2981 ESTELA CARLOTTO: "Il vizio della memoria"

20070316 21:36:00 webmaster

Intervista alla nonna coraggio Estela Carlotto nel 30° anniversario del golpe in Argentina
(Intervista concessa l’8 febbraio 2006)
di Cristiano Morsolin – Selvas.org

Ho avuto l’opportunità di trascorrere un’intera giornata insieme alla nonna coraggio Estela Carlotto, Presidente delle Abuelas di Plaza de Mayo, l’8 febbraio 2006 in occasione di un’udienza al processo dei desaparecidos italiani e della presentazione del libro “Dalla casa alla piazza – Trasformazioni della quotidianità delle Madri e delle nonne di Plaza de Mayo curato da Piera Oria delle Rete Redie Resch. Questa intervista lascia trasparire la passione per la vita di una donna che non si arrende a chiedere giustizia per la figlia Laura, assassinata nel 1978, la cui lotta l’ha portata ad essere candidata al Premio Nobel per la pace come Presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, riconosciuta come una delle leader dei diritti umani più prestigiosa al mondo.

Quali sono le radici storiche della tua famiglia che ti uniscono all’Italia?

Trent’anni fa ero un’insegnante, dirigevo una scuola elementare, appartenevo ad una famiglia di classe media, quattro figli e un marito di cognome Carlotto. Quest’uomo, mio marito, figlio di Giovanni Carlotto, è stato allevato da suo padre con un’educazione antifascista. Giovanni Carlotto era andato via dall’Italia perché non tollerava il sistema fascista. Ho visitato il suo paese, si chiama Arzignano, in provincia di Vicenza. In un libro sulla storia di Arzignano figurano molti Carlotto e tutti sono stati partigiani. E allora io mi sento molto orgogliosa di chiamarmi Carlotto e di essere moglie di un italiano. L’Italia è parte della mia vita, del mio sangue. I miei figli hanno sangue italiano. Mi sento vicina a questo paese. Anche perché abbiamo condiviso insieme le colpe di tutto ciò che è accaduto. Perché le colpe non sono geografiche, argentine, italiane o di chissà quale paese. Le colpe sono di tutti, viviamo tutti sulla stessa terra e abbiamo tutti delle responsabilità di fronte alla vita. Per un ricco qui, ci sarà un povero li e viceversa… Tutte le poltiche sbagliate, ingiuste, sono colpe globali. Pero essere solidali è qualcosa di grande, di bello. Arrivare in un paese straniero e sentirsi a casa propria è una grande emozione… e io credo che noi argentini e italiani parliamo lo stesso linguaggio, quello del cuore e dei sentimenti. Mi sento a casa qui in Italia, con il ricordo forte di quel giorno che inaugurarono il monumento per la mia figlia Laura ad Arzignano. C’erano personalità politiche, gli imprenditori, i ragazzi delle scuole, il coro che intonava “GRACIAS A LA VIDA”, mi accompagnava Flavia Prodi con la sua amicizia e sensibilità (l’Italia ha bisogno di persone come Prodi al governo).Fu un momento speciale e mi sentivo a casa mia…

Il Plan Condor, la prima esperienza di globalizzazione del terrore attraverso il coordinamento delle dittature di Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, Bolivia, ha avuto un drammatico scenario in Argentina come espressione del terrorismo di stato…

Quando il 24 marzo del 1976 un golpe militare dette il via a quello che noi chiamiamo “terrorismo di stato”, si mise in moto un piano di sterminio di tutti gli oppositori della dittatura. In Argentina non abbiamo vissuto la guerra, non sapevamo cosa fossero il fascismo e il nazismo.
Abbiamo conosciuto il fascismo in Argentina quando la dittatura ha attuato un piano di torture e di omicidi che ha fatto 30.000 vittime. Le forze armate di sicurezza sono state bravissime ad imparare quel piano criminale, l’hanno attuato mettendo in piedi più di quattrocento campi di concentramento. Gli argentini antifascisti venivano presi e rinchiusi in quei campi dove li attendeva la morte, potevano morire di stenti, di torture, potevano essere fucilati o gettati nell’Oceano con i “voli della morte”. Anche quella fu una morte clandestina. Nessuno ci ha mai restituito i loro cadaveri. Nei cimiteri dell’Argentina ci sono migliaia di tombe con scritto “N.N.”, senza nome”. Quello che è successo nel 1976 è storia di oggi. I nostri militari sono riusciti a superare anche Hitler: hanno attuato un sequestro sistematico e pianificato di neonati e bimbi. Le nostre figlie, sequestrate e incinte, hanno partorito nei campi di concentramento e poi allevati da mogli di militari che non potevano avere figli. Alle mamme spettava la morte, i bambini venivano rubati. Noi madri e nonne in Argentina non ci siamo arrese. Siamo andate per strada a cercare i nostri figli. Avevamo paura, sapevamo che correvamo il rischio di scomparire anche noi. Ma la paura si supera con l’amore. L’Amore è un figlio, una figlia, una nipote. Per questo nascono movimenti come il nostro, le madri, le nonne, le donne di Plaza de mayo. Stiamo cercando cinquecento bambini scomparsi, ne abbiamo recuperato 82. Oggi sono uomini e donne e non sappiamo dove sono. Ce li hanno rubati militari e civili complici che condividevano l’ideologia fascista dei militari.
Nel mio caso il 26 novembre 1977 mi hanno sequestrato mia figlia Laura, di 23 anni, che studiava Storia a La Plata e militava nella Gioventù Universitaria Peronista, quando era in cinta di due mesi. Fu vista nel Centro di Detenzione Clandestina di La Chaca nella città di la Plata da vari testimoni. Diede alla luce mio nipote Guido il 26 giugno 1978. Due mesi dopo la nascito di mio nipote, Laura fu portata in una strada vicino a Buenos Aires e qui assassinata. Il suo corpo mi fu consegnato lo stesso giorno dell’assassinio con la menzogna di una morte durante uno scontro a fuoco tra forze dell’ordine e terroristi.

