3051 Iraq, il Senato Usa vota il ritiro. Talabani (Presidente IRAQ): il Paese è occupato

20070330 12:02:00 redazione-IT

Bush: le truppe restano, imporrò il veto

L’intervento degli Stati Uniti in Iraq si è trasformato in una «occupazione dalle conseguenze gravi» per il Paese. I pacifisti quando lo dicono vengono tacciati di anti-americanismo, di essere nemici dell’Occidente. E invece proprio dal più fedele amico di Bush giunge questa dichiarazione, dallo stesso presidente iracheno, Jalal Talabani al diciannovesimo vertice della Lega Araba in corso a Ryad, in Arabia Saudita, boicottato solo dal presidente libico Muammar Gheddafi.

Il leader curdo, eletto presidente nel 2005 dal parlamento iracheno, si è spinto molto oltre analizzando le conseguenze che l’occupazione ha provocato sulla popolazione e nel quadro regionale: «La decisione di trasformare la liberazione dell’Iraq in un’occupazione… con le conseguenze gravi che ciò ha comportato sul piano interno e i timori che ciò ha provocato sullo scenario arabo, regionale e internazionale». «Tutto ciò è contrario a quel che le forze nazionali e i partiti iracheni prevedevano all’epoca, nel 2003», ha detto Talabani, non citando direttamente gli Stati Uniti.

Le parole del presidente iracheno fanno eco a quelle del padrone di casa, il sovrano saudita Abdallah, che aprendo la seduta inaugurale del vertice, aveva definito «illegittima» l’occupazione dell’Iraq da parte di «forze straniere», esprimendo anche la posizione di gran parte dell’opinione pubblica araba. Il sovrano della più importante monarchia del Golfo, principale alleato regionale degli Stati Uniti, punta ad avere un ruolo guida nell’azione diplomatica nella regione, e in questi giorni si gioca una partita fondamentale per tentare la via dell’accordo con Israele e dare una svolta storica al processo di pace.

Ma per Bush arrivano brutte notizie anche dagli Usa. Dopo che mercoledì il Senato aveva bocciato un emendamento contro il ritiro delle truppe, il Senato ha dato il via libera a una legge che prevede che i soldati Usa se ne vadano dal paese a entro marzo 2008.

I senatori hanno approvato la misura per 51 voti a 57, sfidando la minaccia del presidente George W. Bush di porre il veto a qualsiasi legge che stabilisca un calendario di ritiro delle truppe. La misura, annessa ad una legge che stanzia 122 miliardi di dollari per le guerre in Iraq e in Afghanistan, prevede che l’inizio del ritiro delle truppe scatti 120 giorni dopo la approvazione della legge e fissa nel 31 marzo 2008 il limite massimo (ma la data non è vincolante) della presenza dei soldati americani in Iraq.

Il voto è avvenuto mentre il presidente Bush era in riunione alla Casa Bianca con i deputati repubblicani, una iniziativa che ha pochi precedenti, per incoraggiarli a resistere nel braccio di ferro ormai scattato tra la maggioranza democratica del Congresso e la Casa Bianca sulla permanenza delle truppe in Iraq.
Il presidente Bush ha ribadito oggi la sua intenzione di mettere il veto alle leggi che hanno un calendario di ritiro delle truppe ed ha accusato i sostenitori di tale misura di voler interferire con le decisioni dei comandanti militari sul campo.

 

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EmiNews 2007

 

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