3143 Sicilia Mondo: i 50 anni dell’Europa. Epopea dei nostri emigranti, primi cittadini europei

20070425 17:57:00 redazione-IT

La “notte bianca per l’Europa”, promossa dall’Università di Catania, per celebrare le 50 candeline della fondazione dell’Europa e le 20 del progetto Erasmus, con il suo appuntamento festoso di incontri, concerti, musiche, arte, spettacolo e tantissimi giovani, è certamente un evento straordinario in linea con le manifestazioni delle grandi città del vecchio continente con sedi universitarie.

Il 25 marzo 1957, con la firma del Trattato di Roma, nacque la Comunità Economica Europea per la ferma decisione di evitare che si ripetessero ancora nuove guerre e nuove stragi tra gli Stati europei.

Il Trattato partì per una cooperazione che riguardava il commercio e l’economia dei 6 Stati fondatori.

50 anni dopo, l’Europa è una grande realtà con 27 stati membri e 440 milioni di europei. Nonostante le crisi che hanno attraversato nel corso degli anni i singoli Paesi membri, l’Europa per oltre mezzo secolo ha saputo dare stabilità politica, sociale ed economica, avvicinando i popoli tra di loro, confermando la necessità di vivere insieme ed avviando un processo di identità europea.

Ma il bilancio più importante di questo cinquantenario europeo sono certamente i 60 anni di pace.

La “notte bianca per l’Europa”, con il suo significato esaltante, ci porta a riflettere su una pagina recente della nostra storia che abbiamo vissuto da vicino ed intensamente come Associazione: ci riferiamo alla emigrazione italiana degli anni ’60 e ’70 nei paesi europei. Fu vera epopea. Furono gli uomini che fecero la ricostruzione del Vecchio Continente distrutto dalla guerra, consentendo il decollo dei Paesi ospitanti. Colmarono i vuoti demografici ed i vuoti del mercato, accettando i lavori più umili e spesso quelli dequalificanti.

Li chiamarono i “costruttori dell’Europa” anche se dal loro lavoro hanno ricavato l’unico profitto della sopravvivenza.

Da migranti e con scarsa scolarizzazione hanno incontrato altri uomini di diversa nazionalità, di diversa provenienza e cultura, di diversa religione ma hanno saputo trovare le regole del “convivere con l’altro”, superando vecchi pregiudizi e vecchie divisioni.

Una convivenza nata dal basso e fatta di strettoie ma che li ha portati a capire che “stare insieme” è un valore importante per costruire il futuro.

Molti si sono ristrutturati con matrimoni locali o con i ricongiungimenti familiari, trasformando le comunità di uomini soli in comunità familiari. Hanno lottato per la ricerca e per l’integrazione crescendo professionalmente e socialmente ma conquistando sempre più spazi nelle società di insediamento.

Sono stati gli uomini che hanno creato la prima, la vera integrazione reale dell’Europa. Sono stati i primi cittadini europei che hanno dato vita ad un modello reale di unità e di convivenza nata dal basso tra popoli diversi. Sono stati i precursori della Europa dei popoli.

Una pagina della nostra storia, una memoria vera sui valori della nostra gente che andrebbe riveduta e valorizzata e che noi ricordiamo con commozione anche in questa circostanza dei 50 anni dell’Europa.

I figli ed i nipoti hanno frequentato le scuole, imparato le lingue, si sono integrati nelle società ospitanti. Non sono stati più considerati stranieri. Molti occupano, oggi, spazi importanti nella cultura, insegnano nelle università, lavorano nelle Istituzioni e nelle Aziende italiane. I giovani si spostano negli altri Stati dell’Unione per lavoro o per imparare le lingue.

Queste constatazioni ci portano a guardare con un ottica diversa la notte bianca celebrata a Catania ed in tutte le città europee con sedi universitarie.

Con il programma Erasmus, 1 milione e mezzo di giovani ha studiato e vissuto negli altri Stati dell’Unione. La Commissione Europea conta di portarli presto a tre milioni.

E’ questo un fatto epocale dal valore incalcolabile per l’Europa di oggi e più ancora per quella di domani.

Questa volta è il popolo di giovani che si muove in tutta Europa, giovani che hanno studiato, che conoscono le lingue, che portano innovazione, ricerca, circolazione di idee e di energie. Un popolo di giovani che riscopre sempre più i valori dello stare insieme e di guardare avanti.

Anche questo processo parte dal basso. Rispetto agli anno ’50 e ’60, i protagonisti sono però i giovani. Cioè il futuro.

Un evento che è certamente un segnale per i governanti degli Stati e per la politica. Ma anche una spinta a realizzare le riforme istituzionali ed affrontare le sfide della società globale partendo dal Trattato Costituzionale firmato a Roma nel 2004 ma avendo davanti agli occhi i valori fondanti della nostra storia e civiltà da consegnare integri alle nuove generazioni. Il mondo giovanile ha bisogno di credere ai valori.

 

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EmiNews 2007

 

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