2998 ARNOLD CASSOLA ALLA CAMERA SUI 50 ANNI DI EUROPA

20070319 20:49:00 webmaster

Presidente, sottosegretario, Colleghe e colleghi,
siamo qua a chiederci cosa sarà dell’Europa nel prossimo futuro, in attesa della dichiarazione di Berlino di domenica prossima.
Sfortunatamente, man mano che passa il tempo, le divergenze riguardo alle riforme istituzionali stanno crescendo. I britannici, i polacchi e i cechi stanno irrigidendo le loro posizioni.

Questi paesi concordano con le posizioni di Nicholas Sarkosy e si stanno battendo per un’Europa intergovernativa, meno integrata e più debole.

Ebbene, la grande sfiducia nelle istituzioni del popolo europeista si è maggiormente evidenziata proprio a Nizza nel 2000, quando la Conferenza Intergovernativa si ridusse ad un mercanteggio rozzo dell’ultimo minuto, dietro porte fermamente chiuse e sbarrate.
Noi dobbiamo combattere questa tendenza a cercare di ridurre le Istituzioni europee al minimo denominatore comune. Noi verdi siamo convinti del fatto che ci vuole più Europa se vogliamo influire in maniera positiva sulle vicende del mondo.

Se ci guardiamo intorno vediamo che ci sono varie tragedie che hanno sconvolto il mondo in questi ultimi quindici anni.

Basti pensare ai genocidi in Ruanda, in Bosnia, in Kosovo; alla guerra in Iraq, basata su premesse false; alle stragi in Afghanistan; agli eccidi in Darfur, Somalia, Eritrea, per non parlare dell’annosa questione del Medio Oriente.

Ebbene, queste tragedie umanitarie sono avvenute anche perché all’Unione Europea è venuta a mancare una voce ed un’azione unitaria nel corso del tempo.

Bastino, come esempi, i casi dell’Ex-Yugoslavia oppure quello eclatante dell’ Iraq, dove i governi di Blair e di Berlusconi hanno immediatamente abboccato all’esca bugiarda e menzoniera confezionata dal governo Bush, mentre i governi Schroeder e Chirac se ne sono tenuti fuori.

Io mi chiedo: se l’Europa -invece di lasciarsi andare ad atteggiamenti unilateralistici- avesse parlato con una voce, avremmo avuto lo stesso esito drammatico e sanguinario in Iraq? Penso proprio di no.

E ancora adesso, se l’Europa non si unisce per parlare all’unisono, corriamo lo stesso rischio per quanto riguarda l’Iran.

E quindi, ritornando al metodo di riforma delle istituzioni europee, l’Italia dovrebbe rifiutare il metodo intergovernativo e invece farsi promotrice di un’Europa aperta e trasparente dove le grandi decisioni vengono ratificate dal popolo tramite lo strumento dei referendum.

Sfortunatamente, il metodo Sherpa utilizzato dalla presidenza tedesca nei sei mesi in corso non è foriero di grandi aspettative in quanto questo metodo si traduce in negoziati segreti a porte chiuse tra burocrati di stato.

Intanto, tutto si sta svolgendo in gran segreto, e prima di giugno la popolazione europea non saprà niente di quello che i propri governi stanno confidando alla Merkel.
E poi, quando la presidenza tedesca renderà pubbliche le conclusioni di queste consultazioni, è molto probabile che ci troveremo di fronte ad un testo ridotto al minimo denominatore comune per non urtare le diverse sensibilità nazionali.
Infatti, qualche avvisaglia informale di questo si è già avuta l’8 marzo passato quando Angela Merkel ha dato ad intendere che lei proporrà un trattato ridotto (non una costituzione) da ratificare entro febbraio 2008, senza alcun referendum.
Ebbene, su questo sfondo che prospetta un indebolimento generale dell’Europa, io credo fermamente che il governo italiano debba assumere una posizione molto più ambiziosa per il nostro continente.

Che ci piaccia o no, i prossimi anni vedranno la presenza di ben quattro superpotenze economiche e politiche: gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e l’India.
Se l’Europa vuole contare qualcosa in questo panorama futuro non può permettersi il lusso di rimandare "ad infinitum" la propria riforma istituzionale.

Il governo Prodi, con la sua dichiarata vocazione europeista e multilateralista allo stesso tempo, potrebbe e dovrebbe, fare da motore trainante per tutti coloro che vorrebbero vedere un’Europa forte ed unita, che può incidere positivamente a favore della pace, della sicurezza e di una maggiore equità nel mondo. Grazie.

 

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EmiNews 2007

 

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