2968 Intervista a Roberto Volpini, Coordinatore ACLI per gli italiani nel Mondo

20070314 15:47:00 webmaster

di Laura Vera Righi (Montevideo)

Spazio Italia (Mensile italiano di Montevideo) ha intervistato per l’edizione di marzo Roberto Volpini, responsabile degli italiani all’estero per le ACLI e membro del Comitato di Presidenza del CGIE. L’argomento principale dell’intervista, realizzata dalla dott.ssa Laura Vera Righi, è stato la situazione attuale del CGIE, e le vie di uscita per la attuale crisi.

Gli ultimi sono stati mesi di sconforto per quanto riguarda l’attività del CGIE; seguendo la stampa solo si registrano discussioni di tipo politico, anzi partitico, niente degli italiani all’estero. Per questo motivo abbiamo ritenuto importante intervistare un membro del CGIE che occupa una carica di direzione nel CGIE, ma dirigente dal mondo associativo. Ecco cosa ne pensa.

S.I.: Qual è il tuo parere sul meccanismo interno alla elezione di questo CGIE ?

R.V: Occorre, innanzitutto chiarire che le norme che regolano la elezione dei componenti del CGIE e dei suoi Organi (Comitato di Presidenza, Commissioni tematiche, ecc) sono fissate dalla Legge e dal Regolamento. Due provvedimenti alla cui stesura , nelle varie riedizioni, ha contribuito per la gran parte lo stesso CGIE dopo un ampio e democratico dibattito al suo interno.

Il mio parere, quindi, è che si tratta di una buona normativa. Ciò non esclude che essa possa essere modificata là dove ce ne fosse bisogno. In questa direzione si sta riflettendo nel dibattito avviato per la stesura di una nuova Legge di riforma del Cgie.

Il “meccanismo” è comunque , oggi, garante dei principi democratici.

S.I.: Gli Organismi eletti sono stati eletti a colpi di maggioranza ?

R.V.: Anche qui dobbiamo intenderci su cosa significa “a colpi di maggioranza”. Torno a confermare che le elezioni si sono svolte regolarmente, nel rispetto delle norme. A garanzia di ciò né è stata la stessa composizione della Commissione elettorale.

Il problema allora si sposta sul piano politico. Cioè sul fatto che, purtroppo, ed ormai fin dalla sua costituzione, nel CGIE si è rispecchiata la logica di “schieramento partitico” che caratterizza la politica italiana, dando così vita ad una “maggioranza” ed una “opposizione”. E sul perché ciò sia avvenuto , sulla ricerca delle responsabilità, chi è senza “peccato scagli la prima pietra.”

Dentro questa logica sono stati “travolte” anche le rappresentanze del mondo associativo a cui io appartengo.

Certamente non condivido tutto ciò. Ne prendo atto e cerco di contrastare la situazione con atti e comportamenti che testimoniano la mia esperienza associativa nelle Acli. Un’ associazione che per le scelte, per l’autonomia e per il pluralismo, credo, non debba prendere lezioni da nessuno.

Ed è in tutta onestà l’esperienza che stiamo rivivendo, come associazionismo, nella Consulta Nazionale dell’Emigrazione (CNE) va in questa direzione.

Di fronte a questo quadro occorre riflettere, tutti, con serenità e senza la tentazione di strumentalizzare gli “episodi elettorali”. Siamo chiamati così a testimoniare una coerenza comportamentale che non lasci dubbi.

Personalmente credo che si possano trovare i giusti equilibri a partire dal valorizzare, prioritariamente, le persone portatrici, certamente di esperienze e capacità, ma soprattutto aperte ad un dialogo franco e libero da schemi ideologici e pregiudiziali.

S.I.: Secondo te, questo CGIE sarà utile per le comunità italiane all’estero?

R.V.: Questa è la strada che occorre prendere prima di rispondere a questa domanda. Non condivido, pertanto, le “cassandre” che con le loro dichiarazioni riempiono tutti i giorni le agenzie e presagono la fine del CGIE.
A tutti, allora, chiedo, compreso a me stesso, un supplemento di riflessione. Oserei dire un esame con la propria coscienza . Perché sono convinto che il CGIE è stato e resta un luogo significativo e importante di rappresentanza delle istanze delle nostre comunità all’estero.

S.I.: Dato che il voto politico lo abbiamo già espresso e i nostri candidati sono già stati eletti, un CGIE così a cosa serve?

R.V.: Ripeto che non credo che il CGIE abbia esaurito la sua funzione o che essa sia sostituita con la rappresentanza in Parlamento dei 18 onorevoli o senatori della Circoscrizione Estero.

Questi sono cittadini che certamente debbono rappresentare le nostre comunità all’estero; ma non bisogna dimenticare che essi sono parte integrante del Parlamento e non sono una “parte”del Parlamento stesso. Sarebbe sbagliato pensarli come una loby degli interessi degli italiani nel mondo. Sono più portato a pensarli, cristianamente parlando, come lievito che fa maturare in tutto il Parlamento l’attenzione ai problemi, ai diritti non tutelati, che ancora attendono una risposta.

Ed allora , anche qui, la mia risposta è che ha un senso oggi, più di ieri, il rafforzamento del CGIE.

Certo rivedendone dove necessario la sua composizione e le sue funzioni, per rendere il suo funzionamento più aderente con i cambiamenti avvenuti in questi anni. Da questa “verifica” non dovrebbero sentirsi fuori gli stessi Comites.

Per il CGIE, tra l’altro, il percorso è già stato individuato e lo stesso recente documento della III Commissione tematica ne ha aperto la discussione nelle prossime riunioni delle Commissioni Continentali e vedrà nell’Assemblea di maggio una prima tappa per una riflessione complessiva

Mettiamoci, quindi, con atteggiamento positivo ad intraprendere questo cammino. Nella certezza che COMITES e CGIE sono i luoghi irrinunciabili della rappresentanza democratica della nostra società civile all’estero.

Balza, allora, evidente il ruolo che ha l’associazionismo per sostenere questo processo. Un associazionismo che ha il dovere di interrogarsi su come intercettare le nuove istanze che emergono dalle nuove e vecchie generazioni.

Un associazionismo però che ha anche bisogno di un formale e sostanziale riconoscimento legislativo per cui abbiamo già preso delle iniziative.

 

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EmiNews 2007

 

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