3064 Il popolo delle primarie farà il Pd

20070404 14:59:00 redazione-IT

di Simone Collini

Non solo gli iscritti ai Ds e alla Margherita ma l’intero «popolo delle primarie» dovrà essere coinvolto nella fase costituente del Partito democratico. C’è questa decisione ma c’è anche una replica di Piero Fassino alle critiche di Arturo Parisi per come sta andando avanti il progetto unitario a caratterizzare la giornata di martedì. «Andreatta, Parisi e altri che dichiarano facciano quello che faccio io girando l’Italia in lungo e in largo – dice il leader Ds – scopriranno realtà diverse molto lontane dalle dichiarazioni inopportune e anche sbagliate che loro fanno». Parole che arrivano al termine di una lunga giornata, sul fronte Pd.

Non è un caso se proprio ieri, all’indomani della venuta alla luce delle preoccupazioni di Prodi per il futuro del Pd, si sono riuniti a Montecitorio i tre coordinatori dell’Ulivo. Il diessino Maurizio Migliavacca, il diellino Antonello Soro e il prodiano Mario Barbi hanno concordato sull’opportunità di far scegliere i componenti dell’assemblea costituente del Pd attraverso una «elezione aperta» sul modello delle primarie del 16 ottobre 2005 e del principio «una testa un voto», che dovrebbe tenersi proprio la seconda domenica del prossimo ottobre. La proposta riscuote un consenso generale, ma c’è anche chi avanza qualche domanda: «I cittadini voteranno su una lista chiusa? Avranno un voto di preferenza? Se per esempio le liste saranno bloccate allora i cittadini non avranno un reale diritto di scelta», fa notare Pierluigi Castagnetti. Perplessità che al momento rimangono senza risposta. L’ipotesi a cui si sta lavorando, per evitare sia liste redatte dai partiti che una dispersione dei voti, è quella di far candidare chi riesce a raccogliere un certo numero di firme, come del resto era stato per le primarie del 2005.

La proposta dovrà comunque essere ora discussa nei congressi che si svolgeranno tra una quindicina di giorni a Firenze (Quercia) e Roma (Margherita), ma intanto è stata messa sul tappeto per rispondere ai timori e anche alle accuse di partitismo, di operazione verticistica, di sommatoria di gruppi dirigenti che si sono fatti via via più fitti negli ultimi giorni. Timori e accuse provenienti dalle file degli ulivisti diellini (da Parisi a Monaco a Magistrelli) ma non solo (anche Veltroni ha detto che è un altro il Pd a cui pensa) a cui i leader dei Ds e della Margherita hanno ribattuto in parte pubblicamente, in parte in colloqui riservati al Botteghino e al Nazareno. Il Pd «deve essere un grande fatto popolare», scrive Francesco Rutelli su “Europa”, perché il rischio più grande è «un processo di nascita autoreferenziale, chiuso all’interno dei due partiti fondatori». Ai quali va comunque riconosciuta, ci tiene a sottolineare il presidente della Margherita «l’immane portata del lavoro che si è fatto».

La stessa necessità di allargare l’orizzonte e la stessa rivendicazione dell’impegno profuso e dei risultati ottenuti sono alla base dei ragionamenti fatti da Fassino. «Siamo impegnati nella costruzione del Pd e lo concepiamo come un processo aperto alla società», dice il leader Ds intervenendo a un convegno sulla sanità di prima mattina. Al pomeriggio, parlando con i suoi al Botteghino, confessa anche di provare non poco fastidio di fronte a quanti parlano di operazione priva di entusiasmo e di pura sommatoria di due partiti: «Scopriamo che le visioni più pessimistiche vengono dagli stessi che sulle primarie avevano dubbi mentre noi ci davamo da fare per la loro riuscita, e che poi hanno pensato bene di appropriarsi del risultato straordinario. E se finora non abbiamo allargato il campo ai non iscritti è perché ci è stato chiesto di svolgere prima il congresso. Quanto alla partecipazione, vorrei capire di cosa ci si può accusare visto che abbiamo avuto 250mila votanti nei congressi di sezione». Uno sfogo che in parte diventa pubblico la sera, di fronte alle telecamere di Skytg24: «Parisi, Andreatta e altri che dichiarano facciano quello che sto facendo io: se girassero l’Italia in lungo e in largo come sto facendo io dalla mattina alla sera, scoprirebbero che la realtà è diversa da come la rappresentano e che le loro dichiarazioni sono inopportune e anche sbagliate». La replica di Parisi: «Non riesco proprio a capire di cosa parli Fassino, si spieghi meglio».

 

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EmiNews 2007

 

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