Con il processo in Italia del 2000 hai ottenuto giustizia per tua figlia Laura?

Abbiamo seguito il processo in Italia in modo permanente, contribuendo di persona come testimoni, con viaggi frequenti, un gran lavoro…Abbiamo domandato a Prodi, quando è venuto in Argentina che si costituisse parte civile come in seguito ha fatto come governo italiano. Fu un lavoro ventennale nel ponte tra l’Argentina e l’italia. La conclusione finale fu la condanna dei 7 militari implicati e per noi fu un gran trionfo, un trionfo della verità, di ciò che rappresenta la difesa dei cittadini italiani assassinati e desaparecidos in Argentina. Siamo soddisfatti che gli assassini sono stati condannati anche se l’Italia non ha ancora richiesto l’estradizione per eseguire la condanna in Italia. Questi assassini venivano ripudiati con la condanna morale in Argentina e nel mondo intero. Per fortuna oggi in Argentina non c’è più l’impunità, le nefaste leggi di amnistia che impedirono la giustizia e il castigo, non esistono più, sono state dichiarate incostituzionali nel giugno dell’anno scorso e oggi possiamo condannare in Argentina i responsabili del terrorismo di stato. Per quanto riguardo il processo in Argentina ho riaperto il caso della scomparsa di mia figlia Laura e di mio nipote Guido. Sto cercando colui che, in base a testimonianze, ha fucilato mia figlia perché voglio che paghi con tutto il peso della legge. Voglio incontrare mio nipote Guido sperando che la coscienza della gente mi dia qualche dato e che mio nipote appaia. Sto cercando giustizia per mia figlia e per recuperare mio nipote pero in procedimento non cammina rapido come si vorrebbe perché nei meandri del potere giudiziario si coprono gli autori del genocidio.

Oggi sei venuta in Italia in occasione del secondo processo ai desaparecidos di origine italiana dove si è richiesta una nuova perizia del vecchio dittatore Emilio Massera a Buenos Aires per la scomparsa dei cittadini italiani Giovanni e Susanna Pegoraro, Angelamaria Gullo, rinchiusi ed uccisi nella caserma della marina militare ESMA, il più importante centro di tortura della dittatura.
Questo procedimento della Esma è la continuazione del precedente processo ed io non ho dubbi che le attuali autorità argentine possano soddisfare le richieste di quelle italiane. Il governo del mio paese ha preso una decisione politica chiara sui diritti umani e ormai, essendo decadute le leggi a tutela dei militari sul “punto final” y ley de obediencia debita”, si stanno risolvendo quei macro processi dei desaparecidos che sono stati congelati per molti anni. Mi pare logico che l’Italia assuma la difesa, superando le tante difficoltà dei processi dei propri desaparecidos e l’ha dimostrato con il giudizio precedente con la condanna di un gruppo di assassini della dittatura. Questo processo dell’Esma è la continuazione del primo processo. Approfitto di questa intervista per sollecitare il Governo Berlusconi che non ha ancora chiesto che venga eseguita la sentenza di condanna del 6 dicembre 2000: di quei colpevoli un militare è morto Luis Suarez Maison,Santiago Omar Rivero è in arresto ma gli altri cinque assassinii( Juan Carlos Gerardi, Julio Roberto Rossin, Alejandro Puerta, Jose Luis Porchetta e Omar Ector Maldonado) sono liberi in Argentina, anche se con sentenza passata in giudicato nel vostro paese perché l’Italia non ha ancora richiesto l’esecuzione della sentenza e non ha richiesto l’estradizione dall’Argentina, misura vigente grazie ad una apposita convenzione tra Italia e Argentina.

