3024 MASTROGIACOMO, ANNESSI E CONNESSI

20070326 12:16:00 webmaster

di Tito Pulsinelli

La liberazione del corrispondente di guerra Mastrogiacomo, ottenuta con la contrapartita del rilascio di alcuni comandanti afgani anti-Nato, è stata come la cartina di tornasole che ha rivelato quanto torbide siano le acque. Nella politica estera, nel mondo capovolto della comunicazione addomesticata e in quello derisorio della nanopolitica.
Fino a tre giorni fa, ci spiegavano con molta condiscendenza –e con altrettanta insistenza monocorde- che a Kabul c’è un governo sovrano, legittimato da elezioni, e che le truppe multinazionali servono a migliorare la perfettibile democrazia afgana. Per i dubbiosi e gli scettici, la solita gogna: dagli all’untore-terrorista.

Con il ritorno a casa di Mastrogiacomo, dopo che il governo di Kabul accetta la trattativa e le condizioni avanzate dai suoi antagonisti militari, c’è un rovesciamento totale del registro comunicativo. Indietro tutta! Non importa contraddirsi e invertire i ruoli. Adesso ci spiegano che nei Palazzi di Kabul si annidano dei fantocci senza arte nè parte. Fantocci degli Stati Uniti? No, fantocci del tovarish D’Alema che li ha corrotti con un pugno di euro e di pepite. Fine prematura del fotoromanzo sulla “giovane democrazia afgana”.

E’ bastato lo stormire di poche “fonti anonime” anglosassoni, insofferenti per la trattativa andata in porto e, in simultanea, la nostrana grancassa propagandistica atlantista si è indaffarata per riscrivere l’accaduto come una volgare estorsione con riscatto: una riedizione del sequestro Sgrena, senza agguato a Calipari.
Poi il contorno di toni preoccupati degli esperti per le “sponde atlantiche che si allontanano”, e per l’eccessiva libertà del manovratore della Farnesina. Alla fine, gli si ingiunge di trangugiare tutto senza fiatare: base di Vicenza, invio di altri cotingenti militari, riarmamento con 133 aerei F35, dire yes all’istallazione di missili intercettori in Polonia e Repubblica Ceca e –come ciliegina sulla torta- la NATO come alternativa eterna ad un sistema difensivo europeo.
Gli eufemismi verbali cari a D’Alema sono il simmetrico riflesso di una politica che rimane muta sui grandi temi strategici, sull’autonomia geopolitica europea, ridotta al minimalismo dei tatticismi insistiti, a volte creativi, talaltre farseschi. Sostanziale passività di fronte alle pretese unilateraliste di Washington, di cui non percepisce il velleitarismo parolaio, e l’impotenza sempre più manifesta sul teatro di operazioni mediorientale.

I neocons si erano lanciati nel safari afgano per acciuffare il bandolero Bin Laden e di passata, com’è nel loro stile, dare una prova di potere muscolare contro un peso piuma, che servisse da monito universale. Al capo di qualche anno, il bandolero rimane alla macchia, perciò Bush fa alcuni conti, e preferisce passare il comando delle operazioni alla NATO. Come mai? E chi glielo fa fare ad accettare alleati infidi e subdoli come gli italiani? Non è in gioco la credibilità dell’Italia, piuttosto quella degli Stati Uniti cui è insuficiente la complicità dell’Internazionale Anglosassone, ed è costretto a ricorrere ai carolingi, asburgici e savoiardi.

L’incedere dalemiano, un passo avanti e due indietro, o la tecnica di un colpo al cerchio ed uno alla botte, ha già il fiatone perchè siamo in un periodo di capovolgimenti e di definizione. Non di routine diplomatica.
I “terroristi” talebani stanno tenendo testa all’invincibile armata della NATO, e i soldati italiani e spagnoli attualmente impegnati ad “impermeabilizzare” la loro zona, si trovano già esposti al combattimento attivo, in campo aperto.
E Bush, mentre bussa a quattrini e invii di altra truppa, notifica che l’Italia e il tutto il sud europeo non saranno protetti dallo scudo difensivo che stanno predisponendo in Polonia. Quando il gioco si fa duro aumentano i colpi bassi, ma anche i bluff e le mistificazioni.

