3215 Il papa in Brasile

20070510 12:10:00 redazione-IT

di Bruna Peyrot (da Belo Horizonte)

"E’ una buona notizia per i cattolici praticanti. Per il resto della popolazione, specie i più poveri, talvolta non lo è": questo si leggeva su Folha de São Paulo del 15 aprile a proposito della prossima visita di papa Benedetto XVI in Brasile. Scritte da un quotidiano piuttosto conservatore, anche se aperto ai dibattiti culturali attuali, queste parole dubbiose ben sintetizzano il clima che si è creato intorno alla venuta del papa dal 9 al 13 maggio 2007.
E’ arrivato all’aeroporto di Guarulhos (São Paulo) e di lì in elicottero si è diretto al Campo de Marte (zona nord della città) dove ha incontrato le autorità locali. In papamobile sfilerà di qui al monastero di San Bendetto, centro della capitale paulista dove ha dimora.

Nei giorni della visita, oltre a messe e bendizioni della folla, incontrerà anche Lula al Palazzo dei Bandeirantes (zona sud della città). Molto atteso è l’incontro con i giovani previsto nello stadio di Pacaembu (zona ovest della città). Questo percorrere i quattro punti cardinali di una città simbolica come São Paulo, centro della modernità e dell’economia brasiliana può significare un suo voler interlocuire con autorevolezza con il Brasile che si è imposto ai grandi del mondo e che vuole contare da “grande” nella politica sudamericana.
Dopo São Paulo, Benedetto XVI andrà a 167 Km più in là, nella città di Aparecida, per aprire la 5° Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-Americano e del Caribe (dal 13 al 31 maggio). La ristrutturazione del seminario Bom Jesus, che ha 112 anni, dove il papa abiterà, costerà ben sei milioni di reais cioè 2 milioni di euro, molto per il Brasile che ha un salario minimo di 560. L’opera è finanziata dalla potente Fiesp (Federação das Indústrias do Estado de São Paulo), su richiesta dell’arcivescovo di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis. 62 aziende hanno acettato di contribuire, di cui 35 in denaro e le altre con materiali edili vari.

Quale chiesa incontrerà il pontefice? Quali espressioni religiose in un paese continente come il Brasile percorso nel profondo da antiche credenze, miti, sussulti vitali che spesso la lunga colonizzazione, con l’aiuto del cattolicesimo, non ha domato del tutto? Quali esiti oggi di quel lungo processo di sincretismo che ha visto impegnati i dirigenti cattolici per secoli a sistemare le antiche usanze sotto i nomi conosciuti di santi e sante della tradizione cristiana? E quale teologia incontrerà Benedetto XVI percorrendo i paesi dove ancora mostra tutta la sua forza la teologia della liberazione che negli anni sessanta ha costruito un potente baluardo teorico (dando la forza di stare dalla parte dei poveri) e pratico (offrendo luoghi di riparo dalle persecuzioni dei dittatori)? Ma oltre a queste domande un’altra questione attraverso i dialoghi, un po’ timorosi, della gente comune in Brasile: perché il papa viene oggi? Cosa significa questo viaggio?
Proviamo dunque a tentare alcune risposte, indizi di una complessità più grande che penetra le religiosità e le fedi del più grande paese latinoamericano.

1. Secondo il Vaticano i cattolici brasiliani (dati del 2005 divulgati anche dalla BBC Brasil), sono 155,6 milioni cioè pari quasi all’85% della popolazione. Secondo invece l’IBGE (Istituto di statistica brasiliano) nel 2000 la popolazione cattolica era il 73,8%. La CNNB parla di 68%. In ogni caso, il Brasile resta il paese con più cattolici al mondo. Anche se ciò che conta – o dovrebbe contare – è il modo di vivere, lo stile religioso dei fedeli. E non si può non notare che il “cattolicesimo” dei brasiliani è molto “misturado” cioè mescolato ad altre credenze, spesso retorico o formale (consumato nelle cerimonie della via come morte, nascita e matrimonio). Inoltre, in questi ultimi decenni il cattolicesimo è stato corroso dall’espandersi di altre religioni e fedi. Dagli evangelici alle sette, dalle religioni naturalistiche alle dottrine dello spirito, dai riti delle comunità indigene alla new age, tutto questo ridefinisce i confini di una religione che è stata dominante per tanti secoli come il cattolicesimo, senza contare l’ateismo di cui si parla poco perché fa ancora paura in Brasile, ma esiste.

