3203 Di sinistra e socialisti, ma i "moderati" siamo noi

20070506 11:33:00 redazione-IT

Nasce il movimento "Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo", tra l’entusiasmo di migliaia di persone che hanno affollato il Palazzo dei Congressi di Roma. Gli interventi di Mussi e Angius (di Emiliano Sbaraglia)

Se c’era qualcuno ancora in dubbio rispetto al danno o l’utilità della nascita di un ennesimo soggetto politico, già prima che iniziasse l’assemblea al Palazzo dei Congressi probabilmente quel qualcuno aveva sciolto ogni sua residua perplessità.
L’impressionante flusso di persone che un’ora e mezza prima dell’appuntamento fissato sostava tra le scale dell’ingresso e i vari punti di ristoro sparsi intorno piazzale Kennedy, lasciava presagire una partecipazione di certo ben al di sopra delle aspettative della vigilia. Giunti da ogni parte d’Italia, con mezzi privati o viaggi organizzati, un popolo che ancora non si conosceva non faceva fatica a riconoscersi.

Prima che Cesare Salvi rompesse il ghiaccio, improvvisato conduttore di giornata, il parterre registrava presenze importanti, "tutta la sinistra", avrebbe detto poco dopo Valdo Spini, chiamato a presiedere l’assemblea. E in effetti tanta sinistra poteva contarsi, da Achille Occhetto ad Armando Cossutta, da Pietro Folena a Franco Giordano, da Emanuele Macaluso a Giovanni Russo Spena; un po’ spaesato, Willer Bordon saluta e siede in prima fila, in un angolo. Più tardi arriveranno altri rappresentanti di rilievo: Enrico Boselli ricambia la presenza di Mussi al suo congresso, Rita Bernardini vuole promuovere l’iniziativa del 12 maggio. Oltre S.Giovanni, verso Piazza Navona, naturalmente.

Mussi e Angus sono attesi da una platea che non ha posti a sedere liberi, e che anche nei primi due piani dell’edificio vede gente accalcarsi in piedi, tra bandiere della pace e un ritratto di Enrico Berlinguer, su sfondo rosso, dietro al quale si riconoscono un gruppo entusiasta di ragazzi provenienti da Firenze, autori di un documento che invita a non fa morire la sinistra e il socialismo nel nostro paese.

Un invito raccolto dai due promotori-relatori, tornati sconfitti ma non battuti dal congresso Ds, come lo stesso Angius ricorda. E la dimostrazione è proprio il risultato di questa giornata, un risultato che non determina il punto di arrivo, quanto l’inizio di un cammino tutto da percorrere.
Angius battezza l’assemblea come "sentita e partecipata", ringrazia chi ha avuto la forza e il coraggio di superare le indecisioni e le sofferenze comuni, vissute per essere stati costretti ad abbandonare il partito di una vita, seppure modificato dagli eventi nel corso degli anni. Qui però nasce un movimento che non nasconde il proprio orgoglio, l’orgoglio di un passato oggi strumento per il futuro. Un futuro che parla a sinistra, gli aggettivi verranno poi.

In realtà, prima dell’intervento di Angius, Fabio Mussi qualche appellativo lo aveva dato.
La Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo, sarà una sinistra "nuova, plurale, laica, critica, di governo, dell’ambiente, della libertà"; una sinistra che colmi il fossato tra governanti e governati, una sinistra che non abbia paura di dirsi socialista, perché il socialismo di ora guarda già al domani, all’Europa, al mondo, attraverso un incontro di idee pratico e dinamico, come ci ha insegnato e continua ad insegnarci Antonio Gramsci.
Nasce un movimento, dunque, e non un partito, o almeno non ancora; ma nella sua evoluzione, non si darà in ogni caso spazio ai dirigismi, alle volontà di pochi, alla pochezza di chi cerca soltanto di coltivare la supremazia individuale, a scapito del coinvolgimento collettivo, del bene collettivo.
Mussi parla di teoria politica, ricorda che la questione morale non può essere rimossa insieme a Enrico Berlinguer, come molti nel novello Pd hanno voluto fare. Ma ciò non significa non dialogare con il nuovo soggetto politico, e dal palco il ministro manda a Prodi un messaggio distensivo, dando atto all’attuale governo di essere riuscito a far vedere un barlume di luce in fondo a quel tunnel costruito da cinque anni di politica neoliberista, targata Cdl.

"Ci dicono che siamo e saremo radicali, qualcuno parla di estremismo. Ma chi sono i radicali, e chi gli estremisti?", si chiede Mussi avviandosi alle conclusioni.
Se si parla di un ritorno all’etica della società e della politica, al "piacere dell’onestà", a una richiesta di riforme necessarie e non più prorogabili, allora sì, questa Sinistra Democratica sarà intransigente e radicale, anche perché "ogginon si può essere riformisti senza essere radicali".

Gli estremisti però non siamo noi,secondo Mussi.
Gli estremisti sono coloro i quali pensano di poter risolvere i conflitti internazionali con la guerra spacciata per pace; gli estremisti sono coloro che scendono in piazza per il Family Day, contro le diversità e contro una legge che ogni paese civile deve avere: contro dunque gli stessi valori indicati dalla religione cattolica; gli estremisti sono coloro che non guardano il dramma del precariato, le difficoltà quotidiane dei lavoratori, oggi più di ieri "classe operaia", perché numericamente di gran lunga superiori al passato.
Gli estremisti sono coloro che non conoscono alcuna regola del rispetto sociale e civile, e che della Costituzione farebbero volentieri carta straccia, perché lì, nella nostra Costituzione, il rispetto dell’individuo viene tenuto presente in ogni singola parola.

Gli estremisti sono questi. Noi, al massimo, possiamo essere dei moderati. Anche se di sinistra, anche se democratici, anche se socialisti, anche se europei. Anzi, proprio per tutto questo.

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EmiNews 2007

 

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