Le forze armate degli Stati Uniti stanno istallando missili intercettori sull’uscio della Russia per proteggere le “forze del bene” da eventuali missili nord-coreani. Non importa se la balistica dice che per sparare quei vettori intercontinentali destinati al territorio nordamericano è preferibile evitare il giro vizioso sull’Europa. La via diretta è quella sopra il Polo nord. Al rilancio in pompa magna dello “scudo antimissile”, i russi hanno già preannunciato che risponderanno con il dispiegamento di armi strategiche puntate sulla Polonia e la Repubblica Ceca, cioè contro l’Europa.
Gli interessi domestici di Washington –e quelli inglesi, canadesi, australiani e zelandesi- perseguiti con il notorio etremismo, questa volta mettono a dura prova persino la ragion d’essere della NATO. Dovrebbe finalmente spingere l’Unione Europea a interrogarsi se ha ancora senso continuare a parteciparvi. O mettere all’ordine del giorno la costruzione di un sistema di difesa proprio e autonomo.

L’unilateralismo rimette l’Europa nel mezzo di una nuova guerra fredda –come quella dei Pershing di una ventina d’anni fa- dove è palese che il suo gemello siamese crea problemi di maiuscola gravità, cui finge di dare la soluzione immaginaria dello ”scudo”. E’ un tipo di soluzione per un problema provocato delibertamente, entrambi finalizzati ad accrescere la dipendenza e la vulnerabilità europea.
Lo sfrenato vassallaggio dei governi ultraliberisti di Varsavia e Praga, con un’arrendevolezza “bananera”, non si ferma neppure di fronte alla gravità del pericolo che la loro decisione proietta su tutti gli altri soci, di cui sono gli ultimissimi arrivati. Troppa fretta per l’allargamento verso l’est, molto sospetta quando il padrino o lo sponsor principale era Washington.
Ad ogni modo, il processo decisionale basato sull’unanimità è una palla al piede per l’unificazione coerente del blocco europeo, e va rimessa rapidamente in discussione. Se i “cavalli di Troia” avessero potuto sbattere i pugni sul tavolo in questo modo “polacco”, allora gli Stati Uniti non sarebbero mai riusciti a formare una federazione, giammai un semi-impero cadente.

Ben oltre i tatticismi funambolici e la navigazione a vista, c’è la necessità di chiedersi se il sacrificio sullo scenario afgano risponde agli interessi degli Stati Uniti o a quelli dell’Europa. C’è bisogno di valutare se è ancora credibile la NATO come difesa dell’Europa dalle minacce esterne, oggi create ad arte o indotte dai rangers dal Pentagono.
E’ urgente assimilare che la caduta in picchiata della Russia è terminata, non c’è stata la sua bancarotta, il Patto di Varsavia giace sepolto nel passato storico, però la NATO non solo non si è dissolta ma –dai tempi della masochistica guerra contro la Yugoslavia- è stata trasformata in una protesi bellica con ambizioni su tutto il campo da gioco globale.

Le elites europee hanno il torcicollo a furia di guardare solo ad ovest, illuse che il mondo sia uno sconfinato Atlantico del Nord, dove euro e dollaro sono uniti nella lotta contro il Sud del mondo, e la NATO è un braccio armato per depredare tutto quanto è loro indispensabile. Questo è il modello prediletto dalle banche e dalle Borse, pietrificato sull’orizzonte asfittico di un meta-Stato basato solo su di un mercato e una moneta.
E’ tempo di scegliere soluzioni realistiche al problema della dipendenza energetica. Sull’altra sponda atlantica hanno scelto la guerra, a Bruxelles finora c’è solo la riluttanza ad unirsi alle “posse” contro i bandoleros del petrolio e del gas. Si tratta di una non-scelta. Europa sociale, se ci sei batti un colpo.

 

3024-mastrogiacomo-annessi-e-connessi

3799

EmiNews 2007

 

Visits: 2

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.