2.Benedetto XVI, a livello di massa, deve reggere la competitività, diciamo così, con il suo predecessore Woitila, venuto in Brasile nel 1980 e nel 1997. ln modo particolare, la seconda volta fu un tripudio di massa con feste per molti giorni e spettacoli di omaggio. Là dove lui passava anche le piazze e le vie venivano spesso ribattezzate, nel parlar comune, con il suo nome, come la "piazza del papa" di Belo Horizonte, lungo la Afonso Pena, arteria principale della città. Woitila suscitava entusiasmo per il suo carisma, per la sua voce profonda, per il suo stesso fisico che comunicava passione: un modo di essere apprezzato da un popolo come quello brasiliano, affettivo e pronto all’amicizia. Benedetto XVI viene detto oggi, proprio in questo inevitabile confronto, il "papa tecnico", un papa, si dice, che esprime bene la dottrina della chiesa, l’ortodossia delle sue posizioni, che interpreta quello che ci si aspetta da un papa "vero": che sia tradizionale, "duro", "tecnico", appunto.
Dice una suora intervistata ancora da Folha (15 aprile 2007) accorsa in piazza S. Pietro per il compleanno del papa ottantenne: “Pensavo Giovanni Paolo II molto più comunicativo, ma per noi che siamo lontani, un papa è sempre un papa”.

3.Politicamente, la venuta di Benedetto XVI coincide con una fase in cui la democrazia brasiliana si appresta ad affrontare le grandi questioni della società moderna che ancora non trovano posto nella sua legislazione: anticoncezionali, aborto (permesso oggi solo in caso di rischio di morte per la madre o di stupro), divorzio (che gli ultimi dati fanno ammontare oggi a quasi 200mila l’anno). La libertà religiosa è una delle grandi conquiste della democrazia. Lo stato laico anche. E l’identità brasiliana in gioco nella riforma politica di cui tanto si sta discutendo potrebbe essere proprio questo: l’affermazione o meno di leggi che il cattolicesimo non considera pertinenti ai suoi valori. Benedetto XVI, si dice in Brasile, “venderà il suo pesce”, cioè sosterrà fortemente le sue posizioni che qui come in Europa e neppure in Italia coincidono ormai con tutte quelle espresse da un mondo cattolico variegato, libero e laico, portatore di una fede basata sulla coscienza e non sul principio d’autorità esterno di un vicario terreno di Cristo.
Certo Benedetto XVI non aiuterà il centro sinistra di Lula che si trova negli stessi guai che hanno causato i Dico italiani. Con una maggiore visibilità del papa cattolico di cui il 51% dei brasiliani (Folha, 7 aprile 2007) afferma di non conoscere il nome, le scelte su aborto e anticoncezionali possono prendere una svolta più conservatrice. La ministra della Segreteria Special per le Donne, Nilcéa Freire, continua a criticare la legislazione brasiliana e ha presentare un progetto di legge in cui la rete pubblica dei centri di salute possa realizzare l’aborto entro i primi tre mesi di vita del feto. Chissà se il Parlamento lo affronterà prima della visita del papa? E che farà dopo? La ministra, come già a suo tempo accadde con il movimento delle donne italiano degli anni settanta, sostiene che gli aborti già si fanno quindi il problema non è morale ma di salute pubblica perché colpiscono soprattutto i ceti poveri. E che comunque la scelta della gestante, oggi inesistente perché non c’è nessun accompagnamento in merito, è salvaguardata in ogni caso. E la legge deve tutelare chi non ha aiuti. Tuttavia, proprio la visita del papa rafforza i contrari alla legge sull’aborto. E’ di alcune settimane fa la prima manifestazione, pubblica contro la possibile legge, a Fortaleza, nel nordest brasiliano, organizzata dai cattolici contrari all’aborto.

