia, o che chi risiede da tanto tempo all’estero non è informato su cosa avviene nel Belpaese.
Il sospetto è che questo partito trasversale possa cogliere l’occasione della riforma elettorale – se non addirittura delle riforme istituzionali – per dare battaglia per rimettere in discussione il nostro voto. Difficilmente riuscirebbero a cancellare la Circoscrizione Estero, perché per modificare l’articolo della Costituzione che la prevede, dovrebbero ottenere la doppia approvazione in ogni ramo del Parlamento. Ma potrebbero cercare altri obiettivi meno eclatanti ma più alla mano. Una dichiarazione di incostituzionalità per consentire di candidarsi all’estero anche ai residenti in Italia. Una riduzione delle competenze dei parlamentari eletti all’estero, sul modello francese. Un rinvio delle elezioni all’estero in alcune ripartizioni dove non è più possibile far votare.
Per adesso si parla sottovoce. Per adesso quelli che si oppongono al nostro voto non si mettono in luce se non in casi molto limitati. Ma intanto si continua a lavorare sui fianchi, dipingendo i nostri parlamentari, a seconda dei casi, con le tinte dell’ironia, del folclorismo, dell’incapacità.
Vorrebbero convincerci del fatto che in fondo abbiamo sbagliato a chiedere il voto. Che non c’era bisogno dei nostri parlamentari per ottenere dall’Italia quelle cose che chiediamo da anni.
Ma ricordiamo bene che per decenni abbiamo chiesto senza ottenere altro che promesse. E ci rendiamo conto che, anche quando ci sono gravi difficoltà per muoversi all’interno del mondo della politica, i nostri parlamentari – alcuni con maggiore successo – stanno cominciando a ottenere alcuni risultati.
Quello sulla riforma elettorale è un dibattito importante, per cui sarebbe bene che i nostri parlamentari si preparassero, per evitare sorprese.

(Marco Basti-Tribuna Italiana/Eminotizie)

 

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EmiNews 2007

 

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