3225 CGIE: Dibattute dall’Assemblea le linee guida della riforma dell'organismo

20070510 11:53:00 redazione-IT

Fra i punti discussi l’autonomia del Cgie, il futuro dei rappresentanti dei partiti, le quote rosa e le prerogative dei consiglieri di nomina governativa.
Dibattito intenso in Assemblea Plenaria, il 9 maggio, sulla riforma del CGIE.

ROMA – Nel pomeriggio del 9 maggio l’Assemblea Plenaria ha concluso la discussione sulla riforma del CGIE. Il dibattito si è aperto con l’intervento del presidente della VI commissione Graziano Tassello (Cser) che ha sottolineato l’esigenza di trasformare in “interlocutori privilegiati del Cgie” i consiglieri che rappresentano nell’assemblea le varie forze politiche. Tassello ha auspicato l’attiva partecipazione sia dei consiglieri di nomina governativa ai lavori delle Commissioni continentali, sia dei presidenti delle Commissioni tematiche alle riunioni del Comitato di Presidenza. “I consiglieri che intendono candidarsi nella circoscrizione Estero alle prossime elezioni politiche – ha affermato Tassello dopo aver espresso la sua contrarietà all’introduzione di quote riservate ai giovani e alle donne per le elezioni del Cgie – dovrebbero, al fine di evitare interferenze, dimettersi in maniera temporanea dal Consiglio generale”.

La necessità di limitare la presenza nel Cgie dei rappresentanti dei partiti è stata segnalata anche da consigliere Paolo Castellani (Cile) che ha inoltre chiesto piena autonomia per il Consiglio Generale in cui dovrebbe essere garantita l’attiva presenza dei parlamentari eletti all’estero.

Dopo l’intervento di Tommaso Conte (Germania) che ha avanzato la proposta, da lui definita provocatoria, d’inserire nella riforma del Cgie un limite d’età per i consiglieri, il consigliere Norberto Lombardi (Ds) ha chiesto di sviluppare la riforma del Cgie in un’ottica che, oltre a dare risposte ai problemi sociali, di scolarizzazione e di ricerca d’identità dell’odierna emigrazione italiana, sappia intercettare il nuovo. Quella marcia in più che oggi va ricercata nelle donne e nelle giovani generazioni, un enorme patrimonio non ancora valorizzato appieno dall’emigrazione italiana, e nelle nuove mobilità che hanno come protagonisti gli oltre 60.000 laureati del Meridione che ogni anno lasciano le proprie case per cercare lavoro qualificato e la nuova imprenditoria italiana, presente soprattutto nei paesi dell’Est. Realtà innovative con cui il Cgie dovrà relazionarsi. Lombardi, che si è detto favorevole all’introduzione di quote riservate volta a favorire la presenza delle donne e dei giovani nel Cgie, ha espresso perplessità sull’ipotesi di togliere dal Consiglio generale i rappresentanti dei partiti ed ha auspicato la presentazione, da parte del Governo, di una proposta di riforma del Cgie che si vada a saldare con gli altri disegni di legge d’iniziativa parlamentare.

Contrario invece all’introduzione delle quote il consigliere della Svizzera Dino Nardi che ha inoltre auspicato l’elezione diretta dei consiglieri del Cgie o, in alternativa, il restringimento delle candidature al Consiglio Generale ai soli eletti nei Comites. Nardi si è anche soffermato sulla necessità di far combaciare le aree geografiche del Cgie con quelle della circoscrizione Estero e sulla visione negativa che, alcuni parlamentari eletti dalle nostre comunità, hanno dello stesso Consiglio Generale.

Augusto Sorriso (Stati Uniti) ha dal canto suo evidenziato l’esigenza di dare maggiore visibilità anche giornalistica ai lavori dell’Assemblea plenaria. Sorriso, che ha definito “troppo riduttiva” la riforma discussa dal Cgie, si è lamentato per la limitata presenza dei parlamentari della circoscrizione Estero ai lavori dell’Assemblea ed ha evidenziato come a tutt’oggi il 99% degli investimenti promossi nel mondo dalle Regioni, anche a causa del mancato coordinamento con il Cgie, non diano risposte adeguate alle necessità delle nostre comunità all’estero. L’esigenza di divulgare quello che fa il Cgie è stata sostenuta anche dal consigliere della Gran Bretagna Alberto Bertali che ha inoltre auspicato la costituzione di uno specifico ufficio stampa da parte del Consiglio Generale.