4. A Campo de Marte il papa procederà anche alla canonizzazione di Frei Galvão (1739-1822), il primo santo nato in Brasile della storia. La prima santa invece fu Madre Paulina canonizzata nel 2002 (con una spesa di US$ 100 per la più parte pagati da fedeli di origine italiana, come sempre affascinati dall’immagine della madonna e da chi la riproduce). Beato Antonio di Sant’Anna Galvão era figlio di Antonio, immigrato portoghese e di Isabel Leite de Barros, figlia di fazendeiros e nipote di un famoso bandeirante (bandito) detto “il cacciatore di smeraldi”. Non potendo seguire l’ordine dei gesuiti, allora perseguitato e poi vietato, a 13 anni entrò in un ordine francescano dello stato di Bahia. Inviato a São Paulo per praticare il suo apostolato, dichiaro la sua assoluta adorazione di Maria. Nel 1769 fu designato Confessore al Recolhimento di Santa Teresa che riuniva un gruppo di donne “pietose”. Fra queste suore, Helena Maria do Espirito Santo lo influenzò molto con le sue visioni, fra le quali quella in cui si chiamava Frei Galvão a costruire un nuovo Centro per le suore che guidò per quasi un ventennio. Oggi questo suo Monastero della Luce è stato dichiarato Patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco. Il Frei era amatissimo da tutta la città paulista e dallo stato circostante. Girava per curare e pregare. Era famoso, come molti personaggi religiosi in Brasile, per le sue capacità esoteriche di guarigione, per le visioni, per la bilocazione (si narra che apparisse in un posto e in un altro simultaneamente) e per gli aiuti concreti che portava alla gente povera. L’8 aprile 1997 fu beatificato da Giovanni Paolo II che gli riconobbe molti miracoli. Di lui si parla molto specie a São Paulo, ma anche negli altri stati del Brasile cresce l’orgoglio di avere un santo riconosciuto, tanto che su internet si trovano molti siti a lui dedicati anche di titpo interattivo, con preghiere per avere miracoli e formule religiose di aiuto. Recentemente il Senato brasiliano (e ora la Camera deve continuare l’opera) lo ha proposto come nuova festività brasiliana da celebrarsi l’11 maggio. Tutti paiono d’accordo, oltre che per il santo amato anche per un giorno in più di vacanza nel calendario brasiliano già abbastanza ricco di festività. In giro si trovano anche più libri e “ricordini” del Frei, segno che la santificazione avrà anche un riflesso sull’economia turistica interna al Brasile.

5. La chiesa cattolica brasiliana, intanto, vive dei cambiamenti istituzionali. Il papa ha nominato nuovi vescovi e arcivescovi, come Geraldo Lyrio Rocha a Mariana (Minas Gerais), Bruno Pedron a Paraná (Roraima). Soprattutto ha cambiato il vescovo di São Paulo, Claudio Hummes (incaricato nella città dal 1998 al 2006 e ora nomiato dal papa capo della Congregazione per il Clero) con Odilo Pedro Scherer, (1949, Cerro Largo Rio Grande do Sul). Dom Odilo, dottore in filosofia e dottore in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha una lunga carriera ecclesiastica fra cui segretario generale della CNNB dal 2003 al 2007 e segretario aggiunto della %° Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America latina e del Caribe. Le prime dichiarazioni di Odilio sono state contro l’aborto e sulla necessità di far fronte alla presenza delle altre religioni che minacciano il primato cattolico. Le prime impressioni è che questa possente figura riequilibri la chiesa brasiliana che troppo è stata smossa dalla Teologia della Liberazione.

6. La sfida più grande, infatti, che il papa dovrà raccogliere è proprio quella interna al mondo cattolico brasiliano, a quella componente viva e sempre impegnata anche se se ne parla di meno che si rifa alla Teologia della Liberazione degli ultimi anni sessanta. Il recente “silenzio ossequioso” imposto al teologo gesuita Jon Sobrino, professore e già collaboratore del vescovo Oscar Romero assassinato in Salvador nel 1980, ha suscitato indignazione, proprio alla vigilia della visita papale. Frei Betto, Leonardo Boff, colpito dalla stessa condanna nel 1985, il domenicano peruviano Gustavo Gutierrez fanno opinione in Brasile. Migliaia di persone studiano i loro scritti, commentano e soprattutto vivono nella quotidianità un’identità cristiana pienamente incarnata nel servizio all’altro: mense, scuole, centri sanitari e di protezione per donne maltrattate ecc. Migliaia di gruppi di cristiani, legati a grancescani, gesuiti, alle comunità di don Orione, per non dire che le principali, studiano la Bibbia, cercando il significato profondo di parole antiche e non sono disposti a ritornare alla messa in latino proposta da Benedetto XVI. In America latina la parola biblica della Teologia della Liberazione ha segnato la storia di molti paesi, ha fatto crescere l’autostima di popoli sottomessi, ha dato senso a parole solo legate ai fasti ecclesiastici barocchi della colonizzaizone. Come si può ignorare tutto questo? Senza contare la lotta alla dittatura che sempre ha trovato nella “base” delle comunità ecclesiali appoggio e riparo. Come saprà il papa valorizzare questo immenso patrimonio di riconquista della Parola da parte dei minimi in America latina?
Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, la stessa che Benedetto XVI ha presieduto dal 1982 al 2005, ha recentemente affermato che il papa discuterà in Brasile le idee della Teologia della Liberazione. Nel suo periodo di presidenza caddero nella condanna Boff e altri, accusati di non rispettare i precetti della dottrina cattolica. Si vedrà dunque cosa succederà dopo la visita del papa…

