3156 SINISTRA: Che succede ?

20070429 09:16:00 redazione-IT

Antonio Padellaro (da l’Unità)

Due giorni dopo il battesimo del Partito Democratico, Francesco Rutelli dichiara di volere allargare l’alleanza ai moderati nel centrodestra. Tre giorni dopo, Gavino Angius annuncia l’uscita dai Ds, così come al congresso aveva fatto Fabio Mussi seguito da 23 deputati e undici senatori della sinistra. Quattro giorni dopo, un lungo incontro tra Prodi e Bossi sancisce l’intesa cordiale sulla legge elettorale tra il presidente del Consiglio e il leader leghista. Questo, mentre sulla vicenda Telecom si staglia l’ombra di Silvio Berlusconi salvatore della patria, gradito, si dice, a qualche importante Ds.

Che succede nel centrosinistra? Inciucio, la parola maledetta torna d’attualità. È la stessa domanda (e lo stesso sospetto) che, a parti rovesciate, si poneva Maurizio Belpietro sul Giornale di mercoledì scorso, in risposta a qualche lettore disorientato dal Berlusconi «buonista». Quello che prima rilancia il governo di larghe intese, poi manda messaggi al centrosinistra sulla legge elettorale, infine (incredibile) ha parole gentili nei confronti di Enzo Biagi.

Insomma, si domandano a destra, il leader di Forza Italia vuole l’inciucio (eccolo là) o più semplicemente non ha più voglia di lottare? Niente paura è tutta una tattica, rassicura il suo pubblico il direttore del Giornale. Berlusconi, spiega, si è messo seduto sulla famosa riva del fiume e sta semplicemente aspettando che la maggioranza prodiana imploda. Il che, però, non avverrà tanto presto.

Nell’attesa, il sire di Arcore tiferà per il referendum elettorale che spazzando via i piccoli partiti, e forse anche l’Udc, gli consentirà di presentarsi ancora più forte alle prossime elezioni quando saranno.

Può darsi. Noi invece abbiamo una sensazione diversa e anzi opposta di come possono andare le cose. Questa. La Cdl non esiste più e i suoi pezzi procedono in ordine sparso intessendo ciascuno una propria, separata diplomazia con i leader del nascente Partito Democratico.

Fateci caso. Da quando il governo Prodi è caduto al Senato sulla politica estera rischiando di lasciarci le penne è come se al vertice dell’Ulivo si fosse arrivati a una divisione dei compiti. Lo scopo? Riuscire a rafforzare la maggioranza sul piano politico non potendo fare altrettanto sul piano numerico in Parlamento. Al centro di tutto, il rapporto con l’opposizione. Ecco perché Rutelli dialoga a distanza con i «moderati» del centrodestra. Ecco perché al Congresso della Quercia Berlusconi viene accolto non più come nemico ma come avversario con il quale confrontarsi (e in questo senso l’assoluzione di ieri al processo Sme aiuta perché toglie di mezzo la leggenda di un patto sotterraneo tra la sinistra e le cosiddette toghe rosse). Ecco perché il lungo e cordiale incontro tra Romano Prodi e Umberto Bossi con l’avvio di una intesa su legge elettorale e federalismo.

Ma, in politica, sorrisi e armistizi contano poco se poi non si va all’incasso. L’interesse dell’Unione sembra evidente: garantirsi un paio d’anni di tregua sperando nel consolidamento della ripresa economica e in un ritorno del consenso elettorale volato via. Per il centrodestra il discorso è più complicato: Forza Italia, An e Udc cercheranno di guadagnare spazio ciascuno a spese dell’altro. Mentre la Lega continuerà a farsi i fatti suoi alleandosi con la destra, con la sinistra e anche col diavolo se ciò servirà all’autonomia della Padania. Se poi i quattro pezzi dell’ex Cdl torneranno a fare coalizione insieme non lo sappiamo. Oggi come oggi diremmo decisamente di no ma il miraggio del potere, si sa, fa miracoli.

Conclusione. Il governo Prodi può prendere una bella boccata d’ossigeno. E all’opposizione, in attesa di tempi migliori, non resterà che presidiare il Senato impedendo alla maggioranza di approvare alcunché senza le adeguate contropartite. Non è meraviglioso ma poteva andare peggio.

apadellaro@unita.it

 

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EmiNews 2007

 

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