Dopo l’intervento del consigliere di nomina governativa Mario Bosio (Aie) che si è detto favorevole all’elezione indiretta per il Cgie, Oreste Motta (Ctim) ha espresso la sua contrarietà all’introduzione delle quote per donne e giovani ed ha sottolineato l’importanza della questione morale. Secondo Motta, che ha chiesto per tutti i consiglieri dell’Assemblea le medesime prerogative e pari dignità, i cittadini con condanne, conseguite in Italia o all’estero, non dovrebbero candidarsi al Cgie.

Marina Salvarezza (Ecuador-Colombia) ha evidenziato come il Messico faccia effettivamente parte dell’America Latina e si è detta costernata per le barriere burocratiche imposte dall’Europa alla giovane emigrazione proveniente dalla Bolivia, dal Perù e dall’Ecuador. Comportamenti che non tengono in alcun conto dei trascorsi d’accoglienza dell’America Latina nei confronti delle grandi migrazioni europee. Per quanto riguarda i contenuti della riforma la Salvarezza ha ricordato come l’introduzione di quote riservate rappresenti il male minore rispetto alla quasi inesistente presenza delle donne nel Cgie.

L’importanza dell’elezione diretta dei consiglieri del Cgie è stata sottolineata da Franco Del Vecchio (Germania) che ha anche ricordato il pieno appoggio a questa opzione dell’Assemblea dei presidenti dei Comites sul suolo tedesco. “ La rappresentanza intermedia dei cittadini italiani che vivono il mondo – ha affermato il consigliere della Svizzera Michele Schiavone – ha bisogno di un organismo di riferimento reale che deve continuare ad essere quel Cgie che noi oggi stiamo tentando di attualizzare”. Dopo l’intervento del presidente della V commissione Franco Santellocco, che ha sottolineato la necessità di dare in seno all’Assemblea la giusta autonomia all’area del nord Africa, il consigliere Luciano Neri (Margherita) ha suggerito l’inserimento, nella parte introduttiva della riforma, di riferimenti alla maggiore autonomia del Cgie a alla necessità di individuare strumenti e regolamenti di controllo.

Al termine del dibattito il segretario generale Elio Carozza si è detto pronto ad inserire nel documento gli spunti principali emersi dalla discussione, come la necessità di garantire attraverso la finanziaria l’autonomia del Cgie, l’inserimento nel Comitato di Presidenza dei rappresentanti di tutte le assemblee continentali e l’ipotesi, da lasciare al vaglio del Parlamento, di un’eventuale diminuzione dei consiglieri di nomina governativa. L’Assemblea ha infine approvato il documento corretto, con un solo voto contrario e quattro astenuti, che sarà inviato al Governo ed ai presidenti dei due rami del Parlamento. Una lettera di accompagnamento contenente il verbale della seduta avrà il preciso scopo di far conoscere tute le posizioni dei consiglieri non inserite nel testo.
(Goffredo Morgia- Inform/Eminotizie)

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Riforma CGIE: gli interventi dei consiglieri

ROMA – Dibattito intenso in Assemblea Plenaria, il 9 maggio, sulla riforma del CGIE.

Per il consigliere Luigi Casagrande (Australia) serve un CGIE “più snello e aderente alla base, rappresentata dai nostri elettori”. Di qui anche la proposta di eleggere i presidenti dei Comites a membri del CGIE, non solo per “valorizzare davvero il ruolo dei Comites” ma anche per “sanare lo scollamento” tra i due organismi.

Silvana Mangione (Usa), componente del Comitato di Presidenza, contro corrente rispetto alla maggioranza del Consiglio generale è per l’elezione diretta del CGIE. Anche perché, ha aggiunto un po’ polemicamente, il suffragio universale “ci porrebbe al di sopra del rischio di diventare l’ufficio elettorale gratuito dei parlamentari all’estero e l’espressione pedissequa di quanto viene trasmesso dai Comites, che poi possono dire ‘noi siamo stati eletti dalle gente , il CGIE no”.