7. Accanto agli aspetti più politici, altri più di costume. Benedetto XVI indosserà una mantella con ricami tematici ispirati all’Amazzonia nella messa che celebrerà l’11 maggio in São Paulo. E’ l’impresa Balneário Camboriú di Santa Catarina ad averla confezionata, anche con le quattro vesti istoriate da temi nazionali ispirati alla Campagna della Fraternità 2007 dedicata appunto alla terra amazzonica, con scene di acqua, liste dorate, eleganti e semplici, affermano i responsabili commerciali. Ma sarà in ogni caso la CNBB (Conferência Nacional dos Bispos do Brasil) a decidere se il papa le indosserà o meno, visto che il papa viaggia già con i suoi paramenti. La stessa Ditta, tuttavia sta producendo per parroci, vescovi e religiosi presenti alle manifestazioni papali ben 2.000 stole (fasce verticali messe sopra la tunica) e per i vescovi 500 casulas bianche con la croce rossa e 500 mitrie. In altre parole l’impresa sta producendo in un mese ciò che normalmente produce in un anno. E ciò significa necessità di sarte che seppur precarie avranno un’occasione per lavorare e benedire il papa!

8. La visita del papa assume anche contorni turistico commerciali. Un cd dal titolo Bendito o que vem em nome do Senhor, con l’inno di accoglienza al papa, in stile tipicamente brasiliano (come al carnevale ogni carro e ogni scuola di samba ha la sua canzone) ha già venduto 50mila copie. L’inno, scelto dalla CNBB che, come abbiamo visto, mantiene ogni cosa sotto il suo stretto controllo, è stato composto dal frate Luiz Turra che ha vinto un concorso indetto dall’episcopato brasiliano che ha visto 15 composizioni in lizza. Ha due versioni, una per organo e l’altra cantata dal duo popolare Gian e Giovanni, riconosciuti devoti di Nossa Senhora de Aparecida, dove il papa arriverà. Del resto, è ormai risaputo che le campagne di fede in Brasile più che in altri paesi si fanno con la mobilitazione musicale. Il carismatico Padre Marcelo Rossi ne è un grande esempio: ha venduto, qualche mese fa, ben 500 mila copie in pochi giorni del suo ultimo disco, con pezzi di heavy metal, hip hop e musica popolare. Chissà se Benedetto XVI apprezzerà il rock cattolico e il blus e la musica elettronica che va forte nei festival della musica cattolica di Hallel a Maringà che attraggono più di 400mila persone ogni anno?
E infine le agenzie turistiche stanno predisponendo pacchetti di quattro giorni tutto compreso, anche il posto sul palco con buona vista intorno ai 600 reais (200 euro).

9. Altri dati che circolano sulla stampa brasiliana e nei bollettini parrocchiali sono questi: spese complessive per la visita da parte di stato e comune di São Paulo uguali a 2,4 milioni di reais. Ogni palco per la manifestazione e le parate cadauno costeranno R$ 300mila, senza contare luci e suoni (cioè 100mila euro).Inoltre saranno contrattate: 15 stazioni televisive, 1000 sanitari, 43 ambulanze, 28 posti medici, 20 torri di monitoraggio della Policia Militar, 25 generatori di energia, 650 informatori di traffico ecc. Infine, le forze di sicurezza mobilitate saranno di oltre 7.000 uomini fra militari, polizia e vigili del fuoco, molti di più dei 3.200 richiesti per la visita di George W. Bush del mese di marzo.

 

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EmiNews 2007

 

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