2983 ESTELA CARLOTTO: "Ci furono italiani padroni di aziende che denunciarono i loro operai al regime"

20070316 22:08:00 webmaster

di Piero Sammartino (fonte www.istitutosanti.org)

"Ma il volto di Estella Carlotto si è rabbbuiato a questa domanda e ripetè alcune frasi già pronunciate in aula: ci furono persino padroni di aziende che denunciarono i loro operai come oppositori del regime."

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ROMA (16.03.2007)- Quando è cominciato il primo processo agli uomini che avevano avuto responsabilità nella tortura e nell’uccisione di desaparecidos in Argentina due leggi dello stato impedivano che lì potessero svolgersi quei processi. Il viaggio in Italia delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo era sostenuto dalla speranza di poter trovare nella terra degli Appennini quello che era loro negato nel paese delle Ande.

Oggi sappiamo che quella speranza era fondata. Il tribunale della Corte d’assise di Roma ha condannato a cinque ergastoli gli imputati Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raul Vildoza, Hector Antonio Febres e Antonio Vanek, ufficiali operanti nella Escuela Superior de Mecanica de la Marina (ESMA) dove avevano avuto luogo le torture.

Il ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha dichiarato che l’Italia sta considerando la possibilità di richiederne l’estradizione affinché la condanna non resti solo sulla carta.
Ce lo auguriamo e se lo augura certamente Estella Carlotto, Presidente delle Nonne de Plaza de Mayo, che ieri era raggiante per aver conseguito un nuovo importante risultato.

Avevamo incontrato Estella Carlotto nell’autunno scorso nella conferenza stampa dopo la sua testimonianza al processo ESMA e le avevamo chiesto che ruolo avevano svolto le associazioni e i gruppi italiani in Argentina al momento della sua tragedia famigliare. Ci sarebbe piaciuto che di poter apprendere che qualche gruppo le era stato vicino nella sua disperata ricerca di giustizia. Ma il volto di Estella Carlotto si è rabbbuiato a questa domanda e ripetè alcune frasi già pronunciate in aula: "ci furono persino padroni di aziende che denunciarono i loro operai come oppositori del regime".

E poi quando le abbiamo chiesto della scuola italiana in Bueonos Aires, se fossero noti i nomi dei giovani che frequentavano la scuola e poi torturati e uccisi Estella Carlotto ci ha risposto :E’ una vergogna che ancora oggi non ci sia almeno una lapide in quella scuola che ricordi i nomi degli studenti desaparecidos che la frequentavano."

Dopo la sentenza del 14 Marzo resta alta l’attesa della comunità italiana in Argentina per lo svolgimento del processo Massera ancora in corso. Ma l’indicazione di Estella Carlotto perché si ponga una lapide nella sede della Scuola Colombo con i nomi degli studenti desaparecidos che frequentavano la scuola potrebbe essere una giusta direzione verso cui indirizzare la solidarietà alle famiglie e la testimonianza delle associazioni e dei gruppi italiani in Argentina.

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EmiNews 2007

 

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