Mangione avversa poi la proposta di un CGIE “composto dai Comites”. E non condivide la “spezzettatura del CGIE in Commissioni continentali che rispondano esclusivamente alle ripartizioni elettorali”. Dal consigliere due proposte per risolvere il problema: le commissioni continentali si riuniscano secondo la logica delle ripartizioni elettorali per i lavori all’estero – cosa che consentirebbe anche una “minore spesa” – mentre nelle riunioni a Roma rispettino i “confini di appartenenza geografica, sociale e culturale”. Mangione si è poi detta contraria allo scorporo dalla legge istitutiva del CGIE della Conferenza Stato-Regioni-CGIE.

Per Luciano Neri (Margherita) uno dei limiti del CGIE è la sua “mancanza di autonomia” , anche sul versante delle risorse, e “l’eccessiva dipendenza dall’amministrazione del Ministero degli Esteri” che come tutti i Ministeri “fatica a seguire l’evoluzione delle cose”. Dunque maggiore autonomia al CGIE e semmai il Mae dovrà “avere funzione di verifica” dei risultati. Una “semplificazione della gestione delle risorse per verificare se CGIE e Comites hanno operato come devono, per giudicare ciò che è stato fatto di positivo o di negativo”. Neri ha anche auspicato un maggiore coordinamento con le Regioni per non disperdere energie e non sovrapporre progetti.

Gian Luigi Ferretti (An) ha spiegato che nel gruppo di nomina governativa al quale appartiene, prevale la tendenza a mantenere l’elezione indiretta del CGIE. Anche in ragione della “funzione di raccordo” tra territorio, Comites e parlamentari. Per quanto concerne l’eventualità di ridurre il numero dei consiglieri di nomina governativa il consigliere ha fatto osservare che “a nostra volta abbiamo svolto un importante ruolo di raccordo”. “La politica è ovunque e questa non è certo un’oasi” ha chiosato Ferretti sottolineando che “la politicizzazione del CGIE ci sarebbe anche senza consiglieri di nomina governativa”.

Franco Santellocco (Algeria), presidente della V Commissione tematica, ha ricordato che “la nostra forza nei confronti del mondo politico è la coesione”. E poi ha espresso il parere che le ripartizioni continentali debbano essere suddivise “come il padreterno le ha fatte e come nel tempo si sono consolidate”. Ovvero: Europa, America settentrionale e centrale, America meridionale, Africa- Asia-Oceania. Del resto “la futura legge elettorale ricalcherà questo modello”.

Carlo Consiglio (Canada ) ha espresso il timore che affidare il documento con la proposta di riforma del CGIE ad un gruppo legislativo possa essere un boomerang. Il ragionamento del consigliere è che l’articolato di legge uscito dalle mani del gruppo legislativo, ad esempio del Mae, “potrebbe non rispecchiare la nostra volontà”. Per questo motivo Consiglio ha suggerito di “arrivare noi stessi all’articolato” entro luglio, per sottoporlo alle istituzioni.

Giangi Cretti (Fusie) ha difeso il CGIE dalle accuse di autoreferenzialità e posto l’accento sul lavoro svolto in questi anni. Contrario all’elezione diretta e a un CGIE organo ausiliario dello Stato, per Cretti il Consiglio Generale “deve essere autonomo non solo dal Ministero Esteri, ma anche dal Governo” che, ha detto, “è nostro interlocutore”. Cretti ha evidenziato il “ruolo di raccordo tra territorio e parlamentari” e si è espresso per l’incompatibilità tra mandato parlamentare e appartenenza al CGIE . Riguardo alla proposta di quote di donne e giovani avanzata dall’on. Mariza Bafile il consigliere ha detto che “certamente donne e giovani devono essere parte integrante, ma rivendicando quote saremmo di fronte a un fallimento. Sarebbe interessante invece capire quali possono essere i presupposti per creare un terreno per la partecipazione”. E la fase di preparazione della conferenza dei giovani “sarà un importante test per capire se siamo capaci di attrarre le nuove generazioni”.
(Simonetta Pitari-Inform/Eminotizie)

 

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