3052 Scudo antimissile, accordo «tecnico» fra Italia e Usa

20070330 12:04:00 redazione-IT

di Toni Fontana (da l’Unità)

Per ora il dibattito è riservato a pochi addetti ai lavori, ma il confronto politico-diplomatico sullo scudo missilistico proposto o meglio imposto a cechi e polacchi da Bush si annuncia difficile e pieno di incognite.

Finora le posizioni sono in sintesi queste: Washington, per il solo 2008, mette sul piatto 11 miliardi di dollari per l’installazione di 10 missili intercettori in Polonia e per la realizzazione di una sofisticata base radar nella Repubblica Ceca. L’Europa, soprattutto per iniziativa di Francia e Germania, vorrebbe discutere con gli americani in ambito Nato e in accordo con la Russia che vede con preoccupazione l’iniziativa americana.

Coniando un orribile termine il segretario generale dell’Alleanza Atlantica ha di recente detto che occorre «nato-izzare» la questione ed ha sollevato il problema dell’«indivisibilità della sicurezza nell’ambito» dell’alleanza, intendendo dire che gli americani non possono «parcheggiare» i loro missili in Polonia e nelle Repubblica Ceca senza considerare la sicurezza dell’intero continente e scoprendo il fianco sud (Italia, Grecia e Turchia). Da alcuni giorni gli americani hanno ammorbidito i toni e lanciato messaggi rassicuranti ad europei e russi assicurando che sono pronti a discutere con tutti. E giovedì il responsabile per la politica estera e della sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana (nella foto) ha esortato i 27 soci ad iniziare il confronto sulla questione dello scudo convinto che «sarebbe un errore non discutere tra noi nel modo più chiaro e aperto possibile».

In questo contesto dai confini ancora indefiniti, si sta inserendo anche l’Italia. Per ora Roma e Washington hanno solamente definito le linee generali di un accordo incentrato sulla «condivisione di tecnologie legate» al progetto di scudo missilistico.

La conferma di questa «intesa preliminare» è venuta mercoledì dal generale Obering, capo della Missile Defense Agency del Pentagono secondo il quale con Roma sono state definite «le linee principali ed i meccanismi sulla base dei quali collaboreremo a questo progetto».

L’accordo tra Italia e Stati Uniti è stato siglato a Washington a metà dicembre 2006 nel corso di una visita negli Usa del ministro della Difesa Arturo Parisi che ne ha parlato con l’allora capo del Pentagono Donald Rumsfeld che, da li a pochi giorni, sarebbe stato sostituito da Gates.

Fonti militari che l’Unità ha contattato tendono a ridurre la portata dell’accordo che viene definito «tecnico» e incentrato sul possibile sviluppo di tecnologie legate ai nuovi sistemi d’arma. In ogni caso – si fa notare – non è in discussione l’installazione di nuove armi in Italia.

Non è insomma all’orizzonte un’iniziativa simile a quella che scatenò diffuse proteste negli anni ‘80 quando Raegan avanzò l’idea di piazzare gli «euromissili» a Comiso, in Sicilia. È altrettanto facile prevedere che la discussione sul progetto Usa alimenterà discussioni nel nostro paese.

Il primo a farsi vivo su questo tema (ancor prima che si sapesse dell’accordo «tecnico» con gli americani), è stato il deputato del Pdci Severino Galante che segnala, in un’interrogazione a Parisi e D’Alema che il piano americano «è entrato nella fase operativa». Il parlamentare del partito di Diliberto mette in guardia contro «il pericolo di rimilitarizzazione dell’Europa e di ripresa della corsa agli armamenti». La discussione sullo scudo, pur essendo all’inizio, marcerà tuttavia a tappe forzate. Il primo appuntamento è per il 19 aprile quando ne parleranno a Bruxelles gli ambasciatori dei 26 paesi della Nato.

In giugno il tema sarà all’ordine di un vertice tra i ministri della Difesa europei.

 

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EmiNews 2007

 

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