Sono cambiati i rapporti con l’Italia con il Governo Berlusconi?
Non condivido questo modo di governare il Paese, e ascoltando gli italiani, sento che sono in tanti ad essere insofferenti, a non accettare e criticare questo clima di corruzione. D’altra parte è risaputo ed è uscito su tutta la stampa anche Argentina che Berlusconi è stato legato alla Loggia P2 e a Licio Gelli. Non è certo un segreto. Ma al di là di questo ora la situazione di rapporto politico tra Italia ed Argentina non è molto chiara, c’è stato anche il momento critico della crisi economica che ha coinvolto gli investitori italiani, si è creato un po’ di astio, di freddezza. Ad oggi infatti il nostro Presidente, Kirchner, non è ancora venuto in Italia, e sua moglie è venuta solo informalmente. Senza dubbio, quando la maggioranza passerà al centro sinistra i rapporti torneranno sereni, perché loro hanno sempre tenuto aperto e vivo il dialogo.
Prodi, D’Alema, Fassino, Veltroni, hanno sempre tenuto molto ai rapporti tra i nostri paesi. Ho molta fiducia, e sono convinta che alle prossime elezioni vincerà la gente “per bene”.
Desidero dopo le elezioni di venire a festeggiare in Italia. Se festeggiamo per le vittorie di molte lotte nel nostro Paese, vogliamo festeggiare anche per l’Italia.

Ha partecipato con l’Unicef ai lavori per la Convenzione relativa ai diritti dei fanciulli. Oltre alla lotta per la giustizia e la memoria, vi occupate di tematiche sociali attuali in Argentina?

Noi Abuelas in l’Argentina, abbiamo rapporti stretti con l’Unicef, e stiamo lavorando molto insieme. Inoltre sono Presidente del Comitato argentino per l’applicazione della “Convenzione Internazionale dei Diritti dei Fanciulli”. Questa Convenzione fa già parte della Costituzione argentina, cosa che non capita in molti paesi. L’Unicef mi coinvolge, partecipo attivamente, per esempio contro il lavoro e la prostituzione infantili, il traffico di bambini, e tutti questi problemi grandissimi.
Posso dire con certezza e per esperienza che tutta l’aggressività dei ragazzi non nasce da loro, ma dal mondo in cui si trovano a vivere. I bambini nascono puri, e vengono purtroppo plagiati dall’ambiente, e dagli adulti. Se un piccolo uomo vive nella violenza, diventerà un adulto violento.
Se sua madre lavora, suo padre è alcolizzato e picchia lui e la madre, diventerà molto facilmente un uomo che picchia moglie e figli.
Se un bambino ha fame, si troverà a dover rubare per sopravvivere, se il bambino non va a scuola, difficilmente trascorrerà del tempo leggendo un libro, se viene lasciato giornate intere con i giochi elettronici, certo non svilupperà la fantasia e la materia grigia.
Purtroppo i bambini sono un prodotto degli adulti, è tutta nostra la responsabilità.
Tutta questa aggressività, questa intolleranza, il non rispetto per gli altri, per il diverso da noi, è imitazione del mondo adulto e colpa dell’educazione, degli esempi che ricevono. Ci sono delle eccezioni, certo. Magari anche da una situazione terribile di fame e povertà un bambino può farcela a diventare un giovane professionista, ma è un’eccezione, un caso unico e raro. Il bambino male alimentato non potrà sviluppare la propria intelligenza, quello che vive nella violenza quotidiana in casa, non si libererà facilmente di quel modo di fare. I bambini che vivono per strada, sotto i ponti, difficilmente stanno lì a leggere la Bibbia o il Vangelo, ma pensano a chi derubare per vivere un giorno in più.

In Argentina ci sono ancora bambini che muoiono di fame, è un paese pieno di risorse, e ancora i piccoli muoiono di fame. Si sta affrontando il problema, che non è responsabilità di questo governo, ma di quelli che lasciarono la situazione acutizzarsi, vendendo i nostri beni, non preoccupandosi delle persone. Non può, non deve più succedere.
Noi adulti abbiamo dei doveri, qui ed ora, nei confronti dei bambini. Non domani, ora, adesso.
Anzi, questo governo, che nessuno conosceva, che aveva ottenuto appena il 22% dei voti, che addirittura facevamo fatica pronunciare il nome del Presidente, si è preoccupato dei diritti umani, seriamente.
Quando venne eletto mi chiamarono a casa loro per avere la mia opinione su chi investire come Sottosegretario per i diritti umani, mi chiesero di Luis Duhalde e io sostenni la sua candidatura, essendo lui stato esiliato e una vittima della dittatura..
Il Presidente Kirchner è un uomo che va avanti per la sua strada, se sa che una cosa è positiva per la sua gente la fa. Lui pensa davvero alle persone, agli argentini. Per i diritti umani ha fatto cose magnifiche e il 24 marzo marceremo insieme a Plaza de Mayo.

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EmiNews 